Nell’ambito della sua sezione di ricerche di mercato SimplyBiz ha chiesto agli operatori del mondo del credito di fornire un resoconto della propria attività nei primi 6 mesi del 2013, evidenziando cosa è andato bene e cosa no, quali sono i prodotti che hanno registrato le migliori performance e quali le peggiori e che tipo di aspettative nutrono per la seconda parte dell’anno.
Il campione di riferimento è costituito da 720 rispondenti, di cui l’80% si suddivide tra mediatori creditizi e agenti in attività finanziarie e l’altro 20% tra compagnie di assicurazioni, istituti finanziari e promotori finanziari.
Già dalla prima domanda si può notare che per la maggior parte dei rispondenti il primo semestre dell’anno è stato un periodo non facile: il 48% chiude questi sei mesi in maniera negativa, il 15% in una situazione di stabilità e solo il 37% indica dei risultati positivi. Tra questi ultimi un timido 3% ha risposto con un “molto positivo”. Se però questo dato lo confrontiamo con quelli delle survey passate si può notare che il trand è verso il positivo: sono aumentati i positivi e i poco positivi.
La difficoltà del periodo preso in considerazione emerge anche dal grafico successivo, che indica come per il 78% del campione gli istituti bancari/finanziari non hanno dimostrato maggiore disponibilità a erogare rispetto all’anno passato.
A complicare ulteriormente il quadro c’è il fatto che, a fronte della stretta creditizia, la richiesta di finanziamenti è andata aumentando del 30%, come si può notare nel grafico sottostante.
Ma cerchiamo ora di comprendere nello specifico quali sono i prodotti che hanno registrato le migliori performance e quali le peggiore in questo primo semestre.
Come si evince dal seguente grafico, i due prodotti che hanno ottenuto i migliori risultati, entrambi con una percentuale del 31%, sono le cessioni del quinto e i mutui. Al terzo posto, con il 15%, troviamo il credito personale, seguito dal credito finalizzato e dal leasing strumentale, con un 4%.
Una contraddizione emerge dal grafico che segue, in cui si può notare che il prodotto che ha registrato la peggiore performance in assoluto, con una percentuale del 36%, è ancora quello dei mutui, sopra indicato come uno dei migliori. Tale incoerenza potrebbe essere spiegata prendendo in considerazione il pesante calo nella concessione dei mutui negli anni scorsi e che li fa percepire sempre in negativo, ma ha fatto seguito una crescita del primo periodo del semestre.
La seconda parte della ricerca è dedicata alle previsioni per i prossimi sei mesi dell’anno.
Gli istogrammi mettono in evidenza che gli operatori del settore del credito sono moderatamente ottimisti circa le prospettive future: il 46% prevede qualcosa di positivo, a dispetto di un 30% che ritiene che la situazione andrà peggiorando e di un 24% che pensa che resterà stabile.
Alla domanda su quale siano gli investimenti più importanti da fare nel prossimo futuro il 33% dei rispondenti ha indicato convenzioni bancarie/finanziarie, il 16% pubblicità e implementazione della struttura commerciale, il 10% implementazione della propria rete. In fondo alla graduatoria si trovano sistemi informatici e dirigenza manageriale, entrambi all’1%.
Sulla scorta del precedente quesito è stato chiesto agli intervistati se ritenessero utile uno strumento informatico unico per la governance e l’organizzazione aziendale. Il 73% ha risposto sì, il 15% no e il 12% non so.
Interrogati su cosa dovrebbe essere in grado di fare una piattaforma informatica per essere utile, il 27% ha risposto che serve per l’antiriciclaggio, il 24% per l’archiviazione e il controllo, il 22% per la prevenzione e la gestione della pratica, il 10% per la gestione della rete, il 9% per il Crm e l’8% per la gestione documentale.
Chiusa la seconda parte della ricerca se ne apre una terza e ultima che include domande più generiche e attuali sul mondo del credito.
Il primo quesito di questa sezione riguarda la recente comunicazione dell’Oam sulla segnalazione. Il 30% vede questa come una causa dell’aumento dell’abusivismo; per il 22% non cambia nulla; per il 21% restringe la possibilità di lavoro. Solo il 6% ritiene che questa possa ampliare le opportunità di business.
Da ultimo è stato chiesto al campione se la sola consulenza (fatturata a sé stante) sia vendibile dai mediatori creditizi (prima della comunicazione Oam). Il 48% ha risposto sì, il 37% no e il 15% non so.
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