Francesco Alfonso, presidente Oam: “Da 190.000 a 20.000 iscritti, com’è cambiata l’intermediazione del credito in 10 anni. Ora sarebbe utile poter comminare sanzioni amministrative”

Un mercato ridimensionato nei numeri, più regolamentato e capace di resistere alla crisi pandemica. Così appare il comparto dell’intermediazione del credito a dieci anni dalla nascita dell’Organismo agenti e mediatori (Oam). A descriverlo è stato il presidente Francesco Alfonso nel corso del convegno “Dieci anni dalla nascita dell’Oam. Bilancio e prospettive per gli intermediari del credito”, tenutosi questa mattina al Centro Congressi Fontana di Trevi a Roma.

Il primo cambiamento evidente emerge dai numeri: a fine 2010 risultavano iscritti all’Ufficio italiano dei cambi quasi 64.000 agenti in attività finanziaria e circa 127.000 mediatori creditizi, quando le due categorie contavano complessivamente 20.000 iscritti. I numeri erano elevati, tanto che già nel 2008 l’allora governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, parlò di un fenomeno “dimensioni preoccupanti” di fronte alle commissioni riunite affari costituzionali e giustizia del Senato.

Era forte l’allarme sociale per l’elevata incidenza dell’abusivismo finanziario, accompagnata da violazioni della normativa antiriciclaggio e da frodi. Il legislatore, sfruttando le opportunità offerte dalla prima Direttiva sul credito al consumo, che poneva al centro delle regole l’interesse del consumatore, fissò l’obiettivo di assicurare adeguati livelli di qualità del servizio fornito dagli intermediari del credito”, spiega Alfonso.

Il presidente dell’Oam racconta come gli iscritti, tra agenti e mediatori, siano passati dai 190.000 del 2010 a 10.000 nel 2013, ai quali si aggiungevano circa 8.000 collaboratori.

Ad oggi in Italia sono iscritti nei registri dell’Organismo 336 mediatori creditizi, con un totale di 7.449 collaboratori, e 7.316 agenti in attività finanziaria, con 8.202 collaboratori.

L’evoluzione dei compiti

Dal momento della sua istituzione le competenze dell’Organismo sono state progressivamente ampliate dal legislatore. Mentre cambiava anche la sua ragione sociale, da associazione a fondazione, al compito della gestione degli iscritti agli elenchi si è aggiunto quello della gestione del registro dei cambiavalute, del registro dei compro oro, e più recentemente del registro degli operatori in criptovalute, operativo dal 16 maggio scorso.

I poteri di controllo

Ricordo quali furono gli strumenti prescelti per raggiungere le finalità perseguite: forme di controllo più incisive rispetto a quelle precedenti, sia sotto il profilo dell’accesso alla professione (tramite l’accertamento del possesso di stringenti requisiti di onorabilità e di professionalità), sia nello svolgimento dell’attività; istituzione di un Organismo, i cui costi non gravassero sulla finanza pubblica, costituito dalle associazioni di categoria di mediatori e agenti, nonché delle banche e degli intermediari finanziari; stipula, da parte di mediatori creditizi e agenti in attività finanziaria, di una polizza assicurativa per responsabilità professionale”, ha raccontato Alfonso.

Il primo obiettivo della riforma, quello di una selezione qualitativa degli operatori, fu raggiunto nel 2013, quando gli iscritti si erano ridotti a 10.000 con circa 8.000 collaboratori. “Oggi il numero di iscritti agli elenchi di agenti e mediatori è nuovamente aumentato, ma con una crescita ordinata e rispettosa delle regole”, ha proseguito. Di qui, il percorso per raggiungere il secondo obiettivo: il contrasto all’abusivismo finanziario.

Nel 2013 l’Oam avviò una proficua collaborazione con l’Enasarco, e successivamente, con la Guardia di Finanza. E nel 2017 il legislatore ha riconosciuto all’Organismo la possibilità di comminare sanzioni pecuniarie, graduate sulla gravità e sulla durata dei comportamenti degli iscritti. “Tale scelta ha reso più efficiente l’utilizzo dello strumento sanzionatorio, prima limitato alla sospensione o alla cancellazione, e ha rafforzato il ruolo dell’Oam quale autorità di controllo nel mercato di riferimento. La strategia attuata dall’Organismo ha prodotto risultati positivi: negli anni si è progressivamente innalzato il grado di aderenza dei comportamenti degli intermediari del credito alle regole esistenti”, ha spiegato il presidente.

Non solo, “abbiamo intrapreso con decisione la strada di costituirci parte civile nei processi contro soggetti imputati di abusivismo finanziario: è una scelta che sta dando i suoi frutti, perché le Procure iniziano a prestare attenzione al fenomeno, riconoscendo il ruolo svolto dall’Organismo”.

Lotta all’abusivismo, l’Oam chiede di poter comminare sanzioni amministrative

Nel corso del suo intervento Francesco Alfonso ha proposto di introdurre ulteriori strumenti sanzionatori. “All’Organismo potrebbe essere riconosciuto il potere di comminare sanzioni amministrative, rendendo a esempio pubblici, anche in via cautelare, i nominativi di coloro che non sono autorizzati allo svolgimento dell’attività riservata, ordinando agli stessi di porre termine alla violazione”, ha affermato. Simili strumenti “renderebbero più veloce ed efficiente la battaglia contro l’abusivismo: tale fenomeno, del resto, non è solo un reato, ma ostacola e falsa la concorrenza, danneggiando i consumatori e gli intermediari del credito rispettosi delle regole”.

Non va infatti dimenticato che il primo tra gli obiettivi dell’azione di vigilanza dell’Oam è stato fin dalla sua nascita quello di tutelare il consumatore. Per questo fine ha fatto anche ampio ricorso allo strumento della raccomandazione. “L’opzione della moral suasion non vuole rappresentare in alcun modo una rinuncia all’utilizzo di strumenti sanzionatori ove si rendano necessari: ad essi è invece complementare la moral suasion, nell’ambito di un unico presidio a tutela dei consumatori e del mercato”, ha concluso.