A febbraio il costo della raccolta bancaria e quello del credito a imprese e famiglie sono rimasti elevati. I prestiti bancari si sono ridotti, dopo il modesto e temporaneo incremento registrato nello scorcio del 2023. Il calo ha riflesso sia la debolezza della domanda di finanziamenti, frenata dall’alto costo del credito e dal ricorso all’autofinanziamento, sia i criteri di offerta ancora restrittivi, principalmente per effetto di un’elevata percezione del rischio. È quanto emerge dal Bollettino economico di aprile 2024, diffuso oggi dalla Banca d’Italia.
Raccolta bancaria, costo marginale al 2,2% a febbraio
A febbraio il costo marginale della raccolta è rimasto pressoché invariato rispetto a novembre (al 2,2%), mantenendosi su valori consistenti: era quasi nullo alla fine del 2021. I tassi sui depositi in conto corrente sono rimasti sostanzialmente stabili (allo 0,6%), quelli sui nuovi depositi al settore privato non finanziario con durata prestabilita fino a un anno sono lievemente diminuiti (al 3,7%). Il costo delle obbligazioni bancarie italiane, sceso significativamente alla fine del 2023, si è ancora ridotto nel primo trimestre del 2024, riflettendo il calo del premio per il rischio di credito. Nel complesso, la composizione delle passività bancarie ha continuato a rimodularsi verso fonti di finanziamento più costose a seguito della restituzione dei fondi Tltro3 e della riallocazione della liquidità di imprese e famiglie a favore di strumenti più remunerativi.
A febbraio è proseguita la flessione della raccolta rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-3,6%); vi ha inciso la contrazione sia delle passività verso l’Eurosistema sia dei depositi di residenti. La dinamica di questi ultimi ha riflesso la diminuzione di quelli in conto corrente (-5,9%) a fronte dell’espansione degli altri depositi (14,9). La raccolta obbligazionaria, al dettaglio e all’ingrosso, è fortemente cresciuta (35,3% e 12%, rispettivamente).
Prestiti a imprese e famiglie, tassi su livelli sostenuti
Tra novembre e febbraio i tassi di interesse sui nuovi prestiti bancari alle imprese sono rimasti elevati, pur registrando un lieve calo (5,3% da 5,6%). La riduzione è stata più marcata per le erogazioni a tasso fisso, che hanno beneficiato di un calo dei tassi a lungo termine privi di rischio, e per quelle sopra il milione di euro, tipicamente erogate a prenditori di maggiore dimensione e meno rischiosi. Il costo dei nuovi mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni è sceso al 3,9% (dal 4,5% di novembre), grazie alla minore onerosità di quelli a tasso fisso.
Dall’avvio del processo di normalizzazione della politica monetaria, il tasso applicato ai nuovi finanziamenti ha subito un rialzo di 4,1 punti percentuali per le imprese e di 2,5 per i mutui alle famiglie; il costo dei prestiti in essere è salito di 3,8 e di 1,7 punti percentuali per le imprese e le famiglie, rispettivamente. “La trasmissione dei rialzi dei tassi ufficiali al costo dei finanziamenti erogati alle società non finanziarie è risultata più marcata di quanto suggerito dalle regolarità storiche, rispecchiando anche il maggiore rischio percepito dagli intermediari, in parte generato dai forti e ravvicinati incrementi all’inizio della fase restrittiva”, precisa il Bollettino economico di aprile 2024 della Banca d’Italia.
Il credito alle imprese è tornato a contrarsi
Dopo essere lievemente aumentati negli ultimi due mesi del 2023, i prestiti alle aziende sono tornati a diminuire (-3,3% in febbraio, sui tre mesi e in ragione d’anno). Il calo è stato particolarmente deciso per quelli con durata originaria superiore ai dodici mesi, tipicamente associati a esigenze di investimento. “Nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente, la contrazione resta più significativa per le imprese con meno di 20 addetti (-9,4%, a fronte di -3,3% per quelle di maggiore dimensione) e si è acuita nella manifattura. Quest’ultimo settore, rispetto a quello dei servizi, reagisce più rapidamente e più intensamente ai cambiamenti nell’orientamento monetario, anche per via del maggiore ricorso a prestiti a tasso variabile e a quelli con durata originaria inferiore all’anno”, si legge nell’analisi di Palazzo Koch. I finanziamenti concessi alle famiglie sono diminuiti a un ritmo sostanzialmente stabile sia sui tre mesi calcolati in ragione d’anno (-0,9%), sia sui dodici mesi (-1,3%); i mutui per l’acquisto di abitazioni sono rimasti invariati rispetto allo stesso periodo del 2023.
Nel primo trimestre è proseguito l’indebolimento della domanda di prestiti delle imprese
Le banche italiane intervistate in marzo nell’indagine trimestrale sul credito bancario nell’area dell’euro (Bank Lending Survey) hanno segnalato nel primo trimestre una nuova flessione della domanda di prestiti da parte delle imprese, la quinta consecutiva dall’inizio del ciclo di restrizione. Il calo ha riflesso l’elevato livello dei tassi di interesse e il minore fabbisogno di credito per la spesa in investimenti fissi, anche a fronte del maggior ricorso all’autofinanziamento. I criteri di offerta sui prestiti alle imprese sono rimasti restrittivi, in un contesto di progressivo aumento della percezione del rischio. La richiesta di finanziamenti da parte delle famiglie per l’acquisto di abitazioni si è ridotta in misura marcata, mentre è cresciuta quella per finalità di consumo; i criteri di offerta si sono mantenuti invariati per i primi, mentre sono diventati più stringenti per i secondi. Nelle attese degli intermediari, le politiche di offerta nel secondo trimestre del 2024 si allenterebbero per le società non finanziarie e rimarrebbero inalterate per le famiglie. In base all’Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita condotta dalla Banca d’Italia presso le imprese tra la fine di febbraio e la metà di marzo, le condizioni di accesso al credito per le aziende sono rimaste restrittive.