Nato nel 1980 come Toscana Comfidi, nel 2009, a seguito dell’incorporazione di Ciessepi Confesercenti Fidi, Euroconfidi Impresa ed Eurofidi Veneto, ha mutato il proprio nome in Italia Comfidi, ottenendo l’anno successivo il via libera all’iscrizione nell’elenco speciale degli intermediari finanziari ex art. 107 del T.u.b.. Oggi è uno dei consorzi di garanzia fidi più solidi presenti sul mercato, con presidi su tutto il territorio nazionale. Il 27 luglio scorso ha ricevuto dall’organo di vigilanza della Banca d’Italia l’autorizzazione all’iscrizione al nuovo albo ex art. 106 del T.u.b.. L’amministratore delegato Emilio Quattrocchi ha risposto alle nostre domande sui risultati raggiunti fino ad oggi e sugli obiettivi futuri.
Come è andato il primo semestre dell’anno?
Tra gennaio e giugno siamo cresciuti di circa il 5 per cento rispetto all’anno passato. Si tratta di un risultato positivo, soprattutto se si considera che stiamo vivendo un momento complesso per l’economia e che le imprese a cui ci rivolgiamo hanno sperimentato nell’ultimo anno una contrazione dei crediti a loro disposizione del 6,5 per cento. Difficoltà a cui si aggiunge l’attività di disintermediazione ad opera delle banche nei confronti dei confidi. Questi fattori hanno portato a un notevole ridimensionamento del settore: se 10 anni fa i confidi operativi erano 600-700, oggi quelli vigilati sono una trentina. Chiaramente in questo scenario i soggetti dotati di una buona consistenza patrimoniale sono quelli che hanno più possibilità di giocare un ruolo di rilievo anche nel futuro.
Quanti sono al momento i vostri soci?
Circa 70.000. Un numero importante ma assolutamente proporzionato alle nostre dimensioni: Italia Comfidi eroga 800 milioni l’anno tra nuove operazioni e rinnovi, è dotato di una struttura con 70 dipendenti e 180 collaboratori, può contare su convenzioni con 200 istituti di credito tra banche locali, regionali e nazionali, vanta un patrimonio di vigilanza intorno agli 85 milioni e un patrimonio netto che supera i 90, ha un coefficiente di solvibilità che supera il 40 per cento su un minimo previsto dalla legge del 6. Inoltre siamo convenzionati, tra gli altri, con il Fondo centrale di garanzia e con il Fondo europeo per gli investimenti.
Come operate?
Rilasciamo garanzie sia a valere sul nostro patrimonio sia a valere su specifici fondi rischi monetari costituiti presso le banche partner. Le garanzie possono essere altresì presidiate dalla controgaranzia rilasciata da fondi pubblici, con i quali operiamo da molti anni: il Fondo centrale di garanzia costituito presso Medio Credito Centrale s.p.a.; il Fondo interconsortile di garanzia istituito a favore delle pmi operanti nel settore del commercio, del turismo e dei servizi, costituito presso Commerfin s.c.p.a.; il Fondo interconsortile di garanzia per le piccole e medie imprese Fidit. L’intervento di questi Fondi è finalizzato a sostenere l’accesso al credito delle micro, piccole e medie imprese finanziariamente sane, tramite la prestazione di controgaranzie utili a rafforzare l’intervento in garanzia di primo livello di Italia Comfidi.
Cosa pensate del nuovo Organismo per la tenuta dell’elenco dei confidi in via di costituzione? Può essere uno strumento utile per il settore?
A nostro avviso si tratta di un indubbio passo in avanti. Gli attuali 106 sostanzialmente non sono sottoposti a nessun tipo di controllo, non essendo prevista una vigilanza da parte della Banca d’Italia. Grazie all’Organismo questa “anomalia” verrà sanata. Parallelamente si assisterà a una razionalizzazione e a un incremento dell’efficienza di tutto il settore dei confidi. Nel prossimo futuro i consorzi di garanzia dei fidi dovranno necessariamente dotarsi di strutture più solide e funzionali, offrendo servizi sempre migliori ai propri associati.