Abi: mutui, tassi scesi dello 0,1% a marzo 2024. Prestiti a famiglie e imprese -2,6%

Abi, Rapporto mensileProsegue la discesa dei tassi di interesse iniziata a fine 2023. A marzo 2024 i tassi di interesse sui mutui si sono attestati a 3,79%, in diminuzione rispetto al 3,89% di febbraio. Lo segnala il Rapporto mensile di aprile dell’Abi (Associazione bancaria italiana), che sintetizza l’andamento dei tassi fissi e variabili ed è influenzato anche dalla variazione della composizione fra le erogazioni in base alla tipologia di mutuo.

Secondo i dati pubblicati nel bollettino, il valore era pari al 4% a marzo 2023 e a 1,66% a marzo 2022.

Tassi di interesse bancari nel 2024 (medie mensili – valori %)

Mese di riferimento

Tassi sui mutui (nuove operazioni)

Tasso di riferimento Bce

Euribor a 3 mesi (Area euro)

Irs a 10 anni (Area euro)

Gennaio

3,98%

4,50%

3,93%

2,63%

Febbraio

3,89%

4,50%

3,92%

2,73%

Marzo

3,79%

4,50%

3,89%

2,68%

Fonte: Monthly outlook Abi.

Su SimplyBiz è disponibile anche l’andamento dei tassi nel 2023.

Euribor stabile, Irs a 2,68% a marzo 2024

Il tasso Euribor a 3 mesi nella media del mese di marzo 2024 si è attestato a 3,89%, in lieve flessione dal 3,92% di febbraio e 3,93% di gennaio. Era pari al 3,94% a dicembre 2023. Per un confronto con gli anni precedenti: era a 2,91% a marzo 2023 e a -0,5% a marzo 2022. Nei primi dieci giorni di aprile 2024 si è attestato a 3,89%.

Il tasso sui contratti di Interest rate swaps (Irs) a 10 anni a gennaio 2024 è risultato pari a 2,68%. Nei primi due mesi dell’anno si è attestato a 2,63% a gennaio e a 2,73%, a febbraio. Era pari a 2,58% a dicembre 2023. Per un confronto con gli anni precedenti: era a 3,05% a marzo 2023 e a 0,99% a marzo 2022. Nei primi dieci giorni di aprile 2024 si è registrato un valore pari a 2,66%.

Mutui a tasso fisso saliti all’85,6% del totale

Dalle segnalazioni del Si-Abi, si rileva che a marzo 2024 sul totale delle nuove erogazioni di mutui l’85,6% erano a tasso fisso. I mutui a tasso fisso erano l’82,5% a febbraio e il 77% a gennaio.

Il Rapporto mensile dell’Abi riepiloga i dati del Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia di marzo 2024 della Banca d’Italia, in base al quale nel IV trimestre del 2023 la quota di acquisti di abitazioni finanziati con mutuo ipotecario è scesa dal 63,4% al 56,9%. Era pari al 64,1% nel primo e nel secondo trimestre e al 63,4% nel terzo. E aveva registrato progressive contrazioni nel 2022: passando dal 69,7% del I trimestre al 67,5% nel II trimestre, al 68% nel III trimestre e al 65,3% nel IV trimestre 2022.

Il rapporto fra l’entità del prestito e il valore dell’immobile (loan to value) è salito al 77,6% nel IV trimestre del 2023. Era pari al 76,6% nel I trimestre, al 76,7% nel secondo e al 77,3% nel terzo.

I tassi degli altri prestiti 

Secondo la sintesi del bollettino mensile dell’Abi, a marzo 2024:

  • Il tasso medio sul totale dei prestiti a famiglie e società non finanziarie, quindi sottoscritti negli anni, è risultato pari a 4,79% (4,78% a gennaio; 4,80% a febbraio);
  • il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è stato pari a 5,26%  (5,48% a gennaio; 5,34% a febbraio).

Prestiti a famiglie e imprese diminuiti del 2,6% a marzo

Il calo dei volumi di credito è coerente con il rallentamento della crescita economica che contribuisce a deprimere la domanda di prestiti”, scrive l’Abi.  A marzo 2024, i prestiti a imprese e famiglie sono scesi del 2,6% rispetto a un anno prima, mentre a febbraio 2024 avevano registrato un calo del 2,5%, quando i prestiti alle imprese erano diminuiti del 3,8% e quelli alle famiglie dell’1,3%.

