Mancano pochi giorni al termine fissato dall’Oam (Organismo agenti e mediatori) per partecipare alla consultazione pubblica sulla bozza di comunicazione avente ad oggetto “Chiarimenti in merito al funzionamento delle piattaforme on-line che offrono servizi di preventivazione e/o comparazione di opzioni di finanziamento”. E sono già arrivate le prime manifestazioni di consenso così come i primi commenti e proposte di modifica.
Gli obiettivi della comunicazione
L’obiettivo dell’Organismo è quello di assicurare con i suoi chiarimenti la parità di condizioni tra gli operatori del mercato, a prescindere dalle modalità di svolgimento dell’intermediazione creditizia mediante rete fisica oppure tramite canali online.
Dall’attività di vigilanza dell’Oam è emerso che diversi soggetti operanti per mezzo di siti internet e piattaforme, permettono agli utenti, “compilando un questionario online con i propri dati anagrafici e le proprie esigenze di credito”, di esaminare e confrontare gratuitamente uno o più preventivi di prodotti del credito erogati da finanziatori diversi, talvolta agevolando il successivo contatto tra le parti. “Tali simulazioni, fornite anche mediante specifici algoritmi, consentono all’utente di avere una rappresentazione aggiornata delle offerte di mercato rispondenti alle esigenze di credito manifestate, talvolta ordinate in base ad un criterio di classificazione selezionato (ad es. importo rata, Tan, Taeg, etc.)”, spiega l’Oam.
Le rilevazioni dell’Oam
Due le rilevazioni dell’Organismo a questo proposito:
- le opzioni di finanziamento riportate dalla piattaforma rientrano solitamente nel novero dei prodotti distribuiti dai finanziatori partner e non necessariamente restituiscono la migliore soluzione disponibile sul mercato o quella più adatta alle esigenze dell’utente;
- alcuni dei siti internet risultano direttamente gestiti da intermediari del credito e/o da soggetti finanziatori, mentre altri sono diretti da soggetti non appartenenti al settore finanziario e, pertanto, non sottoposti al controllo di alcuna autorità di vigilanza del settore.
Nel secondo caso, l’uso di siti internet o di strumenti di web marketing per spingere l’utente a fornire i propri dati e facilitare un contatto con gli intermediari del credito, dovrebbe consistere “se attuato da parte di soggetti non sottoposti a vigilanza, nella mera raccolta dei dati anagrafici e di contatto di soggetti potenzialmente interessati a eventuali prodotti di credito, senza l’intervento di alcuna, seppur minima, raccolta di dati o profilazione in merito alle esigenze di credito dell’utente e in assenza di qualunque forma di promozione del prodotto o di analisi, istruttoria e informazione sullo stesso”.
L’attività di comparazione e la riserva per gli operatori del settore
“La comunicazione dell’Oam riguarda comparatori e preventivatori online e le attività che questi svolgono. La comparazione viene effettuata essenzialmente dai comparatori nativi digitali, che sono anche mediatori e che ovviamente rispettano appieno quanto previsto dalla normativa”, afferma Terry Morabito, amministratore delegato di Credipass con delega alla cessione del quinto.
Il problema potrebbe sorgere con alcuni comparatori creati dai mediatori creditizi fisici, che durante la pandemia hanno puntato sulla digitalizzazione dell’offerta. “Ma anche in questo caso chi opera nell’intermediazione del credito si è adeguato per tempo alla normativa. Nel nostro caso, per esempio, con il sito Sceglilarata.com, abbiamo recepito le indicazioni dell’Oam, inserendo nel nostro disclaimer la precisazione che la nostra piattaforma non garantisce l’intera gamma di offerte disponibili sul mercato e non propone pertanto il prodotto in assoluto più conveniente o più adatto alle esigenze dell’utente. Informiamo inoltre che le condizioni dell’offerta proposta all’esito delle simulazioni potrebbero variare dopo le valutazioni effettuate dal finanziatore sulla posizione del cliente”, precisa Morabito.
