“Negli ultimi giorni, più che mai, si è registrata, in svariati Comuni situati su tutto il territorio nazionale, un’impressionante affluenza di cittadini alle porte del primo ‘banco dei pegni’ più vicino. Tanto, a testimonianza della critica situazione economica in cui versa un numero sempre crescente di famiglie che, in questo ultimo frangente, accusa enormemente i colpi dell’emergenza coronavirus e necessita di immediata liquidità per far fronte ai bisogni essenziali”. Lo scrive l’Antico, Associazione nazionale tutela il comparto oro, in una nota.
“L’attività dei ‘banco pegni’ – prosegue la nota – a differenza dell’attività di compro oro, considerata dal governo un’attività non essenziale, non ha subito alcuna limitazione operativa alla pari delle attività finanziarie, bancarie e assicurative; questo, ha spinto l’Antico a richiedere urgentemente al governo, al Ministero dello Sviluppo Economico e al Ministero dell’Economia e delle Finanze, la riapertura delle attività di compro oro che, in questo particolare momento, risulterebbe vitale per i cittadini”.
“Abbiamo appreso da fatti di cronaca e da notizie di dominio pubblico che molti cittadini stanno impegnando i propri gioielli di famiglia ricorrendo al banco dei pegni – ha dichiarato Nunzio Ragno, presidente dell’Antico -. Il ricorso al credito su pegno è inevitabile, in un contesto di crisi economica e soprattutto a fronte della prorogata chiusura delle attività di compro oro che, da sempre, hanno rivendicato un ruolo di tutela di una funzione sociale, mettendo in condizione le persone meno abbienti di monetizzare l’equivalente valore monetario posseduto in oggetti preziosi usati. Il tutto nell’immediatezza e senza ombra di dubbio in maniera più proficua rispetto alle operazioni di pegno”.
L’operazione di credito su pegno, infatti, rispetto alla cessione di oggetti preziosi usati presso un operatore compro oro autorizzato, non rappresenta uno strumento di finanziamento vantaggioso ed efficace per chi si trova in condizioni disagio economico. Il successivo smobilizzo degli oggetti, infatti, è vincolato al pagamento di tassi di interesse prestabiliti che graverebbero ulteriormente sulla precaria situazione economica dei medesimi cittadini.
“La riapertura delle attività di compro, come più volte evidenziato al Primo Ministro e ai Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Economia e delle Finanze, risulta più che mai necessaria se si pensa alla reale possibilità che i soggetti ricadenti nello stato di bisogno si possano rivolgere alla criminalità organizzata attraverso il ricorso a modalità illegali come ad esempio l’usura o le estorsioni, ecc.. Tra l’altro, occorre considerare l’aspetto legato alla sicurezza e alla bassa rischiosità di contagio del virus, che caratterizza i locali in cui si esercita l’attività di compro oro – ha aggiunto Ragno -. Per tali ultime ragioni l’esercizio della compravendita di oggetti preziosi usati rappresenta un’attività svolta al netto di assembramenti, contatti diretti ed alta affluenza di persone, in quanto le operazioni di ritiro del metallo prezioso vengono effettuate in modo separato da cliente a cliente (con paratia fatta di vetro, o altro) rispettando così un congruo lasso di tempo distanziato tra una operazione e un’altra”.