A più di un anno di distanza dall’entrata in vigore della nuova disciplina sulla mediazione creditizia, qual è stata la risposta di mediatori e agenti in relazione all’obbligo di formazione?
A mio avviso le società mandatarie non hanno ancora una sufficiente attenzione verso questo aspetto, che spesso non viene considerato un investimento ma piuttosto un costo. E invece è fuori di dubbio che la preparazione professionale e il costante aggiornamento rappresentano una condizione necessaria e indispensabile per competere con efficacia non solo nel mercato finanziario ma in qualsiasi settore. Il ritardo in questo campo è un limite che come Paese in generale dobbiamo impegnarci a colmare quanto prima se vogliamo evitare di essere emarginati dal resto dell’Europa. A ciò si deve aggiungere che esiste in questo momento una fetta importante di operatori del settore che hanno potuto iscriversi agli elenchi dell’Oam senza dover affrontare alcuna formazione. E innegabilmente c’è una differenza di preparazione tra coloro che si sono sottoposti alla formazione e coloro che invece non hanno dovuto farlo. Non è infrequente che i vecchi operatori, anche se inseriti in contesti professionali giudicati assolutamente “regolari” in base alla nuova disciplina, si rivelino inadeguati alle sfide che il mercato pone loro innanzi. Inoltre non sono mancati casi di comportamenti che non risultano in linea con le norme attualmente in vigore, che sono state pensate, è opportuno ribadirlo, per garantire che ogni operatore possieda un adeguato livello di conoscenze in tutte quelle materie e quegli ambiti pertinenti alla professione che è chiamato a esercitare.
Cosa si può fare per contrastare questo problema?
Sarebbe auspicabile un controllo più stretto da parte dell’Oam in tema di formazione, volto ad accertarsi che questo obbligo venga veramente assolto dagli operatori e che ad occuparsene siano soggetti qualificati nelle modalità previste dall’Organismo stesso, mi riferisco in particolare a i test per i collaboratori. In passato la necessità di una preparazione adeguata è stata a lungo trascurata, e ora che il legislatore ha disposto una normativa pensata appositamente per colmare questa lacuna, gli organismi preposti devono vigilare affinché tutto funzioni nel migliore dei modi. L’Ivass, ad esempio, ha già iniziato a muoversi in questa direzione: nei giorni scorsi ha convocato una riunione per rendere omogenee le modalità tecniche di erogazione della formazione. È un primo ma importante passo che spero anche l’Oam si decida a compiere in tempi rapidi.