A ottobre 2023 i tassi sui mutui si sono attestati in media al 4,37%, in aumento rispetto al 4,21% di settembre. Ma all’inizio di novembre si è assistito a una lieve flessione degli indici di riferimento: Euribor ed Eurirs. A segnalarlo è il Rapporto mensile dell’Abi (Associazione bancaria italiana), che sintetizza l’andamento dei tassi fissi e variabili ed è influenzato anche dalla variazione della composizione fra le erogazioni in base alla tipologia di mutuo. Nell’analisi si legge che il tasso medio era pari a 2,75% a ottobre 2022 e a 1,43% a ottobre 2021.
All’inizio dell’anno il tasso medio si attestava a 3,59%. È poi salito a 3,76% a febbraio, per portarsi al 4% a marzo, al 4,17% ad aprile, 4,22% a maggio e 4,27% a giugno. Era sceso poi a 4,19% a luglio ed è risalito a 4,29% ad agosto, per poi riscendere al 4,21% a settembre. A ottobre si è attestato a 4,37%, il valore più alto dell’anno.
Tassi di interesse bancari nel 2023 (medie mensili – valori %)
Mese di riferimento | Tassi sui mutui (nuove operazioni) | Tasso di riferimento Bce | Euribor a 3 mesi (Area euro) | Irs a 10 anni (Area euro) |
Gennaio | 3,59% | 2,50% | 2,35% | 2,81% |
Febbraio | 3,76% | 3,00% | 2,64% | 2,97% |
Marzo | 4,00% | 3,50% | 2,91% | 3,05% |
Aprile | 4,17% | 3,50% | 3,17% | 3,00% |
Maggio | 4,22% | 3,75% | 3,37% | 3,02% |
Giugno | 4,27% | 4,00% | 3,54% | 3,01% |
Luglio | 4,19% | 4,00% | 3,67% | 3,11% |
Agosto | 4,29% | 4,25% | 3,78% | 3,17% |
Settembre | 4,21% | 4,50% | 3,88% | 3,24% |
Ottobre | 4,37% | 4,50% | 3,97% | 3,41% |
Fonte: Monthly outlook Abi.
Su SimplyBiz è disponibile anche l’andamento dei tassi nel 2022 e l’andamento dei tassi nel 2021.
Indici di riferimento in lieve flessione a inizio novembre
Il tasso Euribor a 3 mesi nella media del mese di ottobre 2023 si è attestato a 3,97%, in crescita rispetto al 3,88% di settembre e al 3,78% di agosto. Era pari a 1,43% un anno prima, a ottobre 2022. Nella media della prima settimana di novembre 2023 è stato pari a 3,96%.
Il tasso sui contratti di Interest rate swaps (Irs) a 10 anni a ottobre si è attestato a 3,41% in crescita rispetto al 3,24% di settembre e al 3,17% di agosto. Era pari a 3,13% a ottobre 2022. Nella media della prima settimana di novembre 2023 si è registrato un valore in discesa e pari a 3,20%.
A ottobre il differenziale tra l’Irs a 10 anni e l’Euribor a 3 mesi è risultato negativo e in media pari a -56 punti base (-64 pb a settembre; -61 pb ad agosto; -57 p.b. a luglio; -53 a giugno; -35 a maggio; -17 p.b. ad aprile; 14 p.b. a marzo e 171 p.b. un anno prima).
Scende al 72,6% la quota di mutui a tasso fisso
Dalle segnalazioni del Si-Abi, si rileva che a ottobre 2023 sul totale delle nuove erogazioni di mutui il 72,6% erano mutui a tasso fisso, in discesa rispetto all’82,7% di settembre. I finanziamenti a tasso fisso rappresentavano il 47,4% del totale a gennaio, il 62,8% a febbraio, il 70,7% a marzo, il 73,4% ad aprile e il 74,4% a maggio. Si è assistito poi a un’altalena: 63,7% a giugno; 77,1% a luglio; 74,6% ad agosto e 82,7% a settembre. A fine 2022 il fisso era al 34,3% delle preferenze dei mutuatari.
Il Rapporto mensile dell’Abi riepiloga i dati del Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia di agosto 2023 della Banca d’Italia, in base al quale nel II trimestre del 2023 la quota di acquisti di abitazioni finanziati con mutuo ipotecario è rimasta stabile al 64,1%, proseguendo nel trend in corso nel 2022: era pari al 69,7% del I trimestre, al 67,5% nel II trimestre, al 68% nel III trimestre e al 65,3% nel IV trimestre 2022. Il rapporto fra l’entità del prestito e il valore dell’immobile (loan to value, ltv) è risultato sostanzialmente invariato e pari al 76,7% (76,6% nel trimestre precedente), proseguendo l’inversione di tendenza iniziata sul finire del 2022. Era infatti pari al 78,4% nel primo trimestre, 78,9% nel secondo trimestre, al 79% nel terzo ed era sceso al 77,3% nell’ultimo trimestre dello scorso anno.
