Ad agosto 2023 i tassi sui mutui si sono attestati in media al 4,29%, in aumento dello 0,1% rispetto a luglio. A segnalarlo è la sintesi del Rapporto mensile dell’Abi (Associazione bancaria italiana), che sintetizza l’andamento dei tassi fissi e variabili ed è influenzato anche dalla variazione della composizione fra le erogazioni in base alla tipologia di mutuo. Nell’analisi, diffusa oggi, si legge che il tasso medio era pari a 1,45% ad agosto 2022 e a 1,07% ad agosto 2021.
Il tasso medio è cresciuto dello 0,7% tra gennaio e agosto, passando dal 3,59% di gennaio al 3,76% a febbraio, per portarsi al 4% a marzo, al 4,17% ad aprile, 4,22% a maggio e 4,27% a giugno. Era sceso poi a 4,19% a luglio ed è risalito a 4,29% ad agosto.
Tassi di interesse bancari nel 2023 (medie mensili – valori %)
Mese di riferimento | Tassi sui mutui (nuove operazioni) | Tasso di riferimento Bce | Euribor a 3 mesi (Area euro) | Irs a 10 anni (Area euro) |
Gennaio | 3,59% | 2,50% | 2,35% | 2,81% |
Febbraio | 3,76% | 3,00% | 2,64% | 2,97% |
Marzo | 4,00% | 3,50% | 2,91% | 3,05% |
Aprile | 4,17% | 3,50% | 3,17% | 3,00% |
Maggio | 4,22% | 3,75% | 3,37% | 3,02% |
Giugno | 4,27% | 4,00% | 3,54% | 3,01% |
Luglio | 4,19% | 4,00% | 3,67% | 3,11% |
Agosto | 4,29% | 4,25% | 3,78% | 3,17% |
Fonte: Monthly outlook Abi.
Su SimplyBiz è disponibile anche l’andamento dei tassi nel 2022 e l’andamento dei tassi nel 2021.
Negli ultimi 4 mesi mutui a tasso fisso più convenienti dei variabili
Il tasso Euribor a 3 mesi nella media del mese di agosto 2023 si è attestato a 3,78%, in crescita rispetto al 3,67% di luglio. Era pari a 0,40% un anno prima, ad agosto 2022. Nella media della prima settimana di settembre 2023 è salito a 3,80%.
Il tasso sui contratti di Interest rate swaps (Irs) a 10 anni ad agosto si è attestato a 3,17% (3,11% a luglio). Era pari a 1,96% ad agosto 2022. Nella media della prima settimana di luglio 2023 si è registrato un valore pari a 3,16%.
Ad agosto 2023, il differenziale tra l’Irs a 10 anni e l’Euribor a 3 mesi è risultato negativo e in media pari a -61 punti base (-57 p.b. a luglio; -53 a giugno; -35 a maggio; -17 p.b. ad aprile; 14 p.b. a marzo e 156 p.b. un anno prima).
Con riferimento ai tassi applicati sui mutui per acquisto abitazioni, l’Abi in un comunicato stampa successivo alla pubblicazione del bollettino mensile ha precisato che negli ultimi 4 mesi il tasso medio sui mutui a tasso fisso è risultato sempre più conveniente di quello dei mutui a tasso variabile. In particolare, “a luglio 2023 il tasso sui mutui a tasso fisso è stato il 4,04% rispetto al 4,59% di quelli a tasso variabile; a giugno 2023 4,13% rispetto a 4,47%; a maggio 2023 4,15% rispetto 4,40%; ad aprile 4,06% rispetto 4,33%”.
“I mutui a tasso fisso, in una fase di rialzo dei tassi di interesse, mantengono la rata di rimborso costante e quindi permettono di non subire gli effetti determinati da tali rialzi. Il mutuo è un prestito sottoscritto per un periodo molto lungo e quindi è necessario valutare le diverse offerte sul mercato per scegliere la tipologia più adatta alle proprie esigenze. In particolare, nella scelta del mutuo occorre valutare la propria capacità reddituale, attuale e prospettica, oltre a considerare l’evoluzione futura dei tassi di interesse”, conclude la nota stampa dell’Associazione bancaria.
Mutui a tasso fisso rappresentano il 74,6% del totale
Dalle segnalazioni del Si-Abi, si rileva che a giugno 2023 sul totale delle nuove erogazioni di mutui il 74,6% erano mutui a tasso fisso. I finanziamenti a tasso fisso rappresentavano il 47,4% del totale a gennaio, il 62,8% a febbraio, il 70,7% a marzo, il 73,4% ad aprile e il 74,4% a maggio. A giugno la quota sul totale era scesa al 63,7% per poi toccare il picco con il 77,1% a luglio. A fine 2022 il fisso era al 34,3% delle preferenze dei mutuatari.
