”I giudizi formulati e le motivazioni riportate per i singoli istituti, piuttosto ricorrenti – ha dichiarato il segretario generale di Assopopolari Giuseppe De Lucia Lumeno – sono riconducibili all’attuale situazione del nostro Paese e alla maggiore onerosita’ della raccolta che, come indicato, deriva ovviamente da un contesto operativo difficile e complesso. Operando con questa ottica non si mette alcun freno alla speculazione finanziaria. Basti pensare a pochi mesi fa quando molte imprese italiane, bancarie ma non solo, erano state declassate in seguito al downgrade del debito sovrano. Ora sembra che venga seguito il percorso inverso, infatti, il rischio e’ quello di un ulteriore inasprimento sul giudizio del debito italiano, insieme a quello spagnolo, in vista anche della possibilità che la Grecia esca dall’euro. La prospettiva sara’ quella di ulteriori e ricorrenti ondate di declassamenti e speculazione, in particolare per le banche che hanno in portafoglio titoli di stato”.
Nonostante il contesto di scenario deteriorato i dati consolidati a fine 2011 del Credito Popolare, su cui si sono espressi positivamente i soci, nel corso della recente stagione Assembleare, mostrano in aggregato una raccolta in crescita del 4%, mentre, sul lato dei nuovi finanziamenti lo scorso anno ha fatto registrare un flusso pari ad oltre 52 miliardi di euro, di cui 40 destinati alle imprese di piccole e medie dimensioni e 12 alle famiglie sotto forma di mutui per l’acquisto di abitazioni, seppure con un PIL che cresceva dello 0,5%.
”Questa è la realtaàdei fatti – ha concluso De Lucia Lumeno – che ha visto aumentare negli ultimi tre anni i clienti di circa un milione. La nostra mission, consolidata in 150 anni di attività a favore dei territori e delle comunità, non sara’ certo messa in discussione da giudizi miopi e irresponsabili. A distanza di sei mesi l’iter della proposta di direttiva adottata nel novembre scorso dalla Commissione europea sulle società di rating, finalizzata a ridurre l’eccessiva dipendenza delle banche da esse, secondo quanto dichiarò il commissario europeo al Mercato interno Michel Barnier, non sembra aver avuto quell’accelerazione che la gravita’ della situazione richiedeva allora e richiede ancor di più oggi”.