“L’incentivo alla cessione di npl introdotto nel 2020, insieme ad altre azioni poste in essere dalle autorità pubbliche, ha offerto un contributo significativo alla gestione e alla riduzione dei crediti deteriorati, che si erano accumulati in quantità ingenti a seguito delle due profonde recessioni seguite alla crisi globale finanziaria nel 2008 e a quella dei debiti sovrani nel biennio 2011-12”. Lo ha dichiarato oggi il capo del servizio assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia Giacomo Ricotti presso la sesta commissione (Finanze e Tesoro) del Senato nel corso dell’audizione nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale con particolare riferimento ai crediti di imposta.
Nel 2015 il rapporto tra npl al netto delle rettifiche di valore e totale dei crediti aveva raggiunto il picco del 9,8%, un valore molto elevato sia nel confronto storico sia rispetto alla media degli altri Paesi dell’area dell’euro. L’eccezionale incremento dei crediti deteriorati rappresentava per diversi osservatori una seria minaccia per la stabilità del sistema finanziario italiano.
Nel corso degli ultimi sette anni si è assistito invece a una graduale e significativa riduzione, che ha condotto a giugno del 2022 a un’incidenza netta dei crediti deteriorati dell’1,5%, sostanzialmente in linea con i valori degli altri Paesi dell’area dell’euro.
Ricotti ha ricordato al Senato come a questa positiva evoluzione abbiano contribuito una serie di fattori. “Se il miglioramento congiunturale ha favorito una drastica riduzione del flusso di nuovi npl sul totale dei crediti alla clientela, sceso dal picco del 6,7% dell’ultimo trimestre del 2013 agli attuali valori intorno all’1%, anche le azioni da parte delle autorità pubbliche sono state importanti nel favorire la forte riduzione delle consistenze accumulate. Oltre all’incentivo fiscale e alla forte pressione esercitata dalle autorità di vigilanza sugli intermediari per una migliore gestione dei crediti deteriorati, sono state rilevanti alcune azioni messe in atto a livello nazionale, come il meccanismo della Gacs, che prevede una garanzia dello Stato, concessa a condizioni di mercato, sulle tranche senior di cartolarizzazioni di crediti in sofferenza”, ha affermato il capo del servizio assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia.
Secondo i dati dell’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria , tra il 2017 e il 2021, circa il 54% delle sofferenze è stato ceduto attraverso operazioni di cartolarizzazione assistite da Gacs. Al 30 giugno del 2022 erano state completate 46 operazioni, a fronte delle quali erano stati emessi titoli per poco meno di 27 miliardi, di cui circa 22 di tranche senior. Grazie a una serie di accorgimenti volti a incentivare comportamenti corretti da parte di tutti gli attori coinvolti, sono stati minimizzati i rischi di escussione della garanzia pubblica, che risulta al momento coperta dal fondo Gacs senza la necessità di ulteriori stanziamenti governativi.
“In particolare, l’incentivo è intervenuto in un momento in cui, a causa della crisi pandemica, vi era il timore di un blocco del mercato secondario dei crediti deteriorati. È possibile stimare che a fronte della conversione di dta per circa 1 miliardo di euro sia nel 2020 sia nel 2021, nei due anni siano stati ceduti sul mercato npl per 27 e 22 miliardi, rispettivamente. L’efficacia della misura è testimoniata anche dal fatto che le banche che ne hanno maggiormente beneficiato erano quelle che nel 2019 avevano un rapporto tra npl e totale prestiti più alto”, ha concluso Ricotti.
Un’altra agevolazione di cui ha fruito il sistema bancario è quella per i processi di aggregazione tra imprese. “Tale misura è stata utilizzata in due occasioni, facilitando l’acquisizione di banche in difficoltà ma con prospettive di recupero da parte di intermediari più solidi e in grado di sostenerne il rilancio”, ha dichiarato.
In particolare, la misura è stata uno degli elementi che hanno concorso alla buona riuscita dell’operazione che ha portato all’acquisizione di Banca Carige da parte del gruppo Bper, consentendo un beneficio patrimoniale, stimato preliminarmente da Bper nella presentazione al mercato dei risultati di settembre 2022, in circa 65 punti base di Cet1 ratio. Il provvedimento consente nel caso di Bper la conversione in crediti fiscali di circa 450 milioni di attività per imposte anticipate, a fronte del pagamento di una commissione pari al 25%. Analogamente, la misura ha sostenuto l’acquisizione di Banca regionale di Sviluppo da parte di Banco di Credito Popolare.