Dall’indagine condotta da Crif su circa 1,3 milioni di prestiti personali con finalità di acquisto conosciuta in una serie storica di oltre 4 anni, dall’inizio del 2008 (ovvero prima che la crisi economica si manifestasse) al primo trimestre del 2012, sono state individuate alcune categorie di spesa, rendendo possibile una analisi sui cambiamenti nelle scelte di indebitamento da parte degli italiani.
“Anche durante gli ultimi anni, caratterizzati da un ciclo economico decisamente negativo, complessivamente i prestiti personali hanno mantenuto un andamento sostanzialmente stabile in virtù del buon posizionamento sulla clientela derivante, principalmente, dalla caratteristica di flessibilità nell’utilizzo – ha spiegato Daniela Bastianelli, senior analyst di Crif – anche se la domanda ha continuato a scontare gli effetti della contrazione dei consumi”.
Del resto è sufficiente considerare che il numero di domande di prestiti (nell’aggregato di personali e finalizzati) nel I semestre 2012 ha fatto registrare un calo del -8% rispetto ai primi 6 mesi del 2011, che diventa un ben più pesante -23% se confrontato con il pari periodo 2008 principalmente in virtù dell’approccio estremamente cauto delle famiglie italiane, che hanno limitato i consumi, specie quelli di beni durevoli, e hanno ridotto la propensione ad accendere nuovi finanziamenti per sostenere gli acquisti.
Entrando nello specifico, da una prima lettura dei dati si nota come nel confronto temporale siano cambiate le esigenze della clientela che perde di interesse per i prestiti personali destinati a sostenere le spese per gli immobili (categoria nella quale sono considerate le spese relative a prodotti di arredamento e alla ristrutturazione), che passano dal 17,3% al 16,3% del totale, per privilegiare i prestiti richiesti per spese generiche, che includono anche le spese di viaggio e quelle per lo svago, passati dal 17,6% al 24,2% del totale.
In crescita anche quelli per le spese finanziarie e assicurative (che comprendono le polizze assicurative, il consolidamento debiti e la liquidità), che crescono dal 7,8% al 12,9%. Da sottolineare come una larga parte di questi finanziamenti sia stata richiesta per fini di liquidità.
Ma negli ultimi 4 anni sono aumentati anche i prestiti personali destinati a sostenere la spesa per la salute (spese mediche, trattamenti estetici e spese dentistiche) che, seppure con un peso ancora esiguo sul totale, raddoppiano la loro quota percentuale passando dall’1,2% del 2008 al 2,4% del primo trimestre 2012. Relativamente alle spese per la salute, si rileva anche che circa il 36% dei prestiti per questa specifica categoria di servizi è stato richiesto per spese dentistiche, il 59% per spese mediche generali e il 4,5% per interventi estetici.
Rimangono invece sostanzialmente stabili i prestiti personali dedicati all’acquisto di mezzi di trasporto e di prodotti di elettronica dove, anche se in misura decisamente inferiore rispetto al passato, intervengono ancora in larga parte i prestiti finalizzati. I prestiti personali destinati all’acquisto di un mezzo di trasporto passano, infatti, dall’8,9% al 9,7% mentre quelli per l’acquisto di prodotti di elettronica passano dal 3,6% al 4,2% del totale.
Nella categoria ‘Altro’, che nel quadriennio di osservazione cala dal 24,3% al 21,6%, sono invece ricompresi i prestiti dedicati a spese personali quali, ad esempio, le spese per le nozze, tasse e tributi o spese generiche.
“Dall’analisi di questi trend ciò che risulta particolarmente interessante è la sempre maggiore attenzione da parte delle famiglie italiane a coprire spese non voluttuarie – ha aggiunto Daniela Bastianelli – ma, spesso, strettamente indispensabili, come le spese per la salute e quelle finanziarie e assicurative, che pur rappresentando in termini assoluti una parte ridotta dei finanziamenti, danno un chiaro segnale di disagio di una porzione di clientela”.
D’altra parte, la condizione finanziaria delle famiglie risulta in questi anni decisamente peggiorata, vista anche la progressiva erosione del reddito disponibile e un mercato del lavoro che continua a registrare un incremento del tasso di disoccupazione a causa della crisi economica ancora irrisolta.
I prestiti personali, dunque, sebbene mostrino una decisa contrazione dei flussi nei primi mesi dell’anno in corso, non sono sempre vengono richiesti per l’acquisto di un bene ma vengono destinati anche alla gestione delle spese più generali della famiglia.
L’analisi realizzata da CRIF contiene anche un focus sull’età dei richiedenti e, selezionando alcune tra le categorie di spesa ritenute necessarie, emerge che le spese per la salute crescono, comprensibilmente, all’aumentare dell’età del richiedente. La clientela di età superiore a 64 anni, in particolare, destina a tale categoria di spesa il 3,6% dei finanziamenti erogati, percentuale più che doppia rispetto alla categoria di età inferiore a 34 anni.
Le spese finanziarie e assicurative, invece, coinvolgono in modo più omogeneo tutte le classi di popolazione considerate, tanto che si evidenziano solo lievi differenze nelle quote percentuali della distribuzione, comprese tra l’11% e il 13%; ad ogni modo sono i giovani e le persone di età più matura ad avere le quote più basse.
“In un contesto caratterizzato dalla perdurante incertezza derivante dalla crisi economica e finanziaria ancora irrisolta e da un clima di fiducia che resta su valori minimi – ha concluso Bastianelli – si può ipotizzare che le famiglie italiane nel prossimo futuro saranno ancora fortemente condizionate nelle scelte di indebitamento, con una crescente attenzione alla sostenibilità del debito”.