“Un aggravio del tutto ingiustificato – ha sottolineato Buzzetti – se si pensa che l’edilizia sopporta già un carico contributivo (Inps e Inail) superiore agli altri comparti industriali di circa il 10%”.
Inoltre, per quanto riguarda la riforma dell’articolo 18 “appaiono del tutto inalterate le norme sui licenziamenti, mentre per tutte le imprese – comprese quelle edili in cui l’attività lavorativa spesso non è continua, condizionata com’è dalla durata della commessa – viene introdotto il contributo di licenziamento con un rilevante aggravio di costi: ogni interruzione di rapporto avrà un costo che oscilla dai 500 agli oltre 1500 euro a lavoratore. Le disposizioni riguardanti il miglioramento della flessibilità in entrata e in uscita comportano dunque oneri aggiuntivi contrari agli effetti di crescita che la riforma si prefigge. Solo per i contratti a tempo determinato il costo complessivo aumenterà di oltre 400 euro annui mediamente per ciascun lavoratore. Un ulteriore mannaia, per un settore già in ginocchio e in attesa da tempo di politiche di rilancio che deve essere immediatamente modificata”.