Athora Italia – Nomisma: italiani e risparmio, i dati dell’osservatorio ‘Look to the future’

Athora, logoQuale significato danno gli italiani al risparmio? Come vedono la propria situazione economica e cosa si aspettano dal domani, chi o cosa guiderà le loro scelte future? E come ricreare la fiducia necessaria per sviluppare il mercato? Queste le domande a cui cerca di rispondere l’osservatorio Look to the future, presentato oggi da Athora Italia, compagnia assicurativa vita del gruppo Athora, in collaborazione con Nomisma.

I risultati

Secondo quanto emerge dal report, gli italiani sembrano aver ben compreso che la situazione è complicata quando pensano al futuro. Per il 66% prevale un senso di incertezza e per il 52% di preoccupazione e paura, mentre la speranza e la fiducia animano rispettivamente il 55% e il 29% degli italiani.

Chiamati ad esprimere un confronto con la generazione precedente, gli intervistati manifestano la convinzione che risparmiare sia importante tanto quanto lo era per i propri genitori (48%), ma oggi risparmiare è percepito come decisamente più difficile (40%) e con risultati molto meno soddisfacenti di una volta (41%).

Focus sulla capacità di risparmio

Qual è oggi la capacità di risparmio degli italiani? A fronte di un 27% che giudica buona o addirittura eccellente la propria situazione economica familiare e un ulteriore 54% che la valuta almeno sufficiente, il 60% dichiara di arrivare a fine mese con almeno qualche difficoltà. Una complessità nella gestione dell’economia familiare che deriva in parte da una redditualità limitata e in parte dalla difficoltà, anche psicologica, di pianificare in maniera razionale e lungimirante.

I comportamenti dei risparmiatori sono del tutto cambiati. Oggi si ha difficoltà a decidere perché si è schiacciati dall’incertezza, non perché si è inconsapevoli o spensierati. Bisogna riconfigurare i linguaggi e costruire ponti per uscire da immobilismo e disattivazione – afferma Sergio Sorgi sociologo e fondatore di Progetica -. Dietro l’aumento dei prezzi, l’arretramento dei sistemi pensionistici, la possibilità di scivolare verso la vulnerabilità economica si trova una preoccupazione personale, sentita e quasi intima, che prevale sulle considerazioni di ordine generale. Le cose non andranno bene nella percezione, ma la tendenza è quella di adattarsi più che ad attivarsi per modificare in meglio le prospettive future: il 47% degli italiani dichiara che sta cambiando o cambierà il proprio stile di vita, il 58% non sottoscriverà una polizza integrativa e il 71% non pensa ancora di fare investimenti per contare su rendite future”.

Le attenzioni verso i temi generali sono passate in secondo piano, rispetto a quelle per sé stessi. “C’è una forte attenzione per il proprio microcontesto individuale, che deve cavarsela e salvarsi data la scarsa capacità di supporto dei sistemi pubblici e la poca fiducia nelle strategie alternative. Per questo, gli intermediari assicurativi devono abbinare ad una rigorosa identificazione di bisogni e desideri tramite consulenza una nuova capacità di relazione. Serve, però, una relazione empatica, e non giudicante”, prosegue Sorgi.

Dilaga la sfiducia verso istituzioni, banche e assicurazioni

Un dato inequivocabile riguarda la perdita di fiducia degli italiani, che nutrono nessuna o poca fiducia verso le pensioni (82%), il sistema sanitario nazionale (76%), ma anche verso banche e assicurazioni (59%).

Secondo Sorgi, “la sfiducia dilagante spegne la luce su ogni rapporto professionale e va mitigata ricostruendo reti di fiducia autentiche e professionali. La sfiducia è il servizio “zero”, senza il quale non si attivano relazioni e mancano ponti di consapevolezza verso un corretto utilizzo del rischio e dei mercati. La fiducia, però, va meritata. Per questo, è necessario che ogni istituzione conosca i propri punti forti e punti deboli, li valorizzi e li comunichi adeguatamente. Senza fiducia non c’è sviluppo sociale e di mercato”.

Dove va a finire il risparmio degli italiani

Secondo l’osservatorio Look to the future, targato Athora Italia e Nomisma, il 64% degli intervistati dichiara di aver accumulato risparmi sul conto corrente nell’ultimo anno e il 36% di aver aperto a soluzioni di risparmio diverse, investimento o protezione del capitale.

Per soluzioni e consigli di investimento il 57% si fida del consulente bancario, il 26% preferisce il promotore finanziario, il 12% l’agente assicurativo. Non manca chi consulta il web e i blog specializzati (19%) e addirittura il 16% ammette di scegliere come investire in autonomia.

Gli operatori, nelle fasi di incertezza, sono chiamati a dare supporti decisionali più che risposte – aggiunge Sorgi -. La parola magica è capacitazione, aiutare i clienti ad essere consapevoli delle scelte che fanno e dell’esito di ogni decisione o indecisione. Ci vuole, per questo, un’educazione finanziaria personale, più che nozionistica, un accompagnamento che non può essere fornito da un algoritmo ma da un operatore in carne ed ossa”.

Aiutare le persone a spendere meglio, risparmiare di più, dotarsi di obiettivi di vita, assumere il controllo della propria economia personale. L’educazione finanziaria può costruire un ponte di fiducia tra i consumatori (con i loro bisogni e desideri) e gli operatori, che sono chiamati ad offrire soluzioni coerenti.

La ricerca rafforza ulteriormente la funzione sociale ed educativa di un mercato assicurativo che parta dalle persone e non dai fenomeni finanziari e le aiuti a orientarsi tra spese quotidiane, rischi e progetti futuri.