Giovanna Paladino, direttrice del Museo del risparmio: “Le donne possono e devono giocare un ruolo determinante nella ripresa economica del Paese”

L’economia italiana ha bisogno della forza lavoro femminile per ripartire, almeno quanto le donne hanno bisogno di lavorare per sfuggire alla violenza economica di cui spesso rimangono vittime. Da un lato, il nostro Paese ha una bassa natalità e la necessità di garantire un sistema di welfare funzionante; dall’altro, abbiamo il 50% delle donne che, per vari motivi, sono inoccupate, disoccupate o casalinghe. A loro dico: non vi accontentate di lavorare in casa. Approfittate di ogni possibile occasione di educazione finanziaria per rendervi economicamente indipendenti”. A lanciare questo appello è Giovanna Paladino, direttrice e curatrice del Museo del risparmio di Torino e responsabile della segreteria tecnica di presidenza di Intesa Sanpaolo. La sua preoccupazione nasce dai dati dell’ultima ricerca “Capacità di sopportazione e di reazione in tempi di pandemia”, condotta dall’ente in collaborazione con Episteme, dalla quale emergono due dati importanti: le donne si sono rivelate molto reattive durante la pandemia ma al tempo stesso le casalinghe hanno dichiarato di non essere disposte a cercare un lavoro una volta rientrata l’emergenza.

Dallo scoppio della pandemia le donne hanno dimostrato una capacità di reazione maggiore rispetto agli uomini (49,4% contro 43,7%) e sono disposte a formarsi per adeguare le proprie competenze professionali al mutato scenario del mondo del lavoro (55,1%, contro il 49,7% degli uomini) – sottolinea Paladino -. Purtroppo la bassa propensione all’inserimento lavorativo compromette il rafforzamento futuro delle casalinghe: una su tre (il 28%) ha dichiarato di aver scelto liberamente di occuparsi della casa e due su cinque (il 40,7%) hanno affermato di non avere alcuna intenzione di cercare un lavoro a pandemia rientrata. Una decisione che penalizza sia le donne stesse, che non hanno modo di confrontarsi con il mondo esterno, che il Paese, che può contare sul 50% della forza lavoro femminile contro il 70-80% di altre nazioni europee”.

A cosa è dovuta la scelta di molte donne di dedicarsi esclusivamente alla cura della casa?

Al di là dei condizionamenti culturali e delle componenti sociali, sono sicura che un ruolo determinante lo giochi la mentalità. Nella nostra ricerca abbiamo indagato la ripartizione dei compiti in famiglia e chiesto le ragioni alla base della suddivisione. È emerso che la donne si occupano in prevalenza della cura della casa e dell’accudimento dei figli, degli anziani e delle persone malate, mentre gli uomini si dedicano in larga maggioranza alle riparazioni e alla manutenzione, alla gestione dei conti quotidiani, alle decisioni sugli eventuali investimenti e alle commissioni esterne. A sorprendere è la ragione di questa ripartizione: il 27,8% delle donne e il 27,1% degli uomini hanno risposto che si è trattato di una ripartizione naturale; l’11% di entrambe le componenti ha dichiarato di aver fatto quello che veniva meglio e il 34% che non c’è una regola precisa alla base della scelta. Ciò significa che più o meno il 70% delle donne pensa che queste attività siano per loro “naturali”. Il retaggio culturale alla base di queste scelte è evidente, però è anche possibile decidere di uscire dai binari. Le donne sono capaci di intendere e di volere e sono pronte a ripartire. Allora “diamoci una spinta”.

In che modo?

Faccio un esempio. Le donne che hanno un figlio spesso si sentono dire in famiglia, dal proprio partner o dai genitori: “Perché prendere una baby sitter se poi ti ritrovi a dover dare a lei tutto il tuo stipendio?”. Dobbiamo ribellarci ad affermazioni di questo genere, perché spingono le donne ad autoconvincersi che non valga la pena di andare a lavorare se poi i soldi devono darli a qualcun altro. Non possiamo dare per scontato che siano solo i soldi della mamma a essere stanziati per la cura dei figli. Dobbiamo pensare a una contribuzione paritaria: lo stipendio della baby sitter deve uscire dalle tasche della madre e del padre, al 50%. E, per inciso, il ricorso a una figura esterna contribuirebbe a far circolare l’economia, perché creerebbe posti di lavoro in più. Queste cose sembrano andare contro il sentimento comune ma devono essere dette chiaramente, perché l’indipendenza economica è un modo per contrastare la violenza economica, che è molto più diffusa di quanto si pensi. Purtroppo sono tante le donne che devono accontentarsi della “paghetta”, che devono portare le ricevute del supermercato, che non possono comprare un paio di scarpe senza il benestare del marito. Molte più di quelle che pensiamo; spesso si nascondono perché si vergognano di denunciare. Nel momento in cui abbiamo chiara l’importanza di gestire in maniera autonoma il nostro denaro, possiamo comprendere il valore assoluto dell’indipendenza economica, che dobbiamo ricercare.