L’attività di lead generation e la raccolta dei dati di profilazione
Nella bozza di comunicazione l’Oam prevede che i siti e gli strumenti di web marketing di soggetti terzi debbano limitarsi:
- alla mera raccolta dei dati anagrafici e di contatto di soggetti potenzialmente interessati a eventuali prodotti di credito, senza l’intervento di alcuna “seppur minima, raccolta di dati o profilazione in merito alle esigenze di credito dell’utente e in assenza di qualunque forma di promozione del prodotto o di analisi, istruttoria e informazione sullo stesso”;
- alla pubblicazione di un banner o di un annuncio, che rinvii direttamente a un sito internet o filiale operativa gestite da un soggetto iscritto in Oam o da un intermediario bancario e/o finanziario abilitato;
- a riportare, quale pura “vetrina pubblicitaria”, un elenco di soggetti finanziatori che offrono finanziamenti, senza alcuna raccolta di dati sull’esigenza creditizia né indicazione di preventivi.
Positivo il giudizio di Credipass e Up Finance sull’attività di lead generation
Diversamente, svolgerebbero un’attività a carattere riservato comportante la necessaria iscrizione agli elenchi dell’Organismo. E rischierebbero di incorrere in quanto previsto dall’art. 140 bis del Testo unico bancario, che punisce con la reclusione da 6 mesi a 4 anni e con una multa da 2.065 a 10.329 euro chi esercita professionalmente nei confronti del pubblico l’attività di agente in attività finanziaria e di mediatore creditizio senza essere iscritto negli elenchi dell’Oam.
È d’accordo con le indicazioni contenute nella bozza di comunicazione Credipass. Morabito sottolinea come “questa interpretazione metta al riparo molti mediatori dalla concorrenza sleale posta in atto negli ultimi tempi da alcuni operatori stranieri, che si sono affacciati sul mercato della lead generation, senza peraltro averne titolo, e facendo delle aste sui lead, con la conseguenza di aumentarne il costo per gli operatori regolarmente iscritti nei registri dell’Organismo”.
In linea con le previsioni dell’Oam anche l’attività di alcuni operatori di lead generation. Tra questi Up Finance. “Chi attualmente fa attività di lead generation tramite una propria landing page, utilizzando il proprio marchio e riferendosi come unico titolare del trattamento dei dati forniti dall’utente, come avviene con il servizio di lead generation di Up Finance, non deve far nulla, è già pienamente compliant alle nuove disposizioni in corso di valutazione”, spiega Cassandra Menga, ceo e responsabile marketing della società. Al contrario, chi acquista lead da comparatori o terze parti che utilizzano il loro brand o altri brand, registrano lead su landing page esterne e/o li acquisiscono tramite canali indiretti, potrebbero dover riorganizzare la loro strategia di web marketing per adeguarsi al possibile cambiamento normativo dopo il 18 febbraio.
“Questa novità, in realtà, potrebbe rappresentare un’opportunità per tanti attori finanziari che, fino ad ora, non hanno avuto occasione di strutturare un proprio sistema di generazione lead e si sono limitati ad affidarsi a terzi, spesso accontentandosi di lead freddi, non esclusivi e più difficili da convertire in clienti – afferma Menga -. Un sistema di generazione lead personalizzato, invece, permette di non dipendere da nessuno, decidere la propria strategia di profilazione del target, gestire il proprio budget in autonomia e avere il pieno controllo di tutto il processo di marketing”.
La proposta di IperDigital sul marketing online
Il 13 gennaio, il giorno immediatamente successivo all’apertura della consultazione Edoardo Merenda, responsabile marketing digitale di Iperdigital, società internazionale operante nella pubblicità digitale, ha scritto all’Oam le sue osservazioni e proposte.
Dopo aver evidenziato le differenze tra l’attività del mediatore creditizio e quella dei siti che pubblicizzano i finanziamenti, Merenda sottolinea come il consumatore, cliccando sul link e/o sul banner, acceda direttamente alle pagine dei siti pubblicizzati e come, inserendo i propri dati nel lead-form, acconsenta alla trasmissione digitale della sua richiesta all’intermediario autorizzato. “Il sito internet che offre pubblicità di credito non ha alcun rapporto con gli utenti”, chiarisce.
