Gli investimenti in tecnologie fintech si sono attestati 600 milioni di euro nel biennio 2021-2022. Si prevede che arriveranno a 901 milioni nel biennio 2023-2024 e che ci saranno ulteriori spese per 380 milioni a partire dal 2025, fino al completamento dei progetti. Le aree di business cha hanno attratto le maggiori risorse economiche sono state l’intermediazione e i pagamenti, con quote di investimenti pari rispettivamente al 43,7% e al 39,4% del totale.
È quanto emerge dalla quarta Indagine fintech nel sistema finanziario italiano condotta dalla Banca d’Italia nel corso del 2023, che viene condotta con cadenza biennale e coinvolge l’intero sistema bancario e 67 intermediari non bancari. Lo scorso anno il tasso di partecipazione è stato complessivamente del 96,5% e pari al 97% per le sole banche.
Secondo l’Indagine fintech nel sistema finanziario italiano nell’ambito dell’intermediazione del credito i progetti più rilevanti si sono concentrati su digitalizzazione e automazione del processo, dalla richiesta del prestito alla sua erogazione sino all’eventuale gestione dei crediti problematici e in sofferenza (digital lending). Mente nel campo dei pagamenti le innovazioni più ricorrenti hanno riguardato gli instant payment e l’integrazione degli strumenti di pagamento all’interno di wallet digitali.
Importante anche la crescita dell’uso di tecnologie per adempiere agli obblighi di antiriciclaggio (aml), passata dal 62% all’80%.
Investimenti in crescita
Secondo l’analisi della Banca d’Italia, la spesa per investimenti in tecnologie innovative è stata pari a 600 milioni di euro nel biennio 2021-2022; viene stimata in 901 milioni per il biennio 2023-2024; sono previste ulteriori spese per 380 milioni a partire dal 2025, fino al completamento dei progetti. Complessivamente la spesa connessa ai progetti di investimento rilevati ammonta a 1,88 miliardi di euro.
La spesa è riferibile a 430 progetti di investimento, il 63% dei quali totalmente nuovo e rappresentativo del 56% della spesa; nella precedente rilevazione il peso dei nuovi progetti in termini numerici e di spesa era stato pari rispettivamente al 75% e al 47%. Pertanto, “accanto a una netta espansione delle nuove risorse stanziate, si osserva anche qualche segnale di consolidamento delle iniziative, misurato dal minore contributo – almeno in termini di numerosità – dei nuovi progetti”, precisa lo studio.
Il processo di trasformazione digitale del sistema finanziario, per quanto in espansione, risulta quantitativamente limitato e polarizzato. In rapporto alla spesa per l’acquisto di software, hardware, impianti tecnologici e per il funzionamento dei sistemi it, la spesa fintech del sistema bancario è stata mediamente pari al 5% nel biennio 2021-2022; inoltre, la quota di spesa riconducibile ai primi 10 investitori è ulteriormente cresciuta, raggiungendo l’87,5% del totale.
Gli effetti sulle aree di business
Le aree di business cha hanno attratto le maggiori risorse economiche sono state quelle dell’intermediazione e dei pagamenti, con quote di investimenti pari rispettivamente al 43,7% e al 39,4% del totale; in termini di numerosità dei progetti l’area prevalente è quella delle operation, che rappresenta un quarto dei progetti. L’incidenza della spesa in tecnologie fintech in rapporto ai costi operativi e l’impatto dei ricavi attesi sul margine di intermediazione restano circoscritti e in nessuna area di business superano l’1%
I progetti più rilevanti nell’area dell’intermediazione hanno avuto come obiettivo prevalente la digitalizzazione e l’automazione del processo del credito, dalla richiesta del prestito alla sua erogazione sino all’eventuale gestione dei crediti problematici e in sofferenza (digital lending). Nei pagamenti le innovazioni più ricorrenti hanno riguardato gli instant payments e l’integrazione degli strumenti di pagamento all’interno di wallet digitali. I progetti legati alle operation, basati principalmente sull’ai e sulla rpa, hanno interessato i processi di back office e le interazioni con la clientela (attraverso i chatbot). I progetti basati su rpa hanno interessato anche i servizi di investimento e in particolare la consulenza e la gestione dei portafogli finanziari.
Le principali ricadute dei progetti sono attese sui rischi operativi: da un lato è attesa una riduzione delle frodi e delle spese legali e conseguentemente anche un miglioramento dei profili reputazionali dell’intermediario; dall’altro, invece, si prevede un aumento del rischio legato all’outsourcing ict in considerazione del crescente ricorso a fornitori in cloud. La gestione del rischio di terze parti diventa pertanto un aspetto fondamentale in un ecosistema caratterizzato da frequenti collaborazioni con partner tecnologici.
In calo i progetti relativi all’open banking
Secondo l’Indagine fintech nel sistema finanziario italiano, i nuovi progetti per l’open banking risultano limitati in termini di risorse e in netta diminuzione rispetto alla precedente rilevazione (da 156 milioni a 46 milioni di euro). Le nuove iniziative sono riconducibili, oltreché ai servizi di pagamento, all’impiego delle identità digitali, allo sviluppo di portafogli digitali e di soluzioni tecnologiche di supporto del business. Spiccano alcune attività complementari ai servizi dispositivi e informativi, tra i quali il credit scoring, il personal e il business financial management, l’adeguata verifica della clientela. I progetti per l’open finance risultano ancora molto limitati.
Il contrasto al riciclaggio
La quota di intermediari che impiega o sviluppa tecnologie per adempiere agli obblighi di antiriciclaggio (aml) è elevata e in aumento rispetto alla precedente indagine (dal 62% all’80%).
Le soluzioni più ricorrenti riguardano l’adeguata verifica a distanza, per cui si osserva un crescente utilizzo delle identità digitali (Spid e Cie), e una maggiore automazione nella raccolta dei dati della clientela attraverso tecnologie come il riconoscimento ottico dei caratteri (ocr) e le firme digitali. Un incremento significativo ha interessato anche le tecnologie cloud, impiegate per la conservazione dei dati, mentre più contenuti sono stati gli incrementi relativi all’utilizzo dell’ai e alla condivisione delle informazioni nell’ambito dell’adeguata verifica e del monitoraggio dell’operatività della clientela.