Il Museo del risparmio ha promosso diverse iniziative per prendere dimestichezza con i concetti di pianificazione familiare, risparmio e investimento. Che risultati avete avuto in questo senso?

Quando abbiamo aperto i battenti, nel 2012, ci siamo posti l’obiettivo di promuovere l’educazione finanziaria tra le fasce di popolazione che ne avevano più bisogno. Il nostro scopo non è formare degli economisti ma fornire alle persone degli strumenti per gestire bene il proprio denaro in autonomia e consapevolezza, facendoci quello che più desiderano. E lo facciamo associando l’attività educativa all’intrattenimento e alla tecnologia, adattandoli alle diverse capacità di comprensione dei visitatori, che appartengono a fasce di età diverse e a categorie diverse. Nel tempo abbiamo individuato quattro gruppi sociali su cui concentrarci: le donne, i migranti, i ragazzi che vivono in periferia e manifestano tassi di abbandono scolastico più elevati e i ragazzi che hanno difficoltà di apprendimento. A sorpresa, il gruppo che tutt’oggi risulta più difficile da raggiungere sono proprio le donne. Con tutti gli altri siamo riusciti a conseguire risultati soddisfacenti.

Cosa è andato storto con le donne?

Dalle ricerche condotte in questi anni e dalle risposte ai questionari somministrati alle nostre visitatrici ci siamo resi conto che generalmente le donne non percepiscono la priorità di migliorare le proprie competenze in materia di gestione del denaro. Ci sono ovviamente le eccezioni: le donne giovani e laureate si comportano come gli uomini. Ma le donne che non hanno titoli di studio elevati percepiscono la gestione del denaro come una cosa che esula dalla loro competenza e delegano tutte le relative scelte. Abbiamo pertanto promosso delle attività formative in presenza per le donne che hanno meno strumenti interpretativi, meno conoscenza e meno supporto, ma ci siamo resi conto che questo tipo di iniziative avevano scarso successo, perché la maggior parte delle partecipanti abbandonava l’aula prima della fine dell’incontro, che durava un paio di ore. E, quando abbiamo chiesto loro se andavano via perché non gradivano l’incontro, ci hanno risposto che dovevano allontanarsi per motivi familiari e che avrebbero preferito del materiale cartaceo e delle attività da poter fare online nel tempo che riescono a ritagliarsi. Per far sì che le donne accrescano la propria educazione finanziaria bisognerebbe far percepire l’importanza dello sviluppo di competenze in materia. Solo l’autoconsapevolezza e l’autodeterminazione possono rendere possibile quello scatto di volontà che aiuterebbe a migliorare la vita di molte.

Che tipo di informazioni possono trovare le donne nel Museo del risparmio?

Intanto sul nostro sito sono disponibili diversi booklet su risparmio e pianificazione e tanti altri contenuti, video e focus. Tutto è costruito usando un codice di comunicazione che si basa sulla bellezza e sulla leggerezza, che sono due elementi importanti dell’apprendimento. La bellezza aiuta a vedere o leggere più volte uno stesso contenuto e la leggerezza ad affrontare più volentieri il tema dei soldi, che porta con sé un elemento di ansia. Perciò ogni scrittura è costruita cercando di portare un sorriso sulle labbra del visitatore. Per le donne abbiamo realizzato nello specifico il booklet Prometto di pianificare sempre: la gestione del budget familiare dal giorno del matrimonio a una felice vita insieme, pensato per aiutare le giovani donne a riflettere sull’importanza dell’indipendenza economica e a sperimentare in modo divertente le proprie capacità di pianificazione e gestione del budget personale e familiare. Ci sono poi l’Abc del risparmiatore che si focalizza su 5 concetti alla base delle scelte di risparmio e di investimento: pianificazione, orizzonte temporale, rendimento, rischio e diversificazione, e molti altri contenuti. Le mamme o le nonne possono inoltre venire a trovarci anche con i figli e i nipoti. Troveranno delle attività da fare insieme a loro.