La Commissione Lavoro della Camera, nell’ambito dell’esame del disegno di legge A.C.1532-bis “Disposizioni in materia di lavoro”, ha approvato oggi un emendamento che sostituisce l’obbligo, previsto in capo alle parti in sede di rogito, di dichiarare l’ammontare della spesa sostenuta per la mediazione, con la possibilità di indicare “in alternativa, il numero della fattura emessa dal mediatore e la corrispondenza tra l’importo fatturato e la spesa effettivamente sostenuta e, in ogni caso, le analitiche modalità di pagamento della stessa”.
L’obiettivo è consentire a ciascuno dei contraenti di scegliere tra la possibilità di indicare l’importo della provvigione e quella di riportare il numero della fattura rilasciata dall’agente immobiliare, a seguito della recente introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica.
La proposta, avanzata 4 volte negli ultimi 3 anni dalla Fiaip (Federazione italiana agenti immobiliari) è orientata alla tutela “della privacy e della riservatezza riguardo gli aspetti economici della prestazione della mediazione e dalla necessità di salvaguardare l’autonomia contrattuale e libera trattativa tra cittadino e professionista che non può non essere inficiata dal fatto che l’importo concordato venga indebitamente portato a conoscenza, in sede di stipula notarile, anche a coloro che non sono i destinatari della fattura (l’altro contraente, il Notaio e consulenti spesso presenti alla stipula)”, spiega la Federazione in un comunicato stampa.
La proposta dell’alternatività si è rivelata, secondo la Fiaip, vincente e permetterà al contraente di “scegliere se indicare in atto l’importo della provvigione oppure il numero della fattura salvaguardano la propria privacy. Il cittadino, infatti, al fine di mantenere la riservatezza in riferimento a quanto concordato, opterà per l’indicazione del numero della fattura in luogo dell’ammontare della provvigione, anche in virtù dei frequenti, legittimi, differenti accordi commerciali”.
Il commento della Fiaip
“Ringraziamo Governo e Parlamento, in particolare il Sottosegretario Savino e il Presidente On. Rizzetto primo firmatario dell’emendamento unitamente ai deputati componenti della Commissione che lo hanno sostenuto e votato favorevolmente – dichiara Gian Battista Baccarini, presidente nazionale Fiaip -. Grazie per l’intenso lavoro svolto e l’ascolto attivo nell’aver recepito e condiviso l’utilità della proposta della nostra Federazione, che ha la prioritaria finalità di ripristinare la tutela della privacy e della libera contrattazione sull’ammontare della provvigione dei cittadini e di noi operatori professionali”.
“Oggi è una giornata importante perché, se il provvedimento completerà positivamente l’iter parlamentare – conclude Baccarini – sarà ripristinato il rispetto professionale dell’agente immobiliare e la tutela alla riservatezza di ciascun contraente nel definire legittimi differenti accordi provvigionali individuali, mantenendo immutata la virtuosa e condivisa finalità originaria della norma di favorire la legalità nel settore dell’intermediazione immobiliare”.
Il commento della Fimaa
Soddisfatta anche la Federazione italiana mediatori agenti d’affari (Fimaa).
“La Federazione ha avviato un confronto costante con il Governo, i membri della Commissione e le Autorità indipendenti per riformulare la norma – afferma Santino Taverna, presidente di Fimaa -. Auspicavamo l’abolizione definitiva dell’obbligo di dichiarare il compenso nell’atto notarile, dal momento che si è sempre ritenuto che potesse ledere la privacy e la libertà contrattuale delle parti. Nel corso dei molteplici incontri abbiamo costatato che esistono ancora forti scetticismi su questa soluzione, spesso dovuti anche a posizioni meramente ideologiche. Con spirito di grande responsabilità Fimaa ha quindi deciso di appoggiare l’emendamento riformulato dal Governo, ritenendo tale compromesso un primo importante passo avanti per la categoria”.
L’obbligo di indicare il compenso del mediatore negli atti di compravendita immobiliare è stato introdotto con il decreto legge 223/2006. In origine quella norma puntava probabilmente a contrastare l’evasione fiscale, innescando però aspetti lesivi nell’ambito della privacy degli operatori e dell’autonomia contrattuale dei cittadini.
“Oggi esistono strumenti, come la fattura elettronica che consentono di raggiungere in maniera più efficace gli stessi obiettivi – aggiunge Maurizio Pezzetta, vicepresidente vicario di Fimaa -. La formulazione originaria della norma, infatti, obbligava a rivelare dati economici oggettivamente sensibili che potevano penalizzare l’attività di intermediazione. Si rischiava di inficiare la libera contrattazione tra cliente e professionista. Peraltro, questo è l’unico caso in cui in un atto pubblico fra soggetti terzi, venditore e acquirente dell’immobile, indicano il compenso riconosciuto al mediatore. Per questi motivi, Fimaa avrebbe preferito una formulazione più netta – e continuerà quindi a lavorare per ottenere questo risultato. Questo compromesso, al quale si è giunti a seguito di un proficuo dialogo con il Governo e i Deputati è in ogni caso un passo avanti nella tutela della privacy dei mediatori immobiliari. La Fimaa ringrazia l’onorevole Marcello Coppo e il presidente di Commissione Walter Rizzetto, che hanno mostrato grande sensibilità verso la tematica”.