Bce alza i tassi di mezzo punto

La Banca centrale europea ha alzato di mezzo punto percentuale i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale, che dal 22 marzo saliranno rispettivamente al 3,50%, al 3,75% e al 3%. La decisione è stata presa oggi nel corso della riunione del consiglio direttivo e ha ottenuto una larga maggioranza. Solo 3 o 4 i componenti contrari, che chiedevano più tempo per monitorare la situazione.

Le motivazioni, ormai p noto, sono da ricercare nella volontà del consiglio di assicurare che l’inflazione torni all’obiettivo del 2% a medio termine e di preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria. “La Bce dispone di tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell’area dell’euro, qualora ve ne sia l’esigenza. Inoltre, lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i paesi dell’area dell’euro, consentendo così al consiglio direttivo di assolvere con più efficacia il proprio mandato di stabilità dei prezzi”, si legge in un comunicato stampa.

Nel primo pomeriggio la presidente della Bce Christine Lagarde ha affermato che la Banca centrale ha dimostrato in passato creatività in caso di crisi di liquidità ma ha chiarito di non vederla allo stato attuale. Il settore bancario “è molto molto più forte del 2008”, ha dichiarato, ma “abbiamo gli strumenti disponibili che siamo sempre pronti ad attivare quando e se necessario“, ha aggiunto.

Le previsioni della Bce

Le nuove proiezioni macroeconomiche degli esperti della Bce sono state ultimate agli inizi di marzo, prima delle recenti tensioni emerse nei mercati finanziari. Tali tensioni comportano pertanto ulteriore incertezza riguardo alle valutazioni dello scenario di base per l’inflazione e la crescita. Prima di questi ultimi sviluppi, gli esperti della Bce avevano già rivisto al ribasso le proiezioni per l’inflazione complessiva nello scenario di base, soprattutto per effetto del minore contributo delle quotazioni energetiche rispetto alle attese precedenti. Gli esperti della Bce prevedono ora che l’inflazione possa attestarsi in media al 5,3% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,1% nel 2025. Allo stesso tempo, le pressioni di fondo sui prezzi restano intense. L’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari ha continuato ad aumentare a febbraio e gli esperti della Bce si attendono una media del 4,6% nel 2023, livello più elevato di quello anticipato nelle proiezioni di dicembre. In seguito dovrebbe ridursi al 2,5% nel 2024 e al 2,2% nel 2025, via via che le spinte al rialzo derivanti dai passati shock dell’offerta e dalla riapertura delle attività economiche verranno meno e che la politica monetaria più restrittiva frenerà in misura crescente la domanda.

Le proiezioni per la crescita nel 2023 sono state corrette al rialzo nello scenario di base, collocandosi in media all’1% per effetto sia del calo delle quotazioni energetiche sia della maggiore tenuta dell’economia al difficile contesto internazionale. Gli esperti della BCE si attendono poi che la crescita aumenti ancora all’1,6% sia nel 2024 sia nel 2025, sostenuta dal vigore del mercato del lavoro, dal miglioramento del clima di fiducia e dalla ripresa dei redditi reali. Allo stesso tempo il rafforzamento della crescita nel 2024 e nel 2025 risulta inferiore rispetto alle proiezioni di dicembre, di riflesso alla politica monetaria più restrittiva.

Programma di acquisto di attività e Programma di acquisto per l’emergenza pandemica

Il portafoglio del Paa si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema reinveste solo in parte il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Il ritmo di tale riduzione sarà pari in media a 15 miliardi di euro al mese sino alla fine di giugno 2023 e verrà poi determinato nel corso del tempo.

Per quanto riguarda il Pepp (pandemic emergency purchase programme), la Banca centrale europea intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024. “In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del Pepp sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria.

Il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP, per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia”, precisa la nota.