Il segretario generale NIDiL/CGIL Roberto D’Andrea, il segretario generale FeLSA/CISL Ivan Guizzardi, il segretario nazionale UILCA/UIL Mariateresa Ruzza, il segretario nazionale ALE/UGL Giancarlo Bergamo, assieme al presidente nazionale FENAMEC/FeLSA/CISL Marcello Frasca, al segretario generale R12/UILCA/UIL Piero Antonio Billo’, e al presidente SIMEDIA/ALE/UGL Severino Oliva, hanno scritto una lettera aperta alla categoria degli Intermediari del Credito, mediatori creditizi, agenti in attività finanziaria, promotori finanziari indipendenti, agenti di leasing e collaboratori invitandoli alla mobilitazione contro l’OAM.
Riportiamo la lettera di seguito:
“Associazione di diritto privato: questa è la definizione formale dell’OAM.
Bisognerà a cominciare a tenerlo ben presente se ci si vuole rapportare realisticamente con questo soggetto che nella sua connotazione giuridica trova l’essenza vera del suo essere.
Se qualcuno coltivava la speranza che potesse rappresentare un’istanza positiva di nuova governance del settore, può decretarne il decesso già nella culla.
Si sta delineando l’ennesimo parto di una cultura regolamentatoria tutta improntata ad una sterile ma vessatoria, strutturazione burocratica, per sua natura tutta rivolta ad una grigia gestione di potere non disgiunta dall’organico recepimento di aspettative personalistiche.
Qui il valore aggiunto si percepisce pesantemente nell’elemento concretamente privatistico che sostiene l’intera impalcatura e che fin dalle nomine del consiglio direttivo ha dettato i tempi di un’operazione totalmente sganciata dagli interessi degli operatori.
Non a caso si voltò le spalle a qualsiasi naturale collegamento con la sfera associativa e sindacale, introducendo immediatamente un vulnus interpretativo della legge, all’insegna del coltivamento di una lontananza da intendersi come vicinanza ad un sottile e pervasivo bancocentrismo.
Adesso, venuti fuori dalla sindrome letargica, che li ha colti subito dopo il loro insediamento natalizio, ammantati dagli obblighi della normativa, si passa alla cassa.
Dopo il silenzio ed il giusto riposo invernale il primo provvedimento prosegue il disvelamento di quel burocratismo privatistico che ne costituisce l’unico ed esclusivo riflesso vitale.
Ed, infatti, nel frattempo, quel riflesso ha generato una singolare ma coerente, impostazione statutaria: la costituzione di un’assemblea di soci innervata da associazioni datoriali, selezionate per mezzo di un criterio economicistico: 15.000.00 euro cadauno ( sapete: sempre la cassa…).
Davvero si può affermare che i veli cadono uno ad uno sotto l’unica spinta di una concezione dalle chiare note esclusivamente di tipo privatistico, ovvero di una visione che trascina inevitabilmente ad una conduzione di tipo imprenditoriale, senza scontare alcun rischio di intrapresa, nel paravento garantito da una normativa che, paradossalmente, diventa, fattore di produzione e profitto.
Bisognerà approfondire la legittimità di questi atti e la validità di questo statuto “fai da te”, anche perché vorremmo sommessamente ricordare che la costituency dell’OAM trova la sua ragione fisiologica nell’espletamento primario di una funzione pubblica.
Ma dicevamo della cassa il cui richiamo ferino domina incontrastato e raggiunge siderali apici di istinto predatorio, a tal punto lontani dalla realtà da immergersi in una feroce ed assurda decisione di quell’improbabile assemblea dei soci: una compulsiva tabella (gabella), articolata per profilo societario, estesa a collaboratori e dipendenti (anche dipendenti?)
Nella foga di assecondare il conto corrente si è arrivati ad imporre 1.500,00 Euro per le società di persone, accontentandosi, si fa per dire, di 2.000, 00 Euro per le spa, srl,scrl da 120.000,00 Euro di capitale sociale, con un palese disequilibrio da qualunque parti si guardi.(a prescindere dalla inconcepibile cifra richiesta)
Quali sarebbero, di grazia, i criteri che avrebbero presieduto a determinare questo sconcio tariffario.
Che, ricordiamolo, si presenta oggettivamente come una tassazione indiretta per poter esercitare una professione, visto che l’Organismo non andrà altro che a replicare, sic e simpliciter, quanto già fatto oggi da Bankitalia, senza oneri: registrare dei nominativi all’interno di un “Albo”, verificati alcuni requisiti.
Sappiamo, però, che per far funzionare questa macchina sono state previste necessità ordinarie per milioni di euro ed una ramificazione insediativa a livello territoriale.
In questa preponderante ottica autoreferenziale poggia il sostanziale ubi consistam dell’intero meccanismo con tutti gli invitabili costi di infrastrutturazione materiale e remunerazioni personali.
A proposito: si renda pubblico, magari sul nuovo sito, a quanto corrispondono gli emolumenti che i cinque membri del consiglio direttivo si sono autoassegnati (e da quando stanno decorrendo).
Vorremo, inoltre, essere informati sulla profonda e competente discussione che, all’unanimità assembleare, ha portato a determinare queste estorsive ed incongrue quote d’iscrizione.
Ed, in generale, oggi e per il futuro, richiediamo di essere prontamente informati sul processo elaborativo e decisionale dell’OAM, considerato che, anche se molto nascosto, ha un profilo pubblico che qualche obbligo pure comporterebbe.
Tra l’altro ci domandiamo se al risveglio primaverile non ha ancora fatto seguito una presa di contatto con la realtà socio?economica in cui si trova il Paese.
Tutta la materia sarà oggetto di più specifica disamina e di ferma contestazione in tutte le forme ed i modi possibili, per cui invitiamo tutti gli operatori ad uscire dall’inutile individualismo per supportare l’iniziativa sindacale, che già si è compattata, unificando la propria azione.
A volte si ha bisogno di mantenere qualche illusione contro ogni precedente evidenza.
Ora, invece, ne siamo certi: o si contrasta questa deriva, od il peggioramento generalizzato delle condizioni di lavoro e di esercizio della propria autonoma capacità professionale non è che all’inizio”.