Ho iniziato a fare l’intermediario del credito nel 1984. Il settore era un Far West: non c’era il Testo unico bancario (Tub), le uniche banche dati erano quelle dei protesti, nessuno parlava di scoring, tutt’al più di cambiali. In questo quadro l’intermediario nasceva, ovviamente, senza nessuna regolamentazione o controllo. Spesso era un ex cliente che, dopo aver chiesto un prestito per sé, provava ad arrotondare le sue entrate segnalando altri come lui a costosissime finanziarie private o, a volte, a qualche amico direttore di banca.
La nascita dell’Albo dei mediatori creditizi nel 1996
La prima svolta arrivò nel 1996: il Legislatore si pose il problema di regolamentare il settore, creando l’Albo dei mediatori creditizi. Ma, nonostante la pomposa definizione di Albo, non si trattava che di un mero elenco, tenuto dall’allora Uic (Ufficio italiano cambi), a cui ci si iscriveva semplicemente dichiarando di essere diplomati.
Due aneddoti, di cui pochi credo abbiano memoria, potranno chiarire quale fosse la reputazione della professione all’epoca. La legge che istituì l’Albo era la 108, detta “Legge antiusura”, perché novellava il codice penale in materia, introducendo il concetto di tasso soglia. Proprio nell’ambito della lotta al grave reato istituiva l’Albo dei mediatori, col comma 16: ritenendo gli intermediari soggetti che potevano accrescere il rischio usura, si decise di “schedarli” per meglio controllarli. E questo pregiudizio verso la professione è dimostrato dal secondo ricordo: all’epoca, per trovare l’elenco dei soggetti iscritti all’Albo, contenuto nel sito Uic, si doveva cercare, partendo dalla home, sotto il link “antiriciclaggio”.
La nascita dell’agente in attività finanziaria in un quadro di diffidenza
Non andò meglio alla figura dell’agente in attività finanziaria: la legge che istituì la figura professionale, il Decreto Legislativo 374 del 1999, ha il simpatico nome di: “Estensione delle disposizioni in materia di riciclaggio dei capitali di provenienza illecita ed attività finanziarie particolarmente suscettibili di utilizzazione a fini di riciclaggio”.
E la normativa secondaria, emanata poco dopo dalla Banca centrale, per diffidenza prevedeva, per le banche che intendevano servirsene, l’obbligo di dare mandati solo tramite una 106, inventando di fatto la “106 rete” in fianco alla “106 di erogazione” prevista dal Tub, una stortura che verrà risolta solo dal 141 del 2010, obbligando il mercato a smontare ciò che le norme lo avevano portato a creare.
La riforma organica del settore
Fortunatamente l’Italia approfittò dell’adozione nazionale della prima Ccd, la Direttiva europea sul credito ai consumatori, per aggiungervi una riforma organica del settore, su felice intuizione dell’allora viceministro Pinza. Così si giunse al famoso Decreto Legislativo 141 e alla nascita dell’Oam e, con esso, di una nuova figura di intermediario del credito: non più soggetto sospettato di favorire il riciclaggio (grazie!) ma professionista fondamentale sia per l’industria del credito, per la promozione e il collocamento dei servizi bancari, che per la clientela, per la consulenza a consumatori e aziende.
Chiaramente il passaggio, più agevole per chi già operava in logica imprenditoriale, fu più faticoso per alcuni, tanto che molti lasciarono il settore. Ma gli sforzi richiesti hanno portato al riconoscimento anche sociale di oggi, e il ruolo dell’Organismo di guida e sentinella del cambiamento è stato fondamentale.
Ruolo svolto con proficuo stile di dialogo, ben diverso da quello di altre authority di settori vicini, che hanno, con i loro vigilati, rapporti decisamente più freddi. Stile reso possibile sia dalla natura giuridica dell’Organismo, una fondazione che coinvolge le associazioni di categoria come interfaccia verso gli operatori, le loro istanze e le esigenze del mercato, che dallo spessore tecnico e umano di chi ne compone gli organi, sia politici che tecnici, con una menzione particolare, sia detto con commozione, per il compianto presidente Catricalà.
Le nuove sfide
Oggi nuove sfide attendono la categoria, e quindi l’Oam. La nuova Ccd, in arrivo da Bruxelles, pone l’attenzione sui rapporti con le piattaforme “fintech”, il cui ruolo sta diventando sempre più preponderante, soprattutto nel comparto del credito alle imprese, e sul prodotto “buy now pay later”, modificando i limiti dell’importo erogato non solo verso l’alto, oltre i 75.000 euro, ma anche verso il basso, per ricomprendere tutti i micropagamenti sotto i 250 euro. Anche solo pensando a questi due ambiti appare evidente come l’intermediario del futuro debba avere grandi competenze digitali. Spero di non sentir più dire a qualche collega: “internet è il futuro”…
Anche la definizione dei rapporti col mondo immobiliare è sempre di attualità, con animi che si scaldano in difesa di diverse visioni, tutte rispettabili, anche se personalmente preferisco “schemi di gioco” più ampi rispetto a divieti che ingessano i mercati.
Esistono poi i temi della comunicazione e delle relazioni istituzionali. Non sono compiti ufficiali dell’Organismo, ma chi meglio della Fondazione per dare un contributo autorevole da un lato all’ulteriore crescita della reputazione della professione, dall’altro a una elaborazione legislativa valida e informata. Due miei punti di vista al riguardo: auspico una comunicazione al pubblico non solo in negativo, contro l’abusivismo, ma in positivo, sul valore dell’intermediario: se si spaventano i clienti, questi, per non rischiare di rivolgersi a un operatore non autorizzato, probabilmente preferiranno rinunciare al servizio della categoria; se invece apprezzano la consulenza e la professionalità, sapranno scegliere i professionisti vigilati perché li riconosceranno come gli unici in grado di assicurare loro questi vantaggi.
Per quanto riguarda l’attività di lobbying ricordo sempre alle associazioni di categoria, a partire da Ama, di cui mi onoro di essere segretario generale, che è un nostro compito istituzionale, e tra i principali: l’Oam può aiutarci in questo, orientarci e guidarci, ma non sostituire la nostra responsabilità al riguardo per un’azione efficace e, pertanto, unitaria.