Entro il primo gennaio 2023 le banche dovranno operare con livelli di capitale superiori a quelli definiti dagli orientamenti del secondo pilastro (Pillar 2 guidance, P2g), che riflettono i rischi evidenziati nei risultati delle prove di stress. Lo ha annunciato la Banca centrale europea (Bce), che ha pubblicato oggi gli esiti del processo di revisione e valutazione prudenziale (supervisory review and evaluation process, srep) per il 2021.
I risultati del ciclo srep 2021 riflettono, secondo la Bce, la resilienza del settore bancario europeo, che ha svolto un importante ruolo nella ripresa economica dell’area dell’euro, e al tempo stesso le sfide che si prospettano. “In particolare, permane l’incertezza in merito alla futura traiettoria ed evoluzione della pandemia, in una fase in cui le interruzioni lungo le catene di approvvigionamento gravano sugli scambi e sull’attività economica complessiva – precisa il report -. Anche altri rischi si profilano all’orizzonte, alimentati da incertezze riguardo a molteplici aspetti, quali possibili attacchi cibernetici, rischi climatici, perduranti pressioni sulla redditività e un’uscita potenzialmente destabilizzante dalla situazione di bassi tassi di interesse”.
Dalle raccomandazioni alle decisioni formali
Il ciclo di vigilanza 2021 ha segnato un ritorno alla normalità, dopo l’approccio pragmatico adottato nel 2020, quando i requisiti patrimoniali erano stati mantenuti stabili a causa della pandemia e gli elementi di criticità riscontrati attraverso la vigilanza erano stati affrontati principalmente mediante raccomandazioni, anziché requisiti.
Il ciclo srep 2021 ha quindi comportato “la valutazione della posizione patrimoniale delle banche, l’assegnazione di punteggi ai profili di rischio complessivi delle banche e ai loro principali elementi e l’emissione di decisioni formali in aggiunta alle raccomandazioni“.
I risultati
L’analisi della Bce evidenzia come in media le banche abbiano mantenuto solide posizioni patrimoniali e di liquidità per tutta la durata della pandemia. I requisiti e gli orientamenti patrimoniali complessivi sono lievemente aumentati per il 2022, collocandosi in media intorno al 15,1% delle attività ponderate per il rischio, rispetto al 14,9% della valutazione pragmatica srep 2020. Mediamente i requisiti e gli orientamenti patrimoniali complessivi in termini di Cet1 sono passati dal 10,5% a circa il 10,6% delle attività ponderate per il rischio.
Il marginale incremento del capitale totale è stato determinato dai requisiti di secondo pilastro (Pillar 2 requirements, P2r), che sono saliti dal 2,1% al 2,3%. “Ciò è principalmente riconducibile all’introduzione di un requisito specifico (un requisito aggiuntivo relativo alle carenze negli accantonamenti) imposto alle banche che non hanno effettuato accantonamenti sufficienti a fronte del rischio di credito sui crediti deteriorati (non-performing loans, npl) concessi prima del 26 aprile 2019“, precisa il rapporto. Le banche che fronteggeranno attivamente le carenze nei propri accantonamenti rispetto alle attese della Bce potranno ridurre rapidamente il nuovo requisito aggiuntivo nel corso del 2022 senza dover aspettare la prossima valutazione srep.
Gli orientamenti di capitale di secondo pilastro (Pillar 2 guidance, P2g), che riflettono i rischi evidenziati nei risultati delle prove di stress, sono aumentati di 0,2 punti percentuali, passando dall’1,4% all’1,6%. Soltanto sei banche non si attenevano ai rispettivi P2g alla fine del 2021, peraltro per ragioni strutturali antecedenti alla pandemia.
In virtù delle misure di sostegno della Bce, le banche possono utilizzare appieno le proprie riserve di capitale o i propri P2g fino alla fine del 2022. Come annunciato con un apposito comunicato stampa, la Bce si attende che entro il 1° gennaio 2023 le banche operino con livelli di capitale superiori a quelli definiti dai rispettivi P2G.
“Siamo sostanzialmente soddisfatti di come le banche abbiano sinora operato nel corso della pandemia. Hanno contribuito alla resilienza dell’economia dell’area dell’euro, continuando a erogare credito a famiglie e imprese – ha dichiarato Andrea Enria, presidente del consiglio di vigilanza della Bce -. Tuttavia l’impatto della pandemia sull’economia non si è ancora esaurito. Le banche devono restare consapevoli delle possibili conseguenze per i propri bilanci e rafforzare, in particolare, i sistemi di controllo dei rischi e i dispositivi di governance”.
Rischio di credito e governance interna restano le principali aree di intervento della vigilanza
Gli esperti di vigilanza hanno guardato con attenzione all’adeguatezza dei sistemi di controllo del rischio di credito delle istituzioni. Presso diverse banche sono state riscontrate carenze nelle prassi di gestione del rischio di credito; alcune presentavano processi di accantonamento inadeguati. In questi casi la Bce ha abbassato i punteggi relativi al rischio di credito e ha richiesto che fossero intraprese maggiori azioni correttive.
Le consistenze di npl hanno continuato a diminuire, grazie soprattutto alla coerente esecuzione dei piani di riduzione e dismissione degli npl da parte delle banche. La qualità del credito nei bilanci bancari è rimasta nel complesso piuttosto solida, in parte per effetto delle misure straordinarie di sostegno pubblico. Si riscontrano tuttavia alcuni segnali di deterioramento della qualità creditizia, in particolare nei settori economici che hanno maggiormente beneficiato delle misure di sostegno; questi andamenti dovranno essere tenuti sotto attenta osservazione.
I risultati emersi sul piano della governance interna indicano debolezze per quanto riguarda le capacità di indirizzo dei consigli di amministrazione e dispositivi di governance quali i sistemi di controllo dei rischi. Ciò può essere di ostacolo per la funzione di gestione dei rischi e la funzione di conformità alle norme, nonché per i piani di trasformazione informatica, impedendo la risoluzione di problemi di aggregazione dei dati.
Numerose banche devono anche adottare misure per migliorare la composizione e l’idoneità complessiva dei propri organi di amministrazione, in quanto continuano a non valorizzare adeguatamente il tema della diversità (per quanto concerne ad esempio il genere e le competenze professionali). In questa ottica, la Bce ricorre a provvedimenti operativi per richiedere alle banche di dotarsi di politiche in materia di diversità e fissare obiettivi inerenti al genere.
Al tempo stesso, la valutazione dei modelli di business mette in luce che la maggior parte delle banche non riesce ancora a generare utili superiori al costo del capitale.
Redditività inadeguata, piani strategici insoddisfacenti o non eseguiti
La redditività ha registrato un recupero nel 2021 ma “nel complesso resta strutturalmente bassa“. In questo ambito, “gli aspetti problematici dal punto di vista della vigilanza riguardano principalmente questioni di lunga data, anteriori alla pandemia, come piani strategici insoddisfacenti e/o la loro inadeguata esecuzione“, conclude la Bce.