Decennale Oam. Luchetti, Torelli, Barba: i traguardi raggiunti e i prossimi obiettivi

Dal 2011 gli intermediari del credito hanno fatto passi da gigante: sono cresciuti in professionalità e correttezza, solidità economica e affidabilità, quantità e qualità dei collaboratori. È stata quindi una grande soddisfazione a fare da sfondo al bilancio del primo decennio di attività dell’Organismo agenti e mediatori (Oam), celebrato a Roma il 7 giugno scorso con un convegno dedicato.

Un momento per fare il punto sui traguardi raggiunti ma anche per riflettere sugli ulteriori passi in avanti necessari a dare pieno credito alla categoria degli intermediari presso i consumatori.

Da dove veniamo e dove siamo arrivati

Come in ogni decennale che si rispetti durante la pausa caffè i partecipanti si sono concessi un momento amarcord, condividendo ricordi e guardando al futuro con occhi diversi. A chi ha vissuto la nascita dell’Oam, passato e presente appaiono incredibilmente distanti.

I presenti al primo convegno si sono ritrovato anche a quest’ultimo. I volti sono perfettamente riconoscibili ma il mercato in cui operano è radicalmente cambiato. Dieci anni fa dominavano l’incertezza e il timore di soccombere ai mutamenti imposti dall’alto. Oggi gli sguardi sono più distesi, nonostante nel mezzo ci siano state una pandemia mondiale e una rivoluzione tecnologica che ha scardinato la realtà circostante.

Dal mercato borderline alla consulenza

In questi dieci anni i mediatori creditizi si sono strutturati e hanno guadagnato in rispettabilità, registrando al tempo stesso una crescita dei numeri. La differenza tra ieri e oggi la sintetizza efficacemente Vincenzo Barba, fondatore del marchio PrestitoSì e presidente della Holding H2B, nonché vicepresidente di Assoprofessional (Associazione italiana professionisti del credito).

Quella dei mediatori creditizi prima della legge 141 del 2010 era una realtà borderline. La riforma e la nascita dell’Oam hanno avuto un impatto positivo di riqualificazione della categoria. Il duplice risultato è che, da un lato, i collaboratori delle società di mediazione oggi sono dei professionisti in grado di consigliare ai clienti i prodotti più adatti alle esigenze familiari o imprenditoriali e, dall’altro, i consumatori possono trovare in loro dei veri e propri consulenti per fare delle scelte prudenti in trasparenza in ambito creditizio”, spiega Barba.

La categoria ha fatto passi enormi verso la professionalizzazione, aggiungendo il valore aggiunto della consulenza, che a volte significa ad esempio saper dire no a una richiesta di finanziamento”, precisa il direttore generale dell’Oam, Federico Luchetti.

Cosa chiedevano e cosa chiedono i mediatori all’Oam

Al momento della costituzione dell’Oam il mercato era così confuso che ne sfuggiva il funzionamento anche ad Antonio Catricalà, chiamato a presiedere l’Organismo nel giugno del 2015. Il suo approccio è stato quello di convocare i rappresentanti delle società di mediazione per capire, approfondire e intervenire nel modo più efficace e per conferire rispetto a una categoria in via di professionalizzazione.

L’atteggiamento degli operatori non è stato molto dissimile. Allora, come ora, alla direzione generale c’era Luchetti. “All’epoca c’era grande incertezza tra gli operatori, che si rivolgevano a noi soprattutto per avere delucidazioni sull’assetto normativo e per conoscere il perimetro di azione all’interno del quale muoversi”, racconta. Oggi la situazione è molto diversa. “I mediatori creditizi si rivolgono a noi per presentarci in anteprima i nuovi modelli di business e, a volte, ci fanno domande in proposito. Il mercato è più maturo e c’è uno spirito di condivisione che apprezziamo molto”.

Il mediatore, questo (ancora) sconosciuto

Sono dell’opinione che il nostro settore abbia ancora ampi margini di crescita e rappresenti un’opportunità, in particolare per i giovani che vogliono intraprendere questa professione. Tuttavia è necessario incentivare e sostenere le iniziative volte a diffondere e dare visibilità al ruolo del mediatore creditizio come volano di accesso al credito per i consumatori”, aggiunge Barba

Dello stesso avviso anche l’Oam: nonostante gli sforzi in questa direzione, la categoria dei mediatori creditizi resta ancora largamente sconosciuta al grande pubblico. “In questi anni ci siamo impegnati per aumentare la conoscenza dell’attività dei mediatori presso la potenziale clientela, ma, ahimè, si può e si deve fare di più. A questo proposito l’Organismo avvierà delle campagne per aumentare la conoscenza del ruolo del consulente”, sottolinea Luchetti.

Migliorare i controlli interni

En passant, Vito Torelli, componente del comitato di gestione dell’Oam, segnala un ulteriore passo che i mediatori potrebbero compiere per raggiungere l’optimum: migliorare i controlli interni alla loro reti.