“Ho iniziato a lavorare in banca per caso, appena diplomata, dopo aver inviato una domanda e aver accettato una sostituzione per maternità. Era il 1986, avevo 19 anni ed ero l’unica donna in tutto l’ufficio. Oggi fortunatamente le cose sono molto cambiate e la presenza femminile nel settore del credito è decisamente aumentata, anche se rimane preponderante quella maschile”. Carmen Fasano è una professionista che ha alle spalle una lunga carriera, cominciata nel mondo delle banche in qualità di dipendente e proseguita in quello della consulenza e della mediazione creditizia. L’abbiamo raggiunta al telefono per farci raccontare cosa significa essere una donna che lavora e che è riuscita ad affermarsi nel campo dell’intermediazione del credito, dove gli uomini sono ancora oggi in netta maggioranza.
Quanto tempo ha lavorato in banca?
Circa trent’anni. È stata un’esperienza molto bella, che ho vissuto sempre riversando un grande entusiasmo in tutti i ruoli che ho ricoperto nel tempo. Sono stata una lavoratrice tenace e instancabile ed è per questo che sono riuscita a fare carriera: dopo un primo contratto di 6 mesi ne ho ottenuto uno di formazione, poi uno a tempo indeterminato e a 29 anni mi sono ritrovata a essere direttrice di filiale, unica donna tra 60 uomini.
È stata dura?
Sicuramente si è trattato di un percorso impegnativo. Per farmi notare e mostrare quello che valevo ho dovuto impegnarmi costantemente e più dei colleghi uomini: in quegli anni una donna che faceva carriera in banca era decisamente inusuale. In alcuni momenti mi sentivo un po’ una mosca bianca ma il lavoro mi piaceva e gli dedicavo anima e corpo.
Come ha fatto, quando è diventata mamma, a conciliare gli impegni di lavoro e quello familiari?
Fortunatamente ho avuto un grandissimo sostegno da parte dei nonni, soprattutto quando mio figlio era piccolo. Avendo un lavoro di grande responsabilità era spesso assorbita dagli impegni ma ho comunque faticato molto per essere presente anche in casa, senza far mancare mai nulla ai miei familiari. In questo senso è stato fondamentale avere buone doti organizzative. Chiaramente anche in questo caso ho dovuto fare alcuni sacrifici, come tornare immediatamente al lavoro appena finita la maternità, perché se fossi rimasta assente troppo a lungo avrei perso tutto il terreno faticosamente guadagnato. Per questo mi sono subito rimessa alla scrivania a testa bassa.
Suo marito l’ha aiutata?
Per quanto possibile si, ma avendo anche lui un lavoro a tempo pieno il maggior sostegno è venuto come dicevo dai nonni.
Cosa l’ha spinta a lasciare il posto da dipendente bancario per entrare in quello della consulenza?
Nel 2016 ho avuto un problema di salute, per fortuna superato, che mi ha fatto riflettere su tutto il tempo speso a girare per l’Italia per impegni di lavoro, corsi, riunioni e meeting. Forte dell’esperienza accumulata nel tempo nel settore del credito ho preferito dedicarmi solo all’altro segmento.
Come si trova nei suoi nuovi panni?
Oggi mi occupo di mutui, prestiti e cessioni del quinto. Essendo innamorata del mio lavoro continuo a dedicargli molte energie. Provo sempre una grande soddisfazione quando riesco a risolvere i problemi di un cliente, come l’acquisto di una casa o la concessione di un prestito in un momento di difficoltà. Rispetto a prima, anche grazie alla tecnologia, ho una maggiore possibilità di gestire il mio tempo: se prima ero obbligata a rimanere in ufficio fino a quando non avevo chiuso l’ultima pratica, oggi posso conciliare meglio gli impegni lavorativi e quelli familiari, anche se spesso i contratti si chiudono fuori sede. Questo aiuta molto, soprattutto se sei una donna.
Quante colleghe ha?
Il numero di donne che lavora nel settore del credito è molto aumentato rispetto al passato. Dal mio punto di vista, però, ancora oggi quelle che riescono ad affermarsi nel settore del credito hanno una marcia in più, perché sono abituate a cavarsela nelle situazioni più disparate e perché hanno una forma mentis che le rende capaci di gestire più cose contemporaneamente, diversamente dagli uomini che tendono a focalizzarsi solo sul compito che hanno davanti in quel momento. Questo è un lusso che le donne non possono permettersi.