I tassi degli altri prestiti
Secondo il bollettino mensile dell’Abi, a ottobre 2023:
- Il tasso medio ponderato sul totale dei prestiti a famiglie e società non finanziarie è risultato pari al 4,70% (era pari al 4,55% a settembre, al 4,48% ad agosto; 3,53% a inizio anno; 2,21% a giugno 2022; 6,16% a fine 2007).
- Il tasso medio sui nuovi prestiti in euro alle società non finanziarie è risultato pari a 5,45% (5,35% a settembre; 5,03% ad agosto; 3,72% a inizio anno; 1,44% a giugno 2022; 5,48% a fine 2007).
Erogazioni alle imprese: -6,7% a settembre, record negativo dal novembre 2013
Prosegue il rallentamento dei prestiti a imprese e famiglie. A settembre 2023 il tasso di variazione dei prestiti alle imprese non finanziarie ha superato per la seconda volta il picco negativo di novembre 2013 (-5,9%) e si è attestato a -6,7%, dopo il -6% di agosto. La flessione era stata pari a 1,1% a marzo; 1,9% ad aprile; 2,9% a maggio; 3,2% a giugno; 4% a luglio; 6% ad agosto. Il totale dei prestiti alle famiglie è sceso dello 0,9% (-0,6% ad agosto e -0,3% a luglio). La dinamica dei finanziamenti alle famiglie è risultata in rallentamento rispetto al mese precedente per la componente dei prestiti per l’acquisto di abitazioni (+0,5%, rispetto a +0,8% di agosto e +1% di luglio) e in lieve aumento per il credito al consumo (+3,6% rispetto a +3,5% del mese precedente). Tale evidenza emerge dalle stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia, relativi ai finanziamenti a imprese e famiglie (calcolati includendo i prestiti cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni).
L’analisi della distribuzione del credito bancario per branca di attività economica mette in luce come a settembre 2023 le attività manifatturiere, quella dell’estrazione di minerali ed i servizi rappresentino una quota del 58,3% sul totale (la quota delle sole attività manifatturiere è del 27,5%). I finanziamenti al commercio ed attività di alloggio e ristorazione incidono sul totale per circa il 22,4%, il comparto delle costruzioni il 9,0% mentre quello dell’agricoltura il 5,7%. Le attività residuali rappresentano circa il 4,6%.
Criteri offerta nel III trimestre 2023
Secondo quanto emerge dall’ultima indagine trimestrale sul credito bancario (Bank Lending Survey – ottobre 2023), “nel terzo trimestre del 2023 i criteri di offerta sui prestiti alle imprese hanno registrato un ulteriore irrigidimento, ancora guidato dalla minore tolleranza e maggiore percezione del rischio. Questi fattori hanno contribuito anche all’inasprimento dei termini e delle condizioni generali su tali finanziamenti che è stato in parte attenuato dalla riduzione dei margini applicati dalle banche, in particolare sui prestiti meno rischiosi, come conseguenza di una crescente pressione concorrenziale. I criteri di offerta sui prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono rimasti invariati, mentre quelli per il credito al consumo sono stati inaspriti. I termini e le condizioni sono stati irrigiditi su entrambe le categorie di finanziamenti nonostante la maggior pressione concorrenziale. Per il trimestre in corso gli intermediari si attendono che i criteri di offerta sui prestiti alle società non finanziarie rimangano stabili, mentre quelli sui finanziamenti alle famiglie verrebbero inaspriti. La domanda di credito da parte delle imprese è nuovamente diminuita riflettendo in particolare l’aumento del livello dei tassi di interesse, il calo del fabbisogno per la spesa in investimenti fissi e il maggior ricorso all’autofinanziamento. La richiesta di finanziamenti da parte delle famiglie si è ridotta sia per l’acquisto di abitazioni sia per la finalità di consumo; in entrambi i casi, il più elevato livello dei tassi di interesse e il peggioramento della fiducia ha continuato a esercitare un contributo negativo. Nel trimestre in corso la domanda di prestiti da parte di imprese e famiglie diminuirebbe ulteriormente”.
Sofferenze nette pari a 17,9 mld a settembre2023
Le sofferenze al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse, a settembre 2023 si sono attestate a 17,8 miliardi di euro (17,9 miliardi nel mese precedente), superiori di circa 1,6 miliardi (pari a 9,8%) rispetto ad un anno prima.
“La riduzione è stata di 71,1 miliardi (pari a -80%) rispetto al livello massimo delle sofferenze nette raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi). Il rapporto sofferenze nette/impieghi totali si è attestato all’1,05% (era 0,91% a settembre 2022, 0,89% a settembre 2021 e 4,89% a dicembre 2015)”, conclude il report dell’Abi.