Cbre: edifici inquinanti, come decarbonizzare l’edilizia entro il 2050

Cbre LogoIn Italia esistono 633.000 unità immobiliari a tipologia uffici, poco più della metà dei quali si trovano nel Nord del Paese, ma solamente l’8,4% sono certificati con classe energetica A. Poco più della metà degli uffici risulta avere le percentuali più basse di riqualificazioni energetiche, di ristrutturazioni importanti e di nuove costruzioni: secondo uno studio del Politecnico di Milano, circa il 55% degli immobili oscilla tra la classe energetica G e la E. Questo si tramuta, per edifici di questo tipo, certificati in classe E, F e G, in un’emissione complessiva di Co2 che varia tra i 60 e 63 kg/mq/anno; è opportuno considerare che un’unità immobiliare in classe A4 emette il 90% in meno di Co2 di una in classe F (9,7 kg/mq/anno). 

I dati sono stati presentati oggi in occasione dell’evento “Refocus: obiettivo decarbonizzazione” organizzato da Cbre Global Workplace Solutions, la divisione di Cbre Group che si occupa di facility management, presso la sede della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli a Milano.

Dobbiamo tornare a focalizzarci attentamente sulla sostenibilità in modo concreto – afferma Matt Cook, ad di Cbre Gws Italia -. Con questo obiettivo abbiamo usato il termine Refocus: porre l’accento nuovamente sulle tematiche ambientali è fondamentale per rispettare le direttive europee sulla decarbonizzazione totale entro il 2050. La sfida è lunga, ma ci sono gli strumenti per raggiungere questo traguardo”.

Le politiche di decarbonizzazione in atto nell’Unione Europea, che mirano al raggiungimento del livello net zero entro il 2050, sono necessarie per mitigare i cambiamenti climatici, rispettare l’accordo di Parigi ed evitare un aumento delle temperature globali di oltre 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali.

A livello mondiale, il settore edilizio è responsabile di circa il 40% del consumo energetico globale e del 39% delle emissioni globali di CO2: il 28% deriva dal funzionamento degli edifici mentre l’11% dai materiali e dai processi costruttivi. A causa dell’aumento della popolazione previsto, si stima che questi consumi raggiungeranno il 53% nel prossimo decennio, con un probabile aumento delle emissioni correlato – si legge in un comunicato stampa di Cbre -. Di conseguenza, un futuro a zero emissioni non è possibile senza la contestuale decarbonizzazione degli edifici. Il settore edilizio deve decarbonizzarsi riducendo l’intensità energetica di almeno l’80% entro il 2030 ed essere neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050”.

Questo risultato si può ottenere grazie ad alcuni accorgimenti che vanno dalla riqualificazione delle superfici vetrate, con annesse migliorie alla coibentazione degli edifici, fino all’eliminazione dei combustibili fossili e l’elettrificazione degli usi legati alla climatizzazione. Senza dimenticare la massimizzazione delle superfici destinate ad impianti solari fotovoltaici: considerando che un nzeb (edifici a energia quasi zero), ha un consumo elettrico complessivo di circa 40-50 kWh/m2, una superficie fotovoltaica pari a circa il 15%-25% della superficie totale riscaldata fornisce il 100% del fabbisogno energetico annuale.