La Federpromm esprime un giudizio politicamente positivo ma critico sulle possibili criticità e sugli effetti della sua applicazione del decreto Sostegno Bis, e in particolare dell’art. 11-octies del testo approvato, che ha modificato l’art. 125 sexies Tub in tema di ‘rimborso anticipato’ dei contratti di credito ai consumatori, con il quale “si è fatto chiarezza sull’applicabilità della sentenza Lexitor, che ha reso possibile determinare con oggettiva trasparenza le condizioni di accesso al credito al consumo e quindi rendere possibile un percorso sulla effettiva natura delle condizioni contrattuali in capo ai soggetti interessati”.
“Si tratta di una scelta operata dal Legislatore su criteri oggettivi e di circoscrivere gli effetti della nuova regolamentazione dell’articolo 125-sexies ai soli contratti sottoscritti dopo la data di entrata in vigore della legge di conversione dello stesso decreto, lasciando tuttavia le questioni inerenti le estinzioni anticipate dei contratti sottoscritti prima della data di entrata in vigore a quanto prevede la disciplina di cui all’art. 125-sexies del Tub e le disposizioni date dalla Banca d’Italia vigenti alla data della sottoscrizione dei contratti”, afferma Daniela Pascolini, responsabile del coordinamento nazionale del settore creditizio dell’associazione.
Il presidente della Federpromm, Manlio Marucci, aggiunge che “per chiarezza espositiva, l’articolo in esame è stato introdotto in recepimento alla direttiva 2008/48/Ce e regola il diritto del consumatore che estingue anticipatamente un prestito al rimborso della quota ‘non goduta’ delle spese sostenute in sede di stipula”. Tale disposizione ha costituito “il fondamento di un imponente contenzioso, sviluppatosi prevalentemente presso l’Arbitro Bancario Finanziario, dove solo nel 2018 i ricorsi sull’argomento sono stati 17.350 e, nella quasi totalità dei casi, l’Intermediario non restituisce al consumatore quanto gli è effettivamente dovuto”, prosegue Marucci, citando una ricerca elaborata dall’associazione in collaborazione con la società Conserf.
Tuttavia con questo nuovo orientamento dettato dall’applicazione dell’art. 125-sexies Tub, secondo la Federpromm e come evidenziato nella ricerca, restano ancora aperte alcune problematiche, riguardanti:
- una prima questione di tipo manageriale in cui le aziende operando in uno scenario di incertezza potrebbero ridurre gli investimenti nel settore;
- una seconda questione di tipo fiscale, poiché l’intermediario paga le imposte sulla base dei risultati ottenuti e se questi risultati poi vengono rivisti nel tempo per via delle restituzioni dovute al soggetto finanziato, si otterrebbe una distorsione fiscale in tutti quei casi in cui la restituzione delle provvigioni, qualora fosse conosciuta a priori, avrebbe comportato l’applicazione di uno scaglione di reddito inferiore;
- una terza problematica di tipo relazionale, poiché la norma crea sicuramente un contrasto all’interno della catena del settore finanziario. Gli intermediari saranno costretti a valutare i propri partner sulla base di ulteriori variabili.
- una quarta problematica di tipo settoriale, poiché la norma impatta negativamente sull’evoluzione del settore in quanto è possibile che si vada in due direzioni: una disintermediazione della catena di distribuzione dei prodotti finanziari, con conseguente perdita di occupazione nel settore, e un aumento atteso dei costi a carico del cliente connesso ai rischi conseguenti.
“Sulla base delle considerazioni esposte dopo l’approvazione del testo del Decreto cd Sostegno bis, appare quanto mai legittimo evidenziare le criticità legate all’emendamento approvato al Testo, soprattutto il ‘comma tre’, laddove si fa confusione tra i servizi finanziari di durata e servizi commerciali e consulenziali per la loro natura ‘upfront’. Ciò si pone in aperto contrasto con gli obiettivi dell’intervento legislativo di ‘(…) fronteggiare gli effetti economici dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 al fine di rendere certe e trasparenti le condizioni di accesso al credito al consumo per il sostegno delle famiglie (…)’”, concludono Marucci e Pascolini.