Gianni Guido Triolo, amministratore delegato Commerfin: “Siamo pronti a varare un contratto di rete con i confidi che aderiscono alla nostra struttura”

Triolo CommerfinSocietà consortile di Confesercenti, Commerfin è nata con l’obiettivo di rilasciare controgaranzie e cogaranzie ai confidi associati, prestando al tempo stesso ogni tipo di assistenza e consulenza per migliorare l’efficacia e l’efficienza dei consorzi di garanzie dei fidi. Oggi è divenuto un punto centrale della filiera della garanzia del credito, un network associativo che fornisce una serie di importanti servizi. “Nel corso del tempo abbiamo assistito a una progressiva dilatazione delle nostre funzioni, dovuta al crescente numero di problemi con cui i confidi sono chiamati a confrontarsi”, spiega l’amministratore delegato Gianni Guido Triolo. “Nel maggio del 2011 siamo divenuti intermediario finanziario vigilato dalla Banca d’Italia perché avevamo superato il limite di 75 milioni previsto per le garanzie. Ora siamo a quasi 172 milioni di controgaranzie nominali, con un incremento del 10, 56%, mentre il valore residuo è di circa 72,6 milioni. Per quanto riguarda i flussi del 2013, siamo a 26 milioni, con un incremento che sfiora il 93%. Come si può vedere si tratta di dati in netta controtendenza rispetto a quelli negativi registrati da molti dei principali confidi”.

Quanti sono i vostri associati?

Attualmente abbiamo 24 confidi associati, tra cui Italia Confidi, che è uno dei maggiori a livello nazionale. Entro l’anno contiamo di arrivare a trenta. Si deve considerare che in realtà questo numero si è andato riducendo rispetto ai 43 iniziali, perché molti confidi si sono fusi tra loro. Per aderire a Commerfin noi chiediamo comunque che i consorzi di garanzia fidi facciano già parte di  una struttura associativa, che può essere nazionale o territoriale.

Ci può spiegare sinteticamente come funziona lo strumento della controgaranzia?

Nel momento in cui un confidi aderente fornisce a un’impresa il 50% delle garanzie necessarie per ottenere un finanziamento, noi controgarantiamo, fornendo in sostanza un’assicurazione, l’80% di questo 50. Ciò vuol dire che in caso di perdita della somma in questione, questa viene ripartita tra noi, che ne assumiamo il 40%, e il confidi, che ne assume il 10%.

Perché in Italia questo strumento è poco conosciuto?

A mio avviso si tratta in primo luogo di un problema culturale. Nel nostro Paese non si parla a sufficienza di risk sharing, di suddivisione del rischio, un concetto invece già molto diffuso in altri Stati europei. Da noi si conoscono le garanzie dei confidi o la controgaranzia pubblica del fondo centrale. Manca invece, diversamente da quanto avviene nel resto dell’Unione europea, una conoscenza diffusa degli strumenti di garanzia multistrato. E anche quando tale conoscenza è presente, c’è molta confusione.

Lo scorso ottobre il vostro consiglio d’amministrazione ha deliberato la costituzione di una rete commerciale composta da agenti in attività finanziaria, mediatori creditizi e collaboratori. Come è struttura questa rete?

Noi abbiamo fatto una scelta strategica importante, quella di porci come un grande network di confidi. Al momento i confidi non sono dotati delle capacità commerciali che consentano loro di andare a cercare le imprese cui possono offrire garanzie. Per sopperire a questa carenza abbiamo appunto pensato di dotarci di una nostra rete di mediatori creditizi e agenti in attività finanziaria. In questo momento stiamo preparando i collaboratori con corsi di formazione ad hoc affinché possano entrare a far parte di questa rete. Attualmente abbiamo una ventina di persone, ma questo numero è destinato a salire, tenuto conto del fatto che abbiamo l’esigenza di coprire tutto il territorio nazionale. Siamo convinti che ciò rappresenti un potente strumento di crescita, su cui abbiamo deciso di investire e di puntare. Inoltre tra una quindicina di giorni vareremo un contratto di rete con i nostri confidi, in base al quale questi potranno ottenere il contributo di cui all’articolo 54 della Legge di Stabilità. In questo modo daremo la possibilità anche ai confidi minori di ottenere una ricapitalizzazione con un contributo pubblico.

Quest’anno ci sarà una ripresa nell’erogazione del credito?

A gennaio, essendo diminuito il trend di decrescita, si pensava che ci potesse essere un aumento dei prestiti bancari. Gli ultimi dati che noi abbiamo elaborato in base alle cifre fornite dalla Banca d’Italia, però, indicano che a febbraio le erogazioni di finanziamento hanno conosciuto un’ulteriore contrazione del 3,5%, dopo il 3,1% del mese precedente. Parallelamente si osserva una crescita delle sofferenze e delle esposizioni bancarie. In questo contesto è necessario capire qual è la strada da seguire per far sì che le imprese possano nuovamente avere a disposizione il credito e la liquidità che servono per le loro attività. Nella situazione attuale, se il credito torna a fluire verso le aziende è anche possibile ipotizzare una crescita del Pil tra l’1 e l’1,5%. In caso contrario non vedo come si possa parlare di ripresa. In Italia manca una banca nazionale dedicata alle piccole imprese. Esistono, è vero, le banche di credito cooperativo, ma quello che serve è un grande istituto di riferimento, come avviene in altri Paesi europei. Oggi l’80% del credito va alle imprese grandi e medie, mentre troppo spesso quelle piccole restano a bocca asciutta.