Sulla base di prime stime del Si-Abi, il totale prestiti a residenti in Italia (settore privato più Amministrazioni pubbliche al netto dei pronti contro termine con controparti centrali) a marzo 2024 si è collocato a 1.651,6 miliardi di euro, con una variazione annua pari a -3,1% (-3,0% nel mese precedente). I prestiti a residenti in Italia al settore privato sono risultati, nello stesso mese, pari a 1.414 miliardi di euro in calo del 2,7% rispetto ad un anno prima. I prestiti a famiglie e società non finanziarie sono pari a 1.281 miliardi di euro con una variazione annua pari a -2,6% (-2,5% nel mese precedente), calcolata includendo i prestiti non rilevati nei bilanci bancari in quanto cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni (ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni).

Secondo i dati ufficiali di Banca d’Italia, a febbraio 2024 il tasso di variazione dei prestiti alle imprese non finanziarie è risultato pari a -3,8% (-3,9% a gennaio). Il totale dei prestiti alle famiglie è sceso dell’1,3% (come nel mese precedente). La dinamica dei finanziamenti alle famiglie è risultata stabile rispetto al mese precedente per la componente dei prestiti per l’acquisto di abitazioni (-0,1% come nel mese precedente) e in lieve aumento per il credito al consumo (+3,7% rispetto a +3,6% del mese precedente).

L’analisi della distribuzione del credito bancario per branca di attività economica, effettuata dalla Banca d’Italia, mette in luce come a febbraio 2024 le attività manifatturiere, quella dell’estrazione di minerali ed i servizi rappresentino una quota del 58,8% sul totale (la quota delle sole attività manifatturiere è del 27,5%). I finanziamenti al commercio ed attività di alloggio e ristorazione incidono sul totale per circa il 22,3%, il comparto delle costruzioni l’8,7% mentre quello dell’agricoltura il 5,7%. Le attività residuali rappresentano circa il 4,6%.

Criteri offerta nel I trimestre 2024

Secondo quanto emerge dall’ultima indagine trimestrale sul credito bancario (Bank Lending Survey – aprile 2024), “nel primo trimestre del 2024 i criteri di offerta sui prestiti alle imprese sono rimasti stabili. I termini e le condizioni generali su tali finanziamenti sono stati lievemente irrigiditi, principalmente attraverso un aumento dei tassi di interesse praticati sui prestiti; i margini sono stati ampliati sui finanziamenti concessi alla clientela percepita come più rischiosa. I criteri di offerta sui prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono rimasti invariati: il leggero aumento nella percezione del rischio è stato compensato dalla maggior pressione concorrenziale da altre banche. Quest’ultimo fattore ha contribuito a rendere più favorevoli i termini e le condizioni. Le politiche di offerta relative al credito al consumo sono state nel complesso irrigidite. Per il trimestre in corso gli intermediari si attendono un lieve allentamento dei criteri di offerta sui prestiti alle società non finanziarie, mentre quelli alle famiglie rimarrebbero invariati. È proseguito il calo della domanda di credito da parte delle imprese, in atto da cinque trimestri consecutivi, che continua a riflettere il maggior ricorso all’autofinanziamento, il minore fabbisogno per la spesa in investimenti fissi e l’elevato livello dei tassi di interesse. La richiesta di finanziamenti da parte delle famiglie per l’acquisto di abitazioni si è ridotta in misura marcata, mentre è cresciuta quella per finalità di consumo. Nel trimestre in corso la domanda di prestiti delle imprese e delle famiglie per finalità di consumo resterebbe invariata, mentre aumenterebbe lievemente quella per l’acquisto di abitazioni. Le condizioni di accesso delle banche al finanziamento sono migliorate con riferimento principalmente ai titoli di debito e, in misura inferiore, ai depositi a lungo termine. Nel trimestre in corso gli intermediari si attendono un ulteriore miglioramento”.

Pari a 17,4 miliardi le sofferenze nette a febbraio 2024

Le sofferenze al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse, a febbraio 2024 si sono attestate a 17,4 miliardi di euro (17,5 miliardi a gennaio 2024; 16,7 miliardi a dicembre 2023, 17,7 miliardi a novembre e 17,5 miliardi a ottobre).

Se confrontato con il livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto nel novembre 2015 (88,8 miliardi), il calo è di 71,5 miliardi. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è all’1,03% a febbraio 2024 (1,04% a gennaio 2024; 4,89% a novembre 2015”, conclude l’Abi.

Articolo aggiornato il 24/04/2024