Banca d’Italia: nel Lazio credito in contrazione nel 2015

Banca d'Italia Logo 2Alla fine del 2015 nel Lazio i prestiti bancari al settore privato non finanziario (famiglie e imprese) si sono nuovamente ridotti (-1,5 per cento), dopo la fase di crescita moderata che aveva riguardato la prima parte dell’anno. La riduzione ha riflesso il calo dei finanziamenti alle imprese (-3,6 per cento) che hanno risentito in particolare degli effetti della razionalizzazione della tesoreria aziendale e di alcune dismissioni di un numero limitato di importanti aziende dei servizi; al netto di queste operazioni il calo dei prestiti alle imprese si sarebbe pressoché dimezzato. Lo rileva la Banca d’Italia nella sua periodica analisi dedicata all’economia delle regioni.

I prestiti alle imprese, ad eccezione di alcuni comparti manifatturieri, hanno riflesso anche la debolezza della ripresa dell’attività economica e la stagnazione degli investimenti. Dopo la sostanziale stazionarietà dell’ultimo biennio i crediti alle famiglie sono tornati a crescere (1,3 per cento). Sulla base di dati preliminari, a marzo del 2016 la riduzione dei prestiti alle imprese sarebbe proseguita mentre si sarebbe consolidata la crescita del credito alle famiglie. Secondo le informazioni rilevate presso gli intermediari che operano in regione (Regional Bank Lending Survey, Rbls) nel 2015 la domanda di credito delle imprese ha continuato a espandersi, anche se è rimasta debole quella finalizzata agli investimenti; si è consolidato l’aumento di quella delle famiglie, sostenuta sia dalle richieste per mutui sia da quelle per prestiti al consumo. È proseguito l’allentamento delle politiche creditizie nei confronti di famiglie e imprese.

Il credito alle famiglie 
Nel 2015 il credito alle famiglie erogato sia dalle banche sia dalle società finanziarie è tornato a crescere (a dicembre dello 0,8 per cento a fronte di una contrazione dello 0,6 di un anno prima). L’aumento dei mutui e dei finanziamenti bancari per credito al consumo (rispettivamente 0,9 e 2,9 per cento) ha più che bilanciato il calo del credito al consumo erogato da società finanziarie e degli altri prestiti bancari alle famiglie (rispettivamente -1,8 e -0,3 per cento). Nel complesso l’aumento del credito al consumo (1,3 per cento) ha sostenuto la ripresa della spesa delle famiglie.

In linea con la ripresa delle compravendite immobiliari e il miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie, nel 2015 il flusso di nuovi prestiti (escluse surroghe e rinegoziazioni) concessi per l’acquisto delle abitazioni è aumentato del 38,0 per cento, a circa 4,2 miliardi di euro. La ripresa delle erogazioni è stata sostanzialmente in linea con la media del Paese. L’andamento ha beneficiato anche della riduzione dei tassi di interesse, favorita dalle misure monetarie espansive.

Anche in corrispondenza di una riduzione del differenziale tra i tassi fissi e quelli variabili, nel 2015 il peso delle nuove erogazioni a tasso fisso è aumentato in misura marcata rispetto al recente passato (portandosi, in media, tra il 2014 e il 2015 dal 21 al 52 per cento del totale). Per quanto riguarda le consistenze dei mutui, alla fine del 2015 la quota a tasso fisso risultava tuttavia ancora contenuta, al 34 per cento, ma superiore alla media italiana, di oltre 7 punti percentuali. La riduzione dei tassi sui mutui, sia a tasso fisso sia a tasso variabile, sta inoltre favorendo l’alleggerimento del servizio del debito per le famiglie già indebitate. Nel corso del 2015 le surroghe e le sostituzioni sono aumentate in misura considerevole, raggiungendo un valore di circa 1,5 miliardi di euro (pari al 4,1 per cento delle consistenze dei mutui a inizio 2015); considerando anche i mutui rinegoziati dalla clientela con la propria banca, nel 2015 i prestiti per i quali sono stati ridefiniti i tassi sono stati pari all’8,3 per cento delle consistenze dei mutui in essere a inizio anno.

Con il calo dei tassi d’interesse si è ridotta anche la dispersione delle condizioni praticate alle famiglie, ampliatasi con l’emergere della crisi del debito sovrano (fig. 3.4). Suddividendo i mutuatari in base al livello dei tassi a essi praticati, dalla fine del 2013 il divario nel costo di finanziamento tra le famiglie con condizioni meno favorevoli (al terzo quartile della distribuzione) e quelle con le condizioni migliori (al primo quartile) si è ridotto per tutte le tipologie di contratto, interessando principalmente quelle a tasso fisso. Nel 2015 è proseguito il processo di concentrazione delle nuove erogazioni di mutui presso le fasce più anziane della popolazione. Tra il 2007 e il 2015 la quota delle nuove erogazioni ai prenditori con meno di 35 anni è diminuita di quasi otto punti percentuali, dal 33,1 al 25,4 per cento. Nello stesso periodo il rapporto tra il numero dei mutui concessi a over 45 e quelli erogati a under 35, è aumentato da 0,9 a 1,5, mantenendosi su livelli sensibilmente superiori a quelli del Centro e a quello medio nazionale (pari rispettivamente a 1,3 e 1,0 nel 2015). L’incidenza dei mutui in capo a stranieri si è attestata al 5,9 per cento nel 2015, sostanzialmente in linea con l’anno precedente, ma inferiore al valore del 2007 (9,8 per cento). Nel corso del 2015 ha continuato a ridursi la quota di erogazioni di mutui di importo più elevato. L’incidenza dei mutui oltre i 150.000 euro rimane tuttavia di circa dieci punti percentuali al di sopra della media del Paese (rispettivamente 36,2 e 26,3 per cento). La tendenza alla riduzione, avviatasi nel 2012, potrebbe riflettere sia fattori di domanda, connessi alla ripresa delle transazioni immobiliari anche per le tipologie abitative di dimensioni medie, sia il protrarsi del calo delle quotazioni. Secondo le informazioni tratte dalla Rbls, nel 2015 l’incidenza media dell’ammontare del finanziamento sul valore dell’immobile (loan to value) è tornata ad aumentare, attestandosi al 58,1 per cento, in crescita di un punto percentuale e mezzo rispetto al valore rilevato l’anno precedente e sui livelli registrati prima della crisi del debito sovrano. La durata media dei nuovi mutui si è invece ulteriormente ridotta, a circa 21 anni.