Un esempio al riguardo, ci spiega, può essere fornito dal servizio di comparazione dei mutui offerto sul sito del Sole 24 Ore in collaborazione con MutuiOnline o su quello dell’associazione Altroconsumo. “È chiaro che né IlSole24ore, né Altroconsumo facciano attività di mediazione creditizia o siano iscritte all’Oam. Si limitano invece a trasmettere il dato del lead form al mediatore autorizzato, come indicato nel footer di entrambe le pagine”, precisa.
Il responsabile marketing digitale di Iperdigital avanza infine all’Oam due proposte per eliminare definitivamente eventuali fraintendimenti da parte della clientela:
- inserire un disclaimer nel footer (piè pagina) del sito che pubblicizza credito, indicando l’esatta descrizione dell’attività svolta (specificando pubblicità o intermediazione), le indicazioni su come compaiono i risultati e a quale intermediario autorizzato (e verificato negli elenchi dell’Oam) verranno trasmesse digitalmente le richieste di credito degli utenti;
- rendere obbligatoria nei siti che trattano e/o pubblicizzano credito l’indicazione nelle informazioni di contatto di un indirizzo fisico valido dell’attività.
“Vogliamo che gli utenti dispongano di informazioni adeguate per prendere decisioni finanziarie oculate. Riteniamo perciò opportuno fornire indicazioni che li tutelino da pratiche dannose o ingannevoli. A questo scopo suggeriamo l’aggiunta di un’informativa ben evidente per il consumatore, che indichi che si tratta di pubblicità e che l’editore viene compensato in base al posizionamento del modulo o facendo click sui link”, conclude Merenda.
La proposta di MutuiOnline per combattere le frodi nella mediazione creditizia
Anche MutuiOnline ha partecipato alla consultazione, sottoponendo all’attenzione dell’Oam il fenomeno, sempre più diffuso, delle frodi online. “Abbiamo voluto offrire il nostro contributo per contrastare l’esplosione di siti truffaldini che svolgono attività di mediazione creditizia senza avere alcuna autorizzazione”, spiega Alessio Santarelli, direttore generale della divisione broking del gruppo.
Il meccanismo è ormai arcinoto nel mondo assicurativo: società fittizie aprono un sito dedito alla vendita di polizze false, si fanno versare denaro su carte di credito o utilizzano altri metodi di pagamento non consentiti e, in cambio, rilasciano agli utenti assicurazioni auto del tutto prive di valore legale. E i malcapitati se ne accorgono solo in caso di incidente o di un controllo. “Per arginare il fenomeno l’Ivass pubblica regolarmente i nomi dei siti fraudolenti, diffondendo l’elenco anche attraverso comunicati stampa. Questo permette di interrompere il traffico verso i siti in questione, infatti, i motori di ricerca (es: Google) non effettuano alcuna verifica preliminare sulla regolarità degli operatori economici di cui garantiscono la visibilità ed intervengono solo a fronte di segnalazione da parte di terzi ed in presenza di evidenze del fatto che un’Autorità abbia sancito l’irregolarità del sito, come avviene nel caso di Ivass per il settore della distribuzione assicurativa – prosegue Santarelli – Per l’Oam ad oggi non è previsto questo tipo di compito, che riteniamo abbia altresì un forte potere educativo in quanto i comunicati stampa sono generalmente diffusi dalla stampa nazionale ed hanno una ampia ripresa”.
Nel mondo dei finanziamenti la pratica è più recente ma non per questo meno pervasiva. L’attività fraudolenta coinvolge i finanziamenti più dei mutui e riguarda dunque prevalentemente PrestitiOnline, società del gruppo di mediazione creditizia. “I consumatori hanno difficoltà a capire quando un sito è illegale, tanto più che spesso queste società fanno pubblicità su Google anche ricalcando i nostri marchi. L’unico modo che abbiamo per difenderci è segnalare la frode all’Organismo, che a sua volta contatta la Polizia Postale e la Guardia di Finanza. Trascorrono però tra i 3 e i 4 mesi prima che il sito in questione scompaia, con gravi danni per chi è alla ricerca di un prestito. Abbiamo dunque sottolineato all’Oam la necessità di individuare un sistema per disinnescare questo nuovo attacco a imprese e consumatori”, conclude Santarelli.
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