A gennaio il totale dei prestiti concessi dalle banche all’economia, inclusa anche la pubblica amministrazione, è cresciuto dello 0,2% su base annua. Parallelamente il totale dei finanziamenti in essere a famiglie e imprese ha presentato una variazione negativa dello 0,5%. I nuovi finanziamenti alle imprese hanno segnato nel 2015 un incremento di circa l’11,6% sul corrispondente periodo dell’anno precedente, mentre le nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di immobili sono cresciute del 97,1%. L’incidenza delle surroghe sul totale dei nuovi finanziamenti è stata pari al 31,6%. Sono queste le principali evidenze che emergono dall’ultimo rapporto mensile dell’Abi.
Secondo l’analisi “la forte ripresa delle nuove erogazioni si sta riflettendo anche sul totale dei mutui in essere delle famiglie. Sulla base degli ultimi dati ufficiali disponibili, relativi a fine 2015, l’ammontare complessivo dei mutui in essere delle famiglie ha registrato un variazione positiva dello 0,7% nei confronti di fine dicembre 2014, confermando, pertanto, la ripresa del mercato dei mutui. Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi i prestiti all’economia sono passati da 1.673 a 1.826,7 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1.411,5 miliardi di euro”.
In questo scenario i tassi di interesse sui prestiti si sono posizionati su livelli ancora più bassi. Il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si è attestato al 2,48% toccando il minimo storico (2,49% il mese precedente; 5,72% a fine 2007). Sul totale delle nuove erogazioni di mutui circa i due terzi sono mutui a tasso fisso. Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese si è collocato all’1,72%, 1,74% il mese precedente (5,48% a fine 2007). Il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 3,26%, prossimo al minimo storico (3,25% il mese precedente; 6,18%, prima della crisi, a fine 2007). 4. A seguito del perdurare della crisi e dei suoi effetti, le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni già effettuate dalle banche) a fine 2015 sono pari a 89 miliardi di euro rispetto agli 88,8 miliardi di novembre. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è risultato pari al 4,94% a dicembre 2015 dal 4,89% di novembre 2015 (4,64% a fine 2014; 0,86%, prima dell’inizio della crisi).
Sempre a gennaio l’ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, 1.826,7 miliardi di euro è nettamente superiore, di oltre 141 miliardi, all’ammontare complessivo della raccolta da clientela, 1.685,6 miliardi di euro.
I depositi sono aumentati di 40 miliardi di euro rispetto all’anno precedente (su base annua, +3,2% in assestamento, rispetto al +3,8% di dicembre), mentre diminuisce, su base annua, la raccolta a medio e lungo termine cioè tramite obbligazioni, (a gennaio 2016: -14,3%, segnando una diminuzione su base annua in valore assoluto di 63,4 miliardi di euro). L’andamento della raccolta complessiva (depositi da clientela residente + obbligazioni) registra a gennaio 2016 una variazione su base annua di -1,4%. Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi la raccolta da clientela è passata da 1.513 a 1.685,6 miliardi di euro, segnando un aumento in valore assoluto di quasi 173 miliardi.
Il tasso di interesse medio sul totale della raccolta bancaria da clientela (somma di depositi, obbligazioni e pronti contro termine in euro a famiglie e società non finanziarie) in Italia si è collocato all’1,18% (1,19% il mese precedente; 2,89% a fine 2007). Il tasso praticato sui depositi (conti correnti, depositi a risparmio e certificati di deposito) si è attestato allo 0,53% (0,52% il mese precedente), quello sui PCT a 1,21% (1,20% il mese precedente). Il rendimento delle obbligazioni è risultato pari al 2,93%, 2,94% il mese precedente. Lo spread fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane in Italia su livelli particolarmente bassi, a gennaio 2016 è risultato pari a 208 punti base (206 punti base il mese precedente). Prima dell’inizio della crisi finanziaria tale spread superava i 300 punti (329 punti % a fine 2007).