Agenti immobiliari, sostituire compenso con numero di fattura negli atti notarili. La proposta di Fiaip e Fimaa. Lo sconcerto di Anama

Sostituire, negli atti notarili, il dettaglio del compenso percepito dagli agenti immobiliari con gli estremi della fattura emessa. È la richiesta che ieri hanno avanzato nel corso di un’audizione sul Ddl Concorrenza che si è svolta di fronte alla IX Commissione del Senato Fiaip (Federazione italiana agenti immobiliari professionali) e Fimaa (Federazione italiana mediatori agenti d’affari).

L’emendamento proposto da Fiaip

La proposta, sostiene la Fiaip, è orientata alla tutela della privacy e della riservatezza riguardo gli aspetti economici della prestazione della mediazione, che coinvolge sia il cittadino che l’agente immobiliare professionale, e dalla necessità di salvaguardare una leale concorrenza andando (l’attuale norma) ad incidere sull’autonomia contrattuale e libera trattativa tra cittadino e professionista che non può non essere inficiata dal fatto che l’importo concordato venga indebitamente portato a conoscenza, in sede di stipula notarile, anche a coloro che non sono i destinatari della fattura (l’altro contraente, il notaio e consulenti spesso presenti alla stipula)”.
La modifica legislativa, secondo la Federazione, “non compromette in alcun modo la tracciabilità dei compensi rimanendo salvaguardato il fine ultimo della norma originaria della lotta all’evasione fiscale, trattandosi, di fatto, di una correzione di carattere meramente formale e non sostanziale. Anzi, l’attività di controllo sarà facilitata e rafforzata in quanto, tramite la fatturazione elettronica obbligatoria, si consentirà di risalire digitalmente, seduta stante, al contenuto analitico della fattura”.

“La norma attuale non rispetta la privacy e non permette una libera contrattazione sull’ammontare della provvigione – ha dichiarato Gian Battista Baccarini, presidente nazionale della Fiaip -. Se il provvedimento completerà positivamente l’iter parlamentare sarà ripristinato il rispetto professionale dell’agente immobiliare e la tutela alla riservatezza di ciascun contraente, nel definire legittimi differenti accordi provvigionali individuali, mantenendo immutata la virtuosa e condivisa finalità originaria della norma di favorire la legalità nel settore dell’intermediazione immobiliare”.

In linea la Fimaa, che però invoca intervento sulla compatibilità con la mediazione creditizia

È una questione di privacy – gli ha fatto eco Maurizio Pezzetta, vicepresidente vicario della Fimaa -. Non vogliamo nascondere nulla, perché non c’è nulla da nascondere. Le stesse finalità possono essere perseguite se nell’atto notarile si indicano gli estremi della fattura emessa”.

L’intervento in aula è stato per la Federazione l’occasione per ribadire la propria richiesta di abolire la norma che consente ai mediatori creditizi di esercitare anche la professione di agente immobiliare, adottando però degli strumenti che consentano la massima collaborazione tra le due figure.
Secondo la Fimaa, è fondamentale abolire la norma che consente ai mediatori creditizi di esercitare anche la professione di agente immobiliare. “La Federazione si batte da sempre per garantire al consumatore un servizio del massimo livello. La sovrapposizione delle due figure non va in questa direzione, anzi può creare dei conflitti di interesse”, ha aggiunto Pezzetta.
Proprio per garantire che gli agenti immobiliari maturino tutte le competenze per rispondere alle necessità dei clienti, la Federazione “ha creato con l’Università La Sapienza di Roma il primo ed unico corso di laurea in diritto ed economia della proprietà immobiliare che tende proprio a dare una formazione puntuale ai giovani che vogliono avvicinarsi alla nostra professione e anche a chi già opera e vuole qualificarsi maggiormente”.

Lo sconcerto dell’Anama

Esprime invece sconcerto Renato Maffey, presidente di Anama (Associazione nazionale agenti mediatori d’affari). “Al di là della questione relativa alla pubblicazione della parcella nell’atto notarile – che per noi non ha mai rappresentato un problema, ritenendolo una forma di chiarezza nei confronti della clientela nell’ambito dell’attività di intermediazione svolta -personalmente sono amareggiato che il confronto in Senato non ci abbia coinvolto e abbia finito per trascurare questioni ben più rilevanti per il comparto”, sintetizza Maffey.

L’Associazione rappresenta grandi gruppi immobiliari, tra i quali figurano Tecnocasa, Tecnorete, Toscano, FondoCasa oltre a migliaia di singoli agenti immobiliari, e non ritiene prioritaria la riservatezza della prestazione economica. “Mi sorprende che si discuta dell’opportunità di eliminare un elemento di trasparenza dal contratto di compravendita, piuttosto che parlare di come affrontare le vere problematiche del settore, quali l‘obbligo della formazione continua degli agenti immobiliari, la forma scritta per le attività di mediazione o le modalità di accesso alla nostra attività. In merito a quest’ultima questione ci corre l’obbligo di ricordare che, non più di un anno fa, lo stesso Dipartimento delle Politiche Europee, sollecitava il ministero dello Sviluppo Economico alla piena attuazione della legge 39/89 e successiva integrazione del 2001, chiedendo l’emanazione del decreto attuativo sul praticantato, fermo presso lo stesso ministero da oltre 20 anni. Oggi il solo percorso possibile per regolarizzare un soggetto che voglia svolgere l’attività di agente immobiliare è rappresentato dalla frequentazione di un corso a pagamento, in alcuni casi di anche 250 ore, istituito dalle Regioni e il successivo superamento di un esame presso le Camere di Commercio, che peraltro in alcune zone d’Italia non riescono a garantire le sessioni da oltre un anno per carenza negli organici. Sarebbe opportuno concentrarsi su questo aspetto, e proseguire nella direzione indicata dall’Europa, per eliminare gran parte dell’attuale abusivismo nel settore, spesso causato proprio dalla difficoltà per molti a regolarizzare la propria attività, permettendo così l’emersione del sommerso che oggi penalizza gli operatori in regola con le norme”.

Secondo l’Associazione, la libera concorrenza deve esser perseguita nell’interesse dei consumatori non ponendo vincoli eccessivi all’accesso della professione ma regole rigide nello svolgimento della stessa. “Sempre più la nostra attività comporta conoscenze che vanno aggiornate costantemente in funzione delle molteplici modifiche normative nel settore immobiliare, oltre alla necessità di offrire ai clienti servizi sempre più evoluti che non si esauriscano, come cita il Codice civile, nel mettere in relazione due o più parti per la conclusione di un affare. L’Anama ritiene che il settore possa evolversi solo permettendo una sana concorrenza, eliminando paletti all’accesso della professione che sono solo a beneficio di pochi”, conclude Maffey.