Claudio Demozzi presidente nazionale dello Sna: “Il sindacato e le compagnie assicurative devono dialogare e stabilire insieme la strada da seguire per tornare a crescere”

Considerando che gli agenti di assicurazione iscritti al Rui, il Registro unico degli intermediari assicurativi, sono circa 20mila in tutta la Penisola, l’uscita di alcune migliaia di operatori è un bilancio pesante…
Esattamente. Stiamo parlando di una percentuale significativa di intermediari costretti ad abbandonare il mercato.   

Nei giorni scorsi il Senato ha approvato il “decreto sviluppo bis”, all’interno del quale è presente una norma che stabilisce la possibilità di collaborazione tra intermediari. Vi aspettate che questo produca effetti positivi a breve?
Siamo molto soddisfatti di questo passaggio. Per la prima volta abbiamo trovato un governo disposto a prendere in considerazione e valutare le nostre richieste. Si tratta di una battaglia che lo Sna sta portando avanti da anni, e che è stata appoggiata all’unanimità da tutta la categoria.

L’Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), però, non condivide il vostro entusiasmo. Secondo le dichiarazioni rilasciate dai suoi vertici “lungi dal portare vantaggi ai consumatori, la collaborazione tra intermediari comporterà danni in termini di aumento dei costi delle polizze e di riduzione della qualità del servizio agli assicurati”
Negli ultimi mesi l’Ania ha ritenuto di prendere le distanze da questo provvedimento del governo. La cosa non ha mancato di stupirci, visto che in passato l’associazione era tra i soggetti che ritenevano che la collaborazione tra agenti potesse rappresentare un’ancora di salvezza per il settore. Peraltro le sue previsioni allarmistiche sono secondo noi prive di fondamento, come abbiamo avuto modo di dimostrare anche durante l’audizione al Senato dello scorso 6 novembre.

Il decreto sviluppo bis cancella anche l’obbligo di iscrizione degli agenti assicurativi all’Oam, l’Organismo degli agenti e dei mediatori, prevista dalla riforma del D.Lgs. 141/2010…
Fortunatamente sì. Come è noto gli agenti assicurativi sono già iscritti al Rui. L’obbligo di iscriversi anche all’Oam appare, come è stato detto più volte e da più parti, del tutto ingiustificato.

Recentemente il vostro sindacato ha proposto un codice deontologico per gli intermediari assicurativi. Può raccontarci di cosa si tratta?
Si tratta di un’iniziativa che lo Sna ha ritenuto necessario avviare per rendere il nostro settore più trasparente e competitivo verso i consumatori e in linea con quel che avviene all’estero. In particolare, riteniamo che la nostra professione debba essere esercitata soprattutto fornendo consulenza ai nostri clienti e gestendo la copertura dei rischi in totale indipendenza e chiarezza di tariffe e provvigioni. Approfittando di una carenza normativa ci siamo dunque dotati di regole per disciplinare le nuove attività che possiamo intraprendere in base alla legge, in particolare le collaborazioni tra intermediari professionisti. A questo scopo abbiamo elaborato un codice etico e  un codice comportamentale, che hanno passato il vaglio del nostro centro studi, della nostra area legale e di alcuni dei maggiori esperti della disciplina del settore assicurativo. In questo modo chi intende attivare collaborazioni tra intermediari potrà farlo da subito seguendo le nostre indicazioni operative.

A proposito di regole di condotta, dal primo gennaio il settore assicurativo avrà un nuovo ente regolatore, l’Ivass, che prenderà il posto dell’attuale Isvap. Qual è il vostro giudizio a riguardo?
Che l’Isvap fosse ormai non più adeguato era chiaro a tutti da tempo. Farlo rientrare con il nuovo nome di Ivass sotto il controllo della Banca d’Italia è certamente un passaggio importante, perché l’istituto di Palazzo Koch è una delle poche istituzioni che nel nostro Paese ha mantenuto una certa autorevolezza e credibilità. Resta chiaramente da vedere come saranno tradotti nella pratica una serie di concetti che da un punto di vista generale ci appaiono assolutamente condivisibili.

La crisi e le nuove regole introdotte dal governo stanno ridisegnando in maniera profonda l’intera economia italiana. Il settore delle assicurazioni non fa eccezione. Quali sono le prospettive di breve e di lungo periodo?
Nel breve periodo gli intermediari assicurativi si troveranno ad affrontare un periodo molto difficile. I cambiamenti intervenuti nella disciplina del settore, dovuti in parte alle richieste dell’Europa, in parte a quelle del legislatore italiano, pongono una serie di sfide a livello strutturale e organizzativo. Da questo punto di vista sarà necessario un lungo e delicato lavoro di adeguamento. Però, una volta fatto questo, credo che le prospettive di lungo periodo siano assolutamente positive. Le riforme aiuteranno a liberare molte delle capacità imprenditoriali oggi frustrate da piani commerciali e modalità operative calati dall’alto, imposti dalle grandi compagnie assicurative nazionali e rispondenti ancora a logiche vecchie e superate. Da questo punto di vista le potenzialità di crescita e di sviluppo sono veramente enormi.

Vi sentite pronti ad affrontare questa sfida?
Lo Sna è pronto a farsi artefice del grande cambiamento che ci attende. Una ventata di rinnovamento ha finalmente iniziato a soffiare anche sull’Italia e noi intendiamo cogliere tutte le opportunità che porta con sé. Da decenni siamo bloccati in un mercato asfittico. Non si può pretendere di uscire dall’impasse in cui ci troviamo facendo riferimento alle solite dinamiche.
La via da seguire è una sola: quella dell’innovazione, del cambiamento. Stiamo veramente affrontando un passaggio epocale per la categoria degli agenti assicurativi. Anziché tentare di rinchiudersi in un fortino per difendere lo status quo ante, le grandi imprese assicurative devono saper affrontare con intelligenza e lungimiranza questi cambiamenti, collaborando con gli agenti. Lo Sna è disponibile sin da ora a una serie di confronti pubblici con le compagnie del settore assicurativo per stabilire insieme la strada da percorrere per tornare finalmente a crescere.