Nel 2021 il 44% delle banche ha usato i canali digitali per offrire prestiti alle famiglie e il 25% lo ha fatto per i finanziamenti alle imprese. Il dato arriva dalla Relazione annuale sul 2021 della Banca d’Italia, secondo la quale questo servizio si è concentrato nell’offerta di credito di breve durata (al di sotto dei tre anni) e di importo contenuto, come nel caso del credito al consumo per le famiglie e della cessione di fatture per le imprese.
L’uso dell’intelligenza artificiale e le valutazioni di rischio
Nel 2021 la Banca d’Italia ha condotto una ricognizione presso gli intermediari bancari sull’utilizzo della intelligenza artificiale (ia) nell’erogazione del credito. Dall’analisi è emerso che la diffusione di questi modelli, seppure ancora contenuta, è in crescita. In diversi casi vengono sviluppati e gestiti con un elevato grado di esternalizzazione (outsourcing).
Secondo l’esperienza degli intermediari queste tecniche hanno mediamente una migliore capacità predittiva del rischio di credito rispetto a quella fornita da strumenti statistici tradizionali. Ciò costituisce una delle principali motivazioni per la loro sperimentazione e adozione, insieme alla prospettiva di avvalersene nei processi di instant lending. Attualmente le analisi basate sull’uso della ia sono impiegate a supporto delle valutazioni del rischio effettuate dal personale bancario. Dall’indagine è inoltre emerso che sono generalmente applicate dagli intermediari tecniche per accrescere la trasparenza dei modelli.
I potenziali effetti discriminatori sulla clientela
È ancora limitata, secondo Bankitalia, l’attenzione posta dagli intermediari ai possibili effetti discriminatori sulla clientela connessi con il loro utilizzo, nonché all’esigenza di rafforzare i presidi di governo societario, in particolare con riferimento all’outsourcing.
I rischi legali e reputazionali per gli intermediari
La Relazione annuale sul 2021 evidenzia come la diffusione di internet consenta agli intermediari di offrire finanziamenti tradizionali attraverso canali digitali e nuovi servizi basati sulla valutazione automatizzata del merito creditizio (ad es. instant lending) e favorisce inoltre lo sviluppo di piattaforme online per la concessione di prestiti. Sottolinea però come il ricorso a tecniche di analisi avanzate possa presentare delle controindicazioni:
- la ridotta trasparenza delle procedure di valutazione della clientela può generare discriminazioni illegittime (ad esempio di genere o di età), con conseguenti rischi legali e reputazionali per gli intermediari;
- l’affidabilità degli algoritmi dipende inoltre da numerose ipotesi che richiedono di essere continuamente verificate e che possono determinare decisioni sbagliate.
In generale, conclude la Banca d’Italia, è quindi “necessario che gli intermediari esercitino un costante controllo dei risultati prodotti da queste tecniche”.
Le piattaforme non bancarie nel 2020 rappresentavano l’1% del mercato dei prestiti
L’analisi della Banca d’Italia si concentra infine sulle piattaforme online specializzate nei finanziamenti a famiglie e imprese che non fanno capo alle banche. Nel 2020, ultima data per la quale sono disponibili informazioni confrontabili a livello internazionale, diffuse dal Cambridge Centre for Alternative Finance, in Italia e negli altri principali paesi europei il credito erogato attraverso piattaforme digitali non bancarie rappresentava meno dell’1% del valore complessivo dei prestiti concessi dal settore finanziario.
Si tratta di portali che si avvalgono di procedure completamente digitalizzate, standardizzate e automatizzate, basate su algoritmi per la valutazione del merito di credito, con tempi di istruttoria generalmente molto contenuti. Queste piattaforme utilizzano una pluralità di modelli operativi: “alcune fungono da broker e mettono in contatto potenziali prenditori e prestatori di fondi; altre hanno le necessarie autorizzazioni per erogare direttamente prestiti”.