A causa dell’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea (Bce), la rata dei mutui è aumentata del 47% nella media nazionale tra giugno del 2021 e giugno del 2023 e si è attestato fra 245 euro nel Mezzogiorno e 276 al Centro. È quanto emerge dal report L’economia delle regioni italiane di novembre, diffuso oggi dalla Banca d’Italia.
Secondo l’analisi, i mutui rappresentano la passività più rilevante nei bilanci delle famiglie italiane: nel 2021, ultimo anno per il quale si dispone di dati a livello territoriale, essi variavano tra il 37,3% del reddito disponibile al Centro e il 25,4% nel Mezzogiorno. Alla fine di giugno del 2023 la quota di famiglie con mutui era compresa fra il 10% nel Mezzogiorno e il 17% nel Nord Ovest.
La durata dei mutui in essere, sia originaria (circa 25 anni) sia residua (prossima a 19), era invece comparabile nelle varie aree. Il Centro si caratterizzava per gli importi originari e residui più elevati (120.000 e quasi 90.000 euro, rispettivamente), riflettendo un livello dei prezzi immobiliari mediamente superiore alle altre ripartizioni; gli importi erano invece inferiori alla media nel Mezzogiorno. La rata mediana del Nord Est era prossima a quella del Centro (circa 600 euro) e maggiore di oltre 50 euro a quella del Sud e delle Isole.
Fino all’inizio del 2022 l’indebitamento per l’acquisto di abitazioni è stato sostenuto dal basso costo dei finanziamenti. Il differenziale contenuto tra tassi fissi e variabili ha accentuato la preferenza delle famiglie per i primi; ciò ha contribuito a limitare l’esposizione dei nuclei al rischio di tasso. La quota di mutui in essere a tasso variabile, che aveva raggiunto il valore massimo nel 2014 (74,3%), era scesa al 36,1% alla fine di giugno del 2023. I contratti a tasso variabile sono diminuiti in tutte le macroaree; la loro incidenza si collocava su livelli superiori alla media nazionale al Nord, a fronte di una maggiore preferenza per i mutui a tasso fisso nel Mezzogiorno.
Con l’avvio del ciclo restrittivo di politica monetaria, nel 2022 le famiglie che avevano già contratto un mutuo a tasso variabile hanno subito un incremento del servizio del debito. Il rialzo dell’Euribor a tre mesi, uno dei parametri più diffusi per l’indicizzazione dei tassi applicati ai mutui, è stato di 4,1 punti percentuali tra giugno del 2021 e giugno del 2023. L’aumento della rata mediana mensile dei mutui a tasso variabile si è collocato fra 245 euro nel Mezzogiorno e 276 al Centro. In termini percentuali l’incremento è stato omogeneo fra aree e pari al 47% nella media nazionale. Per i mutui con rate inferiori alla mediana nazionale, verosimilmente contratti soprattutto da famiglie a basso reddito, l’impatto è stato più contenuto, con limitati scostamenti tra aree.
Secondo stime basate anche su informazioni tratte dall’ultima Indagine sui bilanci delle famiglie italiane, il maggiore onere avrebbe rappresentato l’8% circa del reddito mensile disponibile mediano delle famiglie italiane indebitate. Questa incidenza risulterebbe leggermente più elevata nelle regioni del Mezzogiorno (circa 9 punti percentuali).