Il credito alle imprese
La riduzione dei finanziamenti bancari alle imprese, iniziata dall’autunno, ha interessato principalmente quelle di dimensione medio-grande (a dicembre -3,9 per cento); i prestiti per le piccole si sono sostanzialmente stabilizzati sui livelli della fine del 2014 (-0,2 per cento). Nel corso dell’ultimo trimestre del 2015, per le imprese medio-grandi il ricorso al credito bancario ha evidenziato una tendenza negativa più accentuata: vi ha influito la riduzione dei finanziamenti di importanti aziende regionali di servizi che hanno ridotto il proprio indebitamento a seguito di operazioni di razionalizzazione della tesoreria aziendale e di alcune dismissioni; al netto di queste riduzioni il calo si sarebbe quasi dimezzato. Informazioni preliminari relative al primo trimestre del 2016 indicano che la diminuzione dei prestiti per le imprese di medio-grandi dimensioni sarebbe proseguita sui ritmi della fine del 2015 mentre i prestiti alle piccole imprese sarebbero rimasti sostanzialmente stazionari (-0,3 per cento). L’andamento dei finanziamenti alle imprese è stato eterogeno tra i diversi comparti di attività.

Secondo i dati della Centrale dei rischi, che includono anche i prestiti delle società finanziarie, il calo si è concentrato nei servizi (-3,4 per cento), cui è riconducibile circa il 57 per cento del totale dei finanziamenti, e nel comparto della fornitura d’energia (- 17,6 per cento) mentre è rimasto sostanzialmente stazionario il credito alle costruzioni (0,3 cento); nel corso dell’anno si sono invece progressivamente ampliati i prestiti all’industria manifatturiera (8,3 per cento). L’andamento del credito alla manifattura ha risentito di andamenti differenziati tra le diverse branche produttive. Il chimico farmaceutico e il comparto dei mezzi di trasporto hanno notevolmente ampliato il ricorso al credito mentre per i restanti settori, con l’esclusione dell’alimentare, si è registrato un calo. Tra le imprese dei servizi la diminuzione dei prestiti ha riguardato in misura ampia il comparto dei trasporti e magazzinaggio e quello dei servizi di comunicazione; per entrambi i comparti la riduzione ha riflesso operazioni straordinarie di grandi imprese che hanno ridimensionato il proprio indebitamento. Per gli altri comparti dei servizi non si rilevano aumenti significativi dei finanziamenti tranne in quello delle attività professionali e di direzione aziendale (che includono le holding), il cui livello d’indebitamento permane tuttavia al di sotto di quello registrato alla fine del 2012; aumenti più contenuti hanno interessato i servizi immobiliari. I risultati dell’indagine congiunturale condotta dalla Banca d’Italia tra marzo e aprile di quest’anno presso un campione di aziende regionali dell’industria e dei servizi privati non finanziari confermano il miglioramento dell’accesso al credito delle imprese.

La quota di imprese che segnalano di aver ottenuto più favorevoli condizioni applicate sui prestiti si è portata a circa il 20 per cento dal 14 rilevato a marzo 2015; il saldo tra queste ultime e quelle che hanno rilevato un peggioramento si è anch’esso ampliato portandosi, nello stesso periodo, dal 6 all’11 per cento. Negli ultimi anni il leverage (rapporto tra i debiti finanziari e la somma dei debiti finanziari e del patrimonio netto) delle imprese è diminuito (48,8 per cento nel 2014, 0,7 punti percentuali in meno rispetto al 2011). Tra il 2011 e il 2014 il calo ha interessato la maggioranza dei settori ma più intensamente il manifatturiero (dal 53,9 al 40,3) e le costruzioni (dal 67,2 al 60,2); queste riduzioni sono state in parte bilanciate dall’aumento in altri settori (dal 51,8 al 55,9), in particolare in quello energetico. Il calo del leverage è dovuto all’uscita dal mercato di aziende in difficoltà e molto indebitate; nel periodo considerato, ciò si è accompagnato anche alla riduzione del grado di indebitamento delle imprese manifatturiere e delle costruzioni. Negli anni della crisi l’accesso al finanziamento delle imprese è stato sostenuto anche da un più ampio ricorso alle garanzie private e pubbliche; tra queste ultime quelle fornite dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese si stanno progressivamente ampliando anche nel contesto regionale.

Nel corso del 2015 il costo dei prestiti alle imprese del Lazio è nuovamente diminuito, riflettendo l’orientamento ulteriormente espansivo della politica monetaria. Tra l’ultimo trimestre del 2014 e quello del 2015 i tassi sui prestiti a breve termine si sono ridotti dal 6,3 al 4,5 per cento, soprattutto per le aziende medio grandi; per i nuovi prestiti a medio e lungo termine la riduzione è stata più contenuta, dal 3,5 al 2,9 per cento.

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