Nei primi mesi del 2021 il mercato del credito al consumo ha confermato un trend in calo (-18%) con una contrazione più marcata sui prestiti personali (-29%) rispetto al finalizzato (-16%) e all’auto (- 11%). In questo contesto Compass ha conferma la quota di mercato, pari al 10%, con buoni risultati sul finalizzato e prestiti personali diretti. Lo rende noto Mediobanca, che ha diffuso ieri la relazione trimestrale del gruppo, precisando che l’erogato dell’ultimo trimestre di Compass è stato pari a 1,6 miliardi.
In un contesto di mercato in recupero, ma ancora difficile e lontano dai livelli di attività pre-covid, “Compass mostra un andamento commerciale solido ed una redditività che si mantiene elevata”.
Lo sviluppo dei ricavi è stato penalizzato dai minori impieghi medi annui: 12,7 miliardi contro 13,7 miliardi di un anno fa. Ma “gli effetti delle chiusure sono stati progressivamente ridotti grazie al potenziamento della distribuzione, sempre più ampia ed integrata fisica/digitale, e dei processi”. L’erogato dell’ultimo trimestre, pari a 1,6 miliardi, si è quindi riportato all’85% dei livelli pre-covid. La divisione, pur mostrando un utile in rallentamento (215,7 milioni, -13% a/a) mantiene una elevata redditività (ROAC 28%) grazie all’efficace gestione del costo del rischio che scende su tutti gli orizzonti temporali (9M a 206 bps, ultimo trimestre a 174bps) mentre gli indici di copertura raggiungono i livelli più elevati di sempre (NPL: 74,4%; bonis: 3,43%).
Distribuzione: 4 nuovi punti vendita e digitale
Continua il potenziamento della distribuzione: nel trimestre sono stati aperti 4 nuovi punti vendita (tra filiali e agenzie) che complessivamente salgono di 10 nei 9 mesi a 229, di cui 50 agenzie. Si conferma il positivo trend del canale web che ha visto stabilizzarsi poco al di sotto del 25% la quota di intermediato dei prestiti personali del canale diretto (con l’80% delle richieste evase in un giorno).
Erogato dei nove mesi
L’erogato dei 9 mesi si attesta a 4,6 miliardi, in calo del 17,4% rispetto allo scorso anno (5,6 miliardi), ma in aumento trimestre su trimestre (+11,3%, da 1,5 a 1,6 miliardi).
I nove mesi mostrano un utile netto di 215,7 milioni, in calo del 13% rispetto allo scorso anno ma con un ROAC che si mantiene su livelli molto elevati (28%). I minori volumi intermediati (-3%) unitamente ad un mix erogato più sbilanciato sui prestiti finalizzati anziché personali incidono sui ricavi solo in parte compensati dal notevole miglioramento dei tassi di default e delle performance di recupero che portano il costo del rischio ben al di sotto di quelli pre-Covid (206bps sui 9 mesi; 11 174bps nell’ultimo trimestre) senza tuttavia intaccare i livelli di copertura che nel trimestre crescono ulteriormente.
Nel dettaglio, i ricavi dei nove mesi calano del 5,1% rispetto allo scorso anno (da 805 a 763,9 milioni), e del 2,6% nel trimestre (da 255,5 a 248,8 milioni), condizionati dalla dinamica del margine di interesse (-6,6% da 711,3 a 664,4 milioni) il cui calo è equamente imputabile ai minori volumi ed alla riduzione della redditività e con un contributo trimestrale di 216 milioni (-3% rispetto al precedente), solo in parte compensato dal buon andamento delle commissioni (+6,2%, da 93,7 a 99,5 milioni, di cui 32,8 milioni nel trimestre) che, malgrado la discesa dei proventi assicurativi (da 48 a 37,8 milioni), beneficia delle minori provvigioni pagate alle reti terze.
Costi di struttura
I costi di struttura saldano a 230,7 milioni in crescita dell’1,9% rispetto allo scorso anno per i maggiori oneri di recupero (48,2 milioni contro 42,6 milioni) e gli investimenti informatici (+3 milioni) assorbiti da risparmi su marketing e comunicazione. Il contributo del trimestre è pari a 80,1 milioni in lieve crescita rispetto all’ultimo trimestre (+3,1%).
Rettifiche sui crediti
Le rettifiche su crediti diminuiscono rispetto allo scorso anno del 2,5% (da 204,1 a 198,9 milioni) che tuttavia scontava il picco di marzo 2020 (76,1 milioni).
Indicatori di rischio e attività deteriorate
Gli indicatori di rischio di imprese e famiglie restano sui livelli di fine 2020 e, nel Consumer, i dati di passaggio a default e richieste di accodamenti risultano migliori del pre-Covid; il Gruppo ha comunque mantenuto prudenzialmente il livello di provisioning e applicato le regole di classificazione rigorose, senza rilasciare i fondi accantonati al 31 dicembre scorso.
Impieghi puntuali: su i prestiti personali, giù la cessione
Gli impieghi puntuali risultano stabili a 12,8 miliardi, mentre sono ancora in calo i volumi medi; in particolare i prestiti personali saldano a 6,7 miliardi e lo stock delle cessioni del quinto si riduce (da 1,9 a 1,8 miliardi); in controtendenza l’auto (+4%) anche per effetto degli incentivi alla rottamazione.
Attività deteriorate
Le attività deteriorate lorde flettono da 1.038,8 a 1.031,6 milioni per i bassi flussi di default, gli elevati recuperi nonché la ripresa delle cessioni revolving. L’incidenza sul totale impieghi è del 7,38% (7,45%) e con un tasso di copertura in crescita al 74,4% (71,5%) che consente di ridurre l’esposizione netta da 295,8 a 263,8 milioni, dato più basso dall’adozione della nuova definizione di default (settembre 2019). Le sofferenze nette si riducono sotto i 10 milioni con un tasso di copertura dal 96,3% al 97,2%. Il tasso di copertura del portafoglio in bonis sale al massimo del 3,43% (3,35% al 31 dicembre 2020; 3,17% al 30 giugno 2020; 3,02% al 30 giugno 2019).