In Italia il calo del credito è riconducibile ai consistenti rimborsi di finanziamenti in essere. A partire dal quarto trimestre del 2022 la loro incidenza sul totale dei prestiti è stata significativamente superiore a quella media del periodo 2003-23, raggiungendo in alcuni mesi il valore massimo finora osservato. A segnalarlo è la Banca d’Italia nel Rapporto sulla Stabilità Finanziaria di aprile 2024.
In un focus sull’argomento, Palazzo Koch evidenzia come dall’avvio della restrizione monetaria da parte della Bce il credito alle società non finanziarie ha fortemente rallentato sia nell’area dell’euro sia in Italia. Alla fine di febbraio del 2024 “la dinamica sui dodici mesi nell’area era sostanzialmente nulla, a fronte di un picco di quasi il 9% nel terzo trimestre del 2022. Nel nostro Paese i prestiti hanno decelerato bruscamente dall’agosto del 2022 e la variazione è divenuta negativa già a fine anno; a febbraio scorso era pari a -3,8” (cfr. Bollettino economico, 2, 2024)”.
Il peso dei rimborsi anticipati
Mentre nell’area dell’euro il rallentamento del credito si è associato a una dinamica debole sia delle nuove erogazioni sia dei rimborsi, entrambi inferiori ai valori mediamente osservati nel periodo 2003-23; in Italia il peso dei rimborsi di finanziamenti in essere è stato consistente, tanto da superare la media del periodo 2003-23 e da raggiungere in alcuni mesi il valore massimo finora osservato. “Il peso dei rimborsi è stato consistente in tutti i settori di attività economica e ha riguardato soprattutto le imprese che avevano aumentato in misura maggiore la propria esposizione debitoria tra il 2019 e il 2021, verosimilmente anche per accumulare liquidità a scopo precauzionale in una fase caratterizzata da elevata incertezza e dal costo molto contenuto dei prestiti bancari”, precisa il report della Banca d’Italia.
“Un’analisi basata su dati disaggregati a livello di singolo prestito indica che una parte cospicua dei rimborsi nel biennio 2022-23 è riconducibile alle estinzioni anticipate dell’intero ammontare residuo dei finanziamenti, con un’incidenza di circa un quinto del totale dei prestiti verso le imprese in essere alla fine del 2021”, prosegue. La quota dei rimborsi è stata più elevata per le aziende di maggiore dimensione, soprattutto per i finanziamenti a tasso variabile e non assistiti da schemi di garanzia pubblica.
L’alta incidenza delle estinzioni anticipate è coerente con quanto risulta dalle indagini presso le banche, “secondo le quali il ricorso all’autofinanziamento, il minore fabbisogno per la spesa in investimenti fissi e l’elevato livello dei tassi di interesse avrebbero avuto un ruolo importante nella flessione del credito in Italia (cfr. Bollettino economico, 2, 2024)”.
Finora i rimborsi anticipati dei prestiti non hanno comportato un peggioramento significativo della posizione di liquidità delle imprese; non costituiscono inoltre “una fonte di vulnerabilità per la stabilità finanziaria, in quanto il fenomeno riguarda in misura più marcata le grandi aziende, che hanno tipicamente una maggiore possibilità di accesso ai canali di finanziamento esterno”.
Questa evidenza è in linea con i risultati di un recente sondaggio condotto dalla Banca d’Italia, da cui emerge che la gran parte delle imprese che hanno impiegato la propria liquidità per rimborsare i prestiti ha dichiarato di trovarsi in una posizione finanziaria adeguata a coprire le necessità operative aziendali (Sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi, Statistiche, 6 novembre 2023).