Secondo l’indagine condotta dalla Banca d’Italia tra il 23 agosto e il 13 settembre 2023 presso le imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti, le valutazioni sulla situazione economica generale del Paese, così come le attese sulle proprie condizioni operative nei successivi tre mesi, sono significativamente peggiorate rispetto a quelle rilevate nel trimestre precedente, sebbene le difficoltà legate al costo dei beni energetici si siano ulteriormente attenuate. La dinamica della domanda complessiva si è deteriorata, risentendo del calo della componente estera per la prima volta dalla fine del 2020. Anche le prospettive sulle vendite si sono indebolite, pur rimanendo nel complesso ancora favorevoli.
Previsioni di investimento sempre più caute
I giudizi sulle condizioni per investire sono peggiorati, proseguendo la tendenza in atto dall’inizio del 2022, anche se le imprese continuano a prefigurare una crescita degli investimenti nel complesso del 2023, seppur più contenuta rispetto a tre mesi fa.
Nel dettaglio, quasi quattro imprese su cinque dell’industria in senso stretto e dei servizi considerano stabili le condizioni di accesso al credito nel terzo trimestre, mentre il 20 per cento le ritiene peggiorate rispetto a tre mesi prima, una quota analoga a quella osservata negli ultimi cinque trimestri; le valutazioni sono più negative per le imprese delle costruzioni che non operano prevalentemente nell’edilizia residenziale. Si è ulteriormente deteriorato rispetto alla scorsa rilevazione il giudizio sulle condizioni per investire, proseguendo una tendenza in atto dall’inizio del 2022. La quota delle valutazioni di peggioramento è aumentata di 7 punti percentuali rispetto al trimestre precedente (al 35%) a fronte di una riduzione di poco più di 3 punti di quante indicano un miglioramento (al 4%). Nell’industria in senso stretto e nei servizi il saldo tra le quote di imprese che prefigurano un aumento della spesa per accumulazione di capitale e di quelle che ne prevedono una riduzione è rimasto positivo ma è sceso, rispetto alla scorsa rilevazione, di 5 punti percentuali con riferimento al complesso del 2023 e di 9 punti relativamente al secondo semestre dell’anno. Il settore delle costruzioni ha invece rivisto al rialzo le aspettative annuali sulla spesa per investimenti (il saldo è salito da 13 a 21 punti percentuali); l’aumento è stato particolarmente significativo per le imprese che operano nell’edilizia non residenziale, le cui attese restano tuttavia meno favorevoli di quelle delle aziende del comparto residenziale. Tra queste, il 58 per cento ha dichiarato che una parte dei propri lavori nel 2023 ha beneficiato delle agevolazioni previste dal Superbonus (dal 48 nel secondo trimestre).
Occupazione, prospettive meno favorevoli
Le prospettive sull’occupazione sono divenute meno favorevoli. ll divario tra le quote di aziende che prevedono di espandere il numero di addetti e di quelle che si aspettano di ridurlo è diminuito di 11 punti percentuali rispetto alla rilevazione precedente. Le attese restano più favorevoli nel settore delle costruzioni, con un saldo positivo di 21 punti percentuali, stabile rispetto alla rilevazione precedente.
Prezzi cresciuti del 4,6% nella media di tutti i settori
I prezzi praticati dalle aziende nell’ultimo anno sono cresciuti in tutti i settori, pur con segnali di decelerazione: la variazione media è stata del 4,6% nel complesso dell’industria in senso stretto e dei servizi (da 5,7 nella precedente rilevazione) e del 5,6 per le imprese delle costruzioni (da 5,9) con un contributo che resta maggiore, sebbene in riduzione più rapida, da parte di quelle che operano in prevalenza nell’edilizia residenziale (7,7 da 9,3). In prospettiva, nei prossimi 12 mesi i listini rallenterebbero in tutti i comparti, in media al 2,7 per cento nell’industria in senso stretto e nei servizi e al 4,9% nelle costruzioni.
Attese sull’inflazione al 4,7%
Le attese sull’inflazione al consumo si sono ulteriormente ridotte su tutti gli orizzonti temporali, attestandosi al 4,7% sui 12 mesi (dall’8,1 nel quarto trimestre 2022, il valore massimo della serie) e al 4,2% e 3,8% sugli orizzonti rispettivamente a 2 anni e tra 3 e 5 anni.
Le aspettative sull’inflazione al consumo si sono ulteriormente ridotte su tutti gli orizzonti di previsione, raggiungendo i livelli degli inizi del 2022. Il tasso atteso di inflazione al consumo si è attestato, in media, al 5,1 per cento tra 6 mesi (da 6,9 nella precedente indagine; era 8,9 nel quarto trimestre 2022, il valore massimo della serie), al 4,7 tra 12 mesi (da 5,8), al 4,2 tra 2 anni (da 5,0) e al 3,8 su un orizzonte compreso tra i 3 e i 5 anni (da 4,5; Figura 4). Queste ultime si collocavano al 5,7 nel quarto trimestre del 2022.