Sentenza Lexitor, segnalazioni di vigilanza dell’Oam (Organismo agenti e mediatori) e compatibilità mediatore – agente. Sono i tre argomenti al centro del dibattito del quinto convegno Fimaa (Federazione italiana mediatori agenti d’affari), tenutosi ieri presso il Tempio di Adriano a Roma e dedicato alle “Nuove frontiere per la mediazione creditizia”.
Ad aprire il convegno è stato il presidente della Fimaa, Santino Taverna, che ha sottolineato la gioia tornare in presenza dopo due anni a causa della pandemia e ha fatto il punto sul mercato immobiliare e sul comparto del credito.
Sentenza Lexitor: le questioni ancora irrisolte per gli intermediari del credito
Il dibattito si è subito concentrato sulla sentenza n. 263 della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’incostituzionalità dell’articolo 11-octies, comma 2, del decreto-legge n. 73 del 2021, nella parte in cui limitava ad alcune tipologie di costi il diritto alla riduzione spettante al consumatore.
“La sentenza della Corte Costituzionale innesca cambiamenti rilevanti che si ripercuoteranno sui bilanci delle società. Abbiamo chiesto al professor Santoni, ordinario di diritto commerciale Università di Roma Tor Vergata, di valutarne l’impatto”, ha spiegato Taverna.
“Quella della sentenza Lexitor è una vicenda nella quale tutti i protagonisti hanno perso. Il testo della sentenza si prestava a troppe interpretazioni. Ne è nata una direttiva ambigua e interpretabile in modi diversi, che ha rappresentato un quadro confuso nel quale si è rafforzata la convinzione che per il consumatore fosse difficile ottenere giustizia”, ha raccontato Giuseppe Santoni. Di qui una serie di interpretazioni più restrittive, che hanno trovato applicazione per poi essere smentite dall’ultima sentenza che ha messo la parola fine sulla questione.
Il professore di diritto commerciale a margine dell’evento, in un’intervista a SimplyBiz, ha sottolineato che, sebbene il cammino per l’interpretazione della sentenza sia ormai giunto al termine, si stanno aprendo nuovi spazi di dialogo nei quali sottolineare la necessità di una maggiore tutela per gli intermediari del credito.
Le segnalazioni di vigilanza e i dubbi delle società
In apertura di convegno Taverna ha segnalato una certa inquietudine suscitata tra gli operatori dal nuovo sistema di rilevazione dati per la vigilanza avviato recentemente dall’Oam, una procedura “che richiederà alle società di mettere in campo risorse umane ed economiche per evadere le incombenze ad essa collegate”.
Ad esaminare gli elementi di criticità presenti nel nuovo sistema, con particolare riguardo alla normativa sulla privacy, è stato Eugenio Prosperetti, docente di diritto commerciale e diritto della gestione dei dati all’Università Luiss Guido Carli di Roma, nel suo intervento su “Il nuovo sistema delle ‘Segnalazioni di Vigilanza’ Oam: aspetti operativi e rilievi critici”. Oltre ad alcune lacune presenti nella informativa sulla privacy, Prosperetti ha evidenziato che la nuova procedura richiede alcuni dati che non sono pubblici e che “hanno grande valore per le aziende”, al punto che potrebbero arrivare a configurarsi come “segreti commerciali, cioè come quei dati non pubblici che hanno un valore economico per il titolare”. Ha quindi segnalato l’opportunità di un ulteriore confronto prima della messa a punto del sistema.
All’argomento ha dedicato parte del suo intervento anche il presidente dell’Oam, Francesco Alfonso, che ha voluto “fugare i timori relativi alla violazione della privacy”, sottolineando l’impegno profuso dall’Organismo “in sede di progettazione” e “in fase operativa”. Alfonso evidenziato inoltre che l’Organismo ha avviato una valutazione del rischio, che ha rilevato un livello di rischio basso. E ha concluso affermando che il nuovo sistema rappresenterà uno strumento che incentiverà qualità e trasparenza nel comparto dell’intermediazione del credito.
La compatibilità mediatore – agente
L’ultimo dei tre macro argomenti al centro del dibattito è stata la compatibilità mediatore – agente. Maurizio Pezzetta, vicepresidente vicario nazionale della Fimaa, ha portato all’attenzione dei presenti un tema che sta molto a cuore all’associazione e alla categoria, sottolineandone gli elementi di criticità. “Quello che è avvenuto è un fatto gravissimo: a Governo caduto, senza condivisione, è stato approvato un provvedimento che rappresenta un aborto giuridico. Sarebbe bastato confrontarsi per trovare una soluzione condivisa” ha tuonato. E ha poi sottolineato la necessità di meditare sull’accaduto, senza però rimanere fermi perché ci sono dei meccanismi giuridici da rivedere per “correggere una distorsione macroscopica anche dal punto di vista legislativo”. La distorsione maggiore secondo Pezzetta è rappresentata dal fatto che “secondo quanto disposto dall’art. 28 della Legge 118/2022, mentre l’agente immobiliare può diventare solo e semplicemente collaboratore di mediatore creditizio, un mediatore creditizio invece può diventare agente immobiliare. Con un pesante squilibrio e conseguente svilimento del ruolo dell’agente”.
Un effetto che, secondo Daniele Mammani, consulente legale nazionale della Fimaa, è andato ben oltre le previsioni di chi ha proposto la modifica. Fatto sta che la situazione attuale “pone una questione più di politica che di sostanza, che, non nell’immediato, ma alla lunga può creare una rivoluzione che non giova a nessuno”. La commistione di attività potrebbe inoltre innescare “una spirale di conseguenze pericolose per il consumatore”.
Il messaggio è chiaro: sulla compatibilità tra i due ruoli la Fimaa non resterà a guardare.