Il Rapporto mensile dell’Abi riepiloga i dati del Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia di agosto 2023 della Banca d’Italia, in base al quale nel II trimestre del 2023 la quota di acquisti di abitazioni finanziati con mutuo ipotecario è rimasta stabile al 64,1%, proseguendo nel trend in corso nel 2022: era pari al 69,7% del I trimestre, al 67,5% nel II trimestre, al 68% nel III trimestre e al 65,3% nel IV trimestre 2022. Il rapporto fra l’entità del prestito e il valore dell’immobile (loan to value, ltv) è risultato sostanzialmente invariato e pari al 76,7% (76,6% nel trimestre precedente), proseguendo l’inversione di tendenza iniziata sul finire del 2022. Era infatti pari al 78,4% nel primo trimestre, 78,9% nel secondo trimestre, al 79% nel terzo ed era sceso al 77,3% nell’ultimo trimestre dello scorso anno.
I tassi degli altri prestiti
Secondo il bollettino mensile dell’Abi, ad agosto 2023:
- Il tasso medio ponderato sul totale dei prestiti a famiglie e società non finanziarie è risultato pari al 4,48% % (3,53% a inizio anno; 2,21% a giugno 2022; 6,16% a fine 2007).
- Il tasso medio sui nuovi prestiti in euro alle società non finanziarie è risultato pari a 5,03% (3,72% a inizio anno; 1,44% a giugno 2022; 5,48% a fine 2007).
Prestiti alle imprese, -4% a luglio
Prosegue il rallentamento dei prestiti a imprese e famiglie. A luglio 2023 il tasso di variazione dei prestiti alle imprese non finanziarie è risultato pari a -4%, in ulteriore contrazione dopo il -3,2% di giugno (-2,9% a maggio; -1,9% ad aprile e -1,1% a marzo; -5,9% a novembre 2013, il picco negativo). Il totale dei prestiti alle famiglie è sceso dello 0,3%. Si registra dunque il primo segno meno dopo il rallentamento (+0,2%) di giugno dallo 0,8% di maggio (+1,4% ad aprile; -1,5% a novembre 2013). La crescita era stata pari all’1,9% a marzo, all’1% a febbraio; all’1,3% a gennaio e al 2,1% a dicembre 2022.
La dinamica dei finanziamenti alle famiglie è risultata in calo rispetto al mese precedente per la componente dei prestiti per l’acquisto di abitazioni (+1% rispetto a +1,5%) e in aumento per il credito al consumo (+3,4% rispetto a +2,9% del mese precedente).
Tale evidenza emerge dalle stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia, relativi ai finanziamenti a imprese e famiglie (calcolati includendo i prestiti cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni).
L’analisi della distribuzione del credito bancario per branca di attività economica mette in luce come a luglio 2023 le attività manifatturiere, quella dell’estrazione di minerali ed i servizi rappresentino una quota del 58,3% sul totale (la quota delle sole attività manifatturiere è del 27,9%). I finanziamenti al commercio ed attività di alloggio e ristorazione incidono sul totale per circa il 22,6%, il comparto delle costruzioni l’8,9% mentre quello dell’agricoltura il 5,6%. Le attività residuali rappresentano circa il 4,6%.
Criteri offerta nel secondo trimestre 2023
Secondo quanto emerge dall’ultima indagine trimestrale sul credito bancario (Bank Lending Survey – luglio 2023), “nel secondo trimestre del 2023 i criteri di offerta sui prestiti alle imprese hanno registrato un nuovo irrigidimento, ma di entità inferiore rispetto a quelli segnalati nei tre trimestri precedenti. L’ulteriore stretta ha continuato a riflettere una maggiore percezione del rischio e una minore tolleranza verso di esso. È proseguito, seppur attenuandosi lievemente, l’inasprimento dei termini e delle condizioni generali applicati ai finanziamenti, mentre si è interrotto l’ampliamento dei margini sui prestiti più rischiosi. Dopo il progressivo irrigidimento registrato dal secondo trimestre dello scorso anno, i criteri di offerta sui prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono rimasti invariati; gli intermediari continuano tuttavia a segnalare una riduzione della loro tolleranza al rischio. I termini e le condizioni generali sono rimasti stabili dopo una prolungata fase di inasprimento riflettendo anche la riduzione dei margini sulla media dei prestiti e su quelli più rischiosi. La domanda di prestiti da parte delle imprese ha mostrato una nuova marcata riduzione riflettendo sia l’aumento del livello generale dei tassi di interesse sia il calo degli investimenti fissi. La contrazione della domanda ha riguardato imprese di diverse dimensioni, nonché prestiti a breve e a lungo termine. È diminuita anche la domanda di credito da parte delle famiglie per l’acquisto di abitazioni e per finalità di consumo. In entrambi i casi, il più elevato livello dei tassi di interesse e il peggioramento della fiducia continuano a esercitare un contributo negativo”.
Sofferenze nette pari a 16,5 mld a luglio
Le sofferenze al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse, a luglio 2023 si sono attestate a 16,5 miliardi di euro, in aumento di circa 2,2 miliardi rispetto a dicembre 2022, in calo dello 0,4% rispetto al mese precedente e superiori di circa 0,6 miliardi (pari a 3,6%) rispetto ad un anno prima.
“La riduzione è stata di 72,4 miliardi (pari a -81,5%) rispetto al livello massimo delle sofferenze nette raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi). Il rapporto sofferenze nette/impieghi totali si è attestato allo 0,97% (era 0,90% a luglio 2022, 1,03% a luglio 2021 e 4,89% a dicembre 2015)”, conclude il report dell’Abi.
Aggiornato martedì 19/9/2023