Tre famiglie di migranti su quattro sono titolari di un conto corrente presso una banca o presso BancoPosta. Lo rivelano i dati contenuti nel dossier presentato oggi a Roma dall’Osservatorio nazionale sull’inclusione finanziaria.
Nato dalla collaborazione fra l’Associazione bancaria italiana e il ministero dell’Interno e finanziato dalla Commissione Ue, l’Osservatorio è gestito dal Cespi, il Centro studi di politica internazionale, e rappresenta il primo progetto del genere nel panorama italiano ed europeo. Il suo scopo è quello di fornire uno strumento di analisi e di monitoraggio costante e organico della situazione finanziaria in cui si trovano i migranti che scelgono l’Italia come Paese di residenza.
“Il nostro Paese ospita un’immigrazione strutturale e rilevante” , ha spiegato Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, durante la presentazione del rapporto. “Alla luce delle dinamiche demografiche ed economiche il suo trend di crescita appare evidente: i migranti sono diventati una realtà importante”. Tanto che, ha aggiunto il numero uno di Palazzo Altieri, attualmente “quasi 1,8 milioni di conti correnti del nostro sistema finanziario sono intestati ai nuovi italiani”.
I dati raccolti fanno riferimento alla fine del 2010, quando il numero di conti correnti di cui risultavano titolari cittadini migranti ammontava a 1.782.426. Considerando esclusivamente la popolazione immigrata adulta e regolarmente residente in Italia, “l’indice di bancarizzazione” calcolato dall’Osservatorio si attestava al 61,2%. Un valore siginificativo e che tuttavia sottostima la reale inclusione finanziaria degli immigrati. Perché, spiega il dossier “nel primo anno di attività dell’Osservatorio non è stato possibile comprendere nell’analisi lo strumento delle carte di debito ricaricabili con Iban, assimilabili per funzionalità ai conti correnti bancari tradizionali, di recente introduzione e particolarmente adatte alle esigenze della popolazione immigrata. Pari a 22 la percentuale di correntisti da più di 5 anni”.
Da un punto di vista geografico, in un Paese in cui due stranieri su tre vivono nelle regioni più settentrionali, il Nord Italia si caratterizza per un livello di “bancarizzazione” ben al di sopra della media (67%); segue il centro (53%); da ultimo viene il Sud (21%). “Se si considera la nazionalità, sono egiziani (con l’83%), tunisini (78%), peruviani (76%), cinesi (73%) i più solidi nel processo di bancarizzazione. Dal punto di vista delle differenze di genere, si riscontra un maggiore numero di titolari di conto corrente tra gli uomini (71%) rispetto alle donne (63%). Le donne però mostrano una più elevata capacità di risparmio. Le donne sole hanno più capacità di risparmio degli uomini soli, oltre 37,4% rispetto al 31%, e questo nonostante dichiarino un reddito inferiore”.
Il rapporto analizza anche il fenomeno delle “rimesse” dei migranti, che nel 2011 si sono attestate su un valore di 7,4 miliardi, con un incremento del 12,5% rispetto al 2010. L’ammontare medio inviato è pari a 3.000 euro, cifra che “mostra che i migranti ricorrono alla banca per invii di importi superiori ai 1.000 euro, per esigenze e funzionalità diverse dalla rimessa cosiddetta “tradizionale”, inviata periodicamente ai familiari. Nell’invio tramite bonifico bancario generalmente è meno importante la necessità di rapidità, e meno presente è la componente di risposta a emergenze, mentre crescono le componenti legate all’accumulo del risparmio nel Paese di origine per sé o per i familiari e quelle legate alla sicurezza”.
La Romania è il Paese verso cui si concentra il 32% delle transazioni, seguita dal Marocco (20%), Moldavia e Cina (entrambe 9%), Polonia (8%) e Senegal (5%). Prendendo in considerazione i volumi, è la Cina a canalizzare il flusso più rilevante, “pari al 30% dei volumi complessivi del campione”.
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