“Guardando al 2017, riteniamo che nelle aziende prevarrà un atteggiamento di prudenza e bassa propensione agli investimenti“. Questa la previsione formulata nel corso di un’intervista pubblicata sulla Nuova Ferrara da Marco Amelio, presidente di Cofiter (Confidi Terziario Emilia-Romagna).
Un’indagine svolta su un campione di 600 realtà (400 in Emilia-Romagna, e 200 tra Piemonte, Veneto, e Lombardia), ha rivelato, secondo quanto riportato da Amelio, che “il 67% delle imprese interpellate conosce il sistema Confidi, anche se ne è nota soprattutto la funzione primaria, ossia offrire garanzie, e meno quella dei servizi collaterali”.
Un fronte, quest’ultimo, “su cui stiamo da tempo lavorando”, precisa Amelio, che cita, tra quelli lanciati di recente, “la consulenza per l’analisi della centrale dei rischi”, e “la redazione dei business plan, spesso sottovalutata nonostante rappresenti il biglietto da visita per l’accesso al mercato finanziario nella ricerca di linee di credito”. Ancora, il 54% delle Pmi “definisce buona o ottima la propria competitività sul mercato, e il 46% individua nella mancanza di risorse finanziare il principale ostacolo da superare“. Il 58%, inoltre, “ammette di riuscire a fare fronte al proprio fabbisogno finanziario senza particolari difficoltà, il 36% con fatica e in ritardo, e il 6% non riesce”.
Le maggiori vulnerabilità si registrano, invece, sul fronte delle entrate. Tre i motivi di sofferenza: entrate sicure ma tardive (42%); irregolari o imprevedibili (39%); insufficiente livello di fatturato (37%). Infine, la funzione finanziaria “è svolta nel 53% dei casi internamente, nel 18% esternamente, e nel 29% in forma mista”. Dati, spiega Amelio, che “permettono di comprendere come le Pmi interpretano se stesse, ed evidenziano una certa tendenza, soprattutto nelle piccole realtà, a occuparsi di ‘tutto’, rinunciando a figure specializzate”. Anche per questo, conclude il presidente Cofiter, “è necessario entrare ancora più in profondità nella relazione con l’impresa”.