Banca d’Italia: sofferenze, tassi di recupero in aumento nel 2022

Nel 2022 l’ammontare totale delle posizioni in sofferenza chiuse è aumentato rispetto all’anno precedente, passando da 17 a 22 miliardi, principalmente per effetto dell’aumento delle cessioni che sono salite da 14 a 18 miliardi. Il peso delle cessioni sul totale delle posizioni chiuse si conferma preponderante, in continuità con quanto osservato gli scorsi anni, e pari all’81%. È quanto emerge dalle Note di stabilità finanziaria e vigilanza n. 35 – I tassi di recupero delle sofferenze nel 2022, pubblicate oggi dalla Banca d’Italia.

Secondo l’analisi l’aumento delle sofferenze chiuse tramite cessione ha riguardato esclusivamente le posizioni verso imprese (da 11 a 16 miliardi), che rappresentano l’86% del totale delle cessioni, mentre per quelle verso famiglie si è registrata una diminuzione rispetto all’anno precedente (da 3 a 2 miliardi). La quota delle posizioni chiuse assistite da garanzia reale è scesa al 59% (60% nel 2021).

Nel 2022 il tasso di recupero delle posizioni cedute sul mercato è aumentato di quasi tre punti percentuali rispetto all’anno precedente (dal 29% al 32%). L’aumento ha riguardato sia la componente garantita (dal 34% al 38%), sia quella non garantita (dal 22% al 24%) ed è osservabile sia nel comparto delle famiglie (dal 32% al 42%), sia in quello delle imprese (dal 28% al 30%).

La riduzione dell’ammontare di sofferenze

Secondo l’analisi della Banca d’Italia, nel 2022 sono state chiuse (eliminate dai bilanci) posizioni per circa 22 miliardi. Il dato, pari a circa 4 volte il valore dei nuovi ingressi, è superiore al 2021 in termini sia assoluti (17 miliardi), sia di incidenza percentuale sulle sofferenze in essere alla fine dell’anno precedente (64% contro il 42%).

L’incremento rispetto al 2021 è ascrivibile principalmente alle cessioni (passate da 14 a 18 miliardi), mentre l’ammontare delle posizioni chiuse in via ordinaria è rimasto sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente (circa 4 miliardi).

Prosegue il miglioramento nei tempi di smaltimento in atto dal 2015, che beneficia “sia della riduzione delle consistenze e dei bassi tassi di ingresso in sofferenza, sia dei progressi conseguiti dagli intermediari nella gestione di questi crediti”. La quota delle posizioni chiuse entro un anno dalla classificazione a sofferenza è progressivamente aumentata (dal 38% per le posizioni entrate nel 2015 al 65% per quelle del 2021). I dati aggiornati mostrano inoltre che l’85% delle posizioni viene chiuso entro 3 anni dall’ingresso a sofferenza.

Rispetto agli anni precedenti, il ricorso alle cartolarizzazioni in rapporto al totale delle cessioni è stato inferiore, “anche in considerazione del fatto che dal 14 giugno del 2022 le Gacs non sono più disponibili. Le Gacs hanno assistito quasi tutte le principali operazioni di cartolarizzazione di sofferenze (5,4 miliardi, l’82% delle sofferenze cartolarizzate)”.

Le inadempienze probabili cedute sono aumentate a 7 miliardi (5,7 miliardi nel 2021).

I tassi di recupero delle sofferenze chiuse

Rispetto al 2021 il tasso di recupero medio è aumentato sia sulle posizioni cedute (dal 29% al 32%), sia sulle posizioni chiuse in via ordinaria (dal 45% al 47%).

Il tasso medio di recupero delle sofferenze assistite da garanzie reali è stato pari al 40%, in aumento rispetto al 2021 (38%) per effetto delle cessioni, il cui tasso di recupero è passato dal 34% al 38%. Per le posizioni non assistite da garanzie reali il tasso medio di recupero è stato del 27%, in aumento rispetto all’anno precedente (25%) sia sulle sofferenze cedute (dal 22% al 24%), sia su quelle oggetto di procedure di recupero ordinarie (dal 35% al 42%).

I prezzi di cessione dei crediti deteriorati

Al fine di avere indicazioni sui prezzi di cessione delle sofferenze, dal 2016 la Banca d’Italia ha avviato una rilevazione presso un campione rappresentativo di banche. All’ultima rilevazione hanno partecipato banche cui fa capo l’88% dei crediti deteriorati lordi del sistema bancario italiano a fine 2021. Nel 2022 il prezzo medio delle sofferenze cedute è stato pari al 21% dell’esposizione lorda di bilancio al momento della cessione, lievemente superiore rispetto a quello registrato nel 2021 (20%), ma inferiore alla media osservata nel triennio precedente (23%); il prezzo è cresciuto sia per le posizioni assistite da garanzia reale (dal 29% al 32%), sia per quelle non assistite da garanzia reale (dall’11% al 12%).

Il prezzo di cessione dei crediti deteriorati diversi dalle sofferenze è stato pari al 34%, in riduzione di 6 punti percentuali rispetto al valore osservato nel 2021, riflettendo il minor peso della componente garantita.