A marzo 2022 i tassi sui mutui si sono attestati in media a 1,60%, in aumento rispetto all’49% di febbraio e all’1,45% di gennaio. È quanto emerge dal Rapporto mensile dell’Abi (Associazione bancaria italiana), che sintetizza l’andamento dei tassi fissi e variabili ed è influenzato anche dalla variazione della composizione fra le erogazioni in base alla tipologia di mutuo. Il tasso medio calcolato dall’associazione bancaria era pari a 1,37% a marzo 2021 ma si mantiene comunque su lavori più bassi rispetto ai livelli di fine 2007 (5,72%).
Tassi di interesse bancari nel 2022 (medie mensili – valori %)
Mese di riferimento | Tassi sui mutui (nuove operazioni) | Tasso di riferimento Bce | Euribor a 3 mesi (Area euro) | Irs a 10 anni (Area euro) |
Gennaio 2022 | 1,45% | 0,00% | -0,56% | 0,38% |
Febbraio 2022 | 1,49% | 0,00% | -0,53% | 0,76% |
Marzo 2022 | 1,60% | 0,00% | -0,50% | 0,99% |
Fonte: Monthly outlook Abi
L’andamento dei tassi sui mutui nel 2021
All’inizio del 2021 il tasso dell’Abi era pari a 1,27%. È poi passato a 1,29% a febbraio, a 1,37% a marzo, 1,38% ad aprile, 1,40% a maggio e 1,42% a giugno. Ha poi avuto un andamento altalenante, facendo registrare l’1,40% a luglio, l’1,46% ad agosto, l’1,39% a settembre e l’1,43% a ottobre. Era all’1,44% a novembre.
Tassi di interesse bancari nel 2021 (medie mensili – valori %)
Mese di riferimento | Tassi sui mutui (nuove operazioni) | Tasso di riferimento Bce | Euribor a 3 mesi (Area euro) | Irs a 10 anni (Area euro) |
Gennaio 2021 | 1,27% | 0,00% | -0,55% | 0,22% |
Febbraio 2021 | 1,29% | 0,00% | -0,54% | 0,06% |
Marzo 2021 | 1,37% | 0,00% | -0,54% | 0,02% |
Aprile 2021 | 1,38% | 0,00% | -0,54% | 0,07% |
Maggio 2021 | 1,40% | 0,00% | -0,54% | 0,14% |
Giugno 2021 | 1,42% | 0,00% | -0,54% | 0,10% |
Luglio 2021 | 1,40% | 0,00% | -0,55% | 0,00% |
Agosto 2021 | 1,46% | 0,00% | -0,55% | -0,09% |
Settembre 2021 | 1,39% | 0,00% | -0,55% | 0,06% |
Ottobre 2021 | 1,43% | 0,00% | -0,55% | 0,23% |
Novembre 2021 | 1,44% | 0,00% | -0,57% | 0,18% |
Dicembre 2021 | 1,40% | 0,00% | -0,58% | 0,17% |
Fonte: Monthly outlook Abi
Erogazioni a tasso fisso in calo rispetto a febbraio (87,6% del totale)
A marzo sul totale delle nuove erogazioni di mutui l’87,6% erano mutui a tasso fisso. Pur avendo registrato un calo di un punto percentuale rispetto all’88,6% del mese precedente, la componente di mutui a tasso fisso si mantiene comunque su livelli più elevati rispetto all’86,4% di gennaio e all’83,8% di dicembre 2021.
Il Rapporto mensile dell’Abi riepiloga nuovamente i dati del Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia di marzo 2022 della Banca d’Italia, secondo i quali nel quarto trimestre del 2021 la quota di acquisti di abitazioni finanziati con mutuo ipotecario è salita al 73% dal 71,3% del periodo precedente, avvicinandosi ai valori dell’estate del 2019. E il rapporto fra l’entità del prestito e il valore dell’immobile (loan to value, ltv) è rimasto pressoché stabile rispetto al trimestre precedente e si è attestato al 78%.
I tassi degli altri prestiti
Secondo il bollettino mensile dell’Abi, a marzo 2022 “il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 2,14% (stesso valore nel mese precedente e 6,18% prima della crisi, a fine 2007). Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è l’1,19% (1,09% il mese precedente; 5,48% a fine 2007”.
Dinamica dei prestiti bancari
A marzo 2022, i prestiti a imprese e famiglie sono aumentati del 2,6% rispetto allo stesso mese del 2021. “Tale evidenza emerge dalle stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia, relativi ai finanziamenti a imprese e famiglie (calcolati includendo i prestiti cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni) – precisa il report dell’Associazione bancaria -. A febbraio 2022, per i prestiti alle imprese si registra un aumento dell’1,2% su base annua. L’aumento è del 3,8% per i prestiti alle famiglie”.
Il Rapporto mensile dell’Abi riepiloga nuovamente i dati ufficiali della Banca d’Italia, secondo i quali a febbraio 2022 la dinamica dei prestiti alle imprese non finanziarie è risultata pari a +1,2% (+0,9% nel mese precedente, -5,9% a novembre 2013, il picco negativo). Il totale dei prestiti alle famiglie è cresciuto del +3,8% (+3,7% nel mese precedente; -1,5% a novembre 2013). La dinamica dei finanziamenti alle famiglie è risultata in aumento rispetto al mese precedente sia per la componente dei mutui per l’acquisto di abitazioni (+5,1% rispetto a 4,9% del mese precedente), che per quella del credito al consumo (+1,5% rispetto a +1,4% nel mese precedente).
Secondo quanto emerge dall’ultima indagine trimestrale sul credito bancario (Bank Lending Survey – febbraio 2022) di Bankitalia, “nel quarto trimestre del 2021 i criteri di offerta sui prestiti alle imprese hanno mostrato un lieve allentamento, riconducibile a una minore percezione del rischio. Anche i criteri di offerta applicati ai finanziamenti alle famiglie – per l’acquisto di abitazioni e per il credito al consumo – sono divenuti più distesi. I termini e le condizioni sui prestiti approvati sono stati invece lievemente irrigiditi in tutti i segmenti, in particolare tramite un aumento dei margini per i finanziamenti più rischiosi. Nel trimestre in corso i criteri sui prestiti alle imprese e alle famiglie rimarrebbero invariati. La domanda di prestiti bancari da parte delle imprese e delle famiglie è aumentata, riflettendo principalmente la maggiore necessità di scorte e capitale circolante, il miglioramento della fiducia dei consumatori, i cambiamenti del regime tributario nel mercato degli immobili e l’incremento della spesa per beni di consumo durevoli. Nel trimestre in corso l’espansione della domanda da parte delle imprese si interromperebbe mentre proseguirebbe quella delle famiglie”.
Pari a 18,1 miliardi le sofferenze nette a febbraio 2022
Le sofferenze, al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse, a febbraio 2022 erano pari a 18,1 miliardi di euro, inferiori rispetto ai 20,1 miliardi di febbraio 2021 (-2,0 miliardi pari a -9,9%) e ai 26,4 miliardi di febbraio 2020 (-8,3 miliardi pari a -31,4%). “La riduzione è stata di 70,7 miliardi (pari a -79,6%) rispetto al livello massimo delle sofferenze nette raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi). Il rapporto sofferenze nette/impieghi totali si è attestato all’1,04% (era 1,16% a febbraio 2021, 1,55% a febbraio 2020 e 4,89% a dicembre 2015)”, conclude l’analisi.