Confidi: finanziamenti garantiti in calo ed escussioni in aumento

Secondo i dati raccolti nell’analisi, lo scorso anno il sistema Federconfidi ha garantito finanziamenti per 3,5 miliardi, con una diminuzione del 36,7% rispetto all’anno precedente. Un calo che si è riflesso anche sullo stock complessivo dei finanziamenti in essere a fine anno: 11,2 miliardi contro i 14,1 del 2010, mentre le sofferenze hanno sfiorato i 140 milioni (equivalenti all’1,2% dei finanziamento in essere) e le escussioni i 55.

“Le pmi vivono in una morsa tra i mancati pagamenti della pubblica amministrazione e un calo della domanda di beni e servizi che è allarmante”, ha sottolineato Aurelio Regina, vice presidente di Confindustria per lo Sviluppo economico. In questo senso per Regina i confidi hanno svolto “un ruolo di sostegno importantissimo per le Pmi, aumentando il valore della garanzie prestate”.

Un giudizio condiviso anche da Maurizo Stirpe, presidente di Unindustria, l’Unione degli industriali di Roma, Frosinone, Rieti e Viterbo, che ha spiegato che “in un periodo estremamente complesso”, il sistema dei confidi “è riuscito ad attutire gli effetti della crisi”.

Effetti che tuttavia stanno creando non pochi problemi ai consorzi di garanzia collettiva dei fidi, come sottolineato dal presidente di Federconfidi Pietro Mulatero. Nei giorni scorsi Mulatero ha richiamato l’attenzione sul macigno delle escussioni, che nei primi sei mesi del 2012 sono già arrivate a 48 milioni di euro.“Di questo passo – ha spiegato il presidente – il patrimonio dei consorzi verrebbe grevemente eroso, con la necessità di iniettare nuovo capitale per non bloccare l’erogazione di credito alle imprese”.

I dati di Federconfidi relativi al 2011 evidenziano le difficoltà del momento: gli affidamenti garantiti sono scesi a 3,49 miliardi, oltre un terzo in meno rispetto all’anno precedente. “Storicamente – ha continuato Mulatero – gli affidamenti a breve sono sempre stati nell’ordine del 30% del totale mentre ora siamo ben oltre il 50%. Certo, questo accade per le restrizioni poste dalle banche ma occorre considerare anche la scarsità degli investimenti: oggi non c’è fiducia, il problema è finanziare il circolante, prendere impegni per il futuro è sempre più difficile”.

In questo contesto Federconfidi ha chiesto al governo un ulteriore sforzo per garantire la funzionalità del sistema. “Il Decreto sviluppo ha dato una boccata d’ossigeno – ha dichiarato Mulatero – consentendo di portare a patrimonio nuovi importi. Tuttavia non è risolutivo e noi chiediamo ad esempio di modificare le regole per consentire anche alle fondazioni bancarie di entrare nel nostro capitale. L’altro canale aperto è con la Cassa depositi e presiti, a cui guardiamo come possibile investitore”.

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