Incompatibilità agente – mediatore: il convegno di Fimaa Bari e i pareri dissonanti all’interno del sindacato

Non è più l’era né del protezionismo nè del liberismo: è l’era delle competenze”. Con queste parole il presidente della Camera di Commercio di Bari e vice presidente di Confcommercio nazionale, Alessandro Ambrosi, ha aperto lo scorso 13 novembre il convegno organizzato da Fimaa Bari dal titolo ‘Incompatibilità professionale: opportunità o limite?’.

L’evento ha rappresentato un’occasione di confronto, di condivisione e di riflessione sul futuro della professione dell’agente immobiliare e sull’impatto che l’emendamento sull’incompatibilità tra l’attività di mediatore creditizio e agente immobiliare (attualmente in via di approvazione) potrebbe avere sulle due categorie coinvolte e sul Paese, se l’Europa dovesse mettere in mora l’Italia.

Le opinioni dissonanti rispetto alla linea del sindacato nazionale

Nel corso dell’incontro è stata più volte sottolineata l’esistenza di un pensiero divergente, nella base, rispetto al parere favorevole espresso dalla Fimaa nazionale sull’emendamento in via di approvazione.

Il parere di Fimaa Bari

Fimaa Bari, nella persona del suo presidente Gigi Foresio si è dissociata da tempo, ritenendo che gli agenti immobiliari siano chiamati a diversificare i loro servizi e a offrire anche una consulenza finanziaria qualificata, in collaborazione con le società di mediazione creditizia o con gli istituti di credito. In particolare, ritiene che tale collaborazione qualificata possa garantire i venditori sulla solvibilità dell’acquirente interessato ad acquistare un immobile. E chiede alla dirigenza nazionale di esprimere con fermezza, una netta contrarietà all’approvazione di un emendamento che rischia di danneggiare migliaia di imprese associate e dei consumatori, nonché del Paese, per eventuali sanzioni da parte dell’Europa.

Le rimostranze di Fimaa Alto Piemonte

L’avvocato Mario Monteverde, consulente di Fimaa Alto Piemonte intervenuto al convegno, ha espresso una serie di perplessità sulle motivazioni che hanno spinto all’approvazione della modifica da parte del Senato lo scorso settembre. “Ritengo che sia una brutta pagina da un punto di vista prettamente normativo, in totale disapplicazione rispetto ai principi generali dell’Unione europea, in totale non considerazione delle specificità della professione, che è uno dei cardini per stabilire determinate limitazioni, e da un punto di vista politico”, ha affermato in chiusura del suo intervento.

L’opinione del presidente di Fimaa Milano

Il presidente di Fimaa Milano, Vincenzo Albanese, ha ripercorso le tappe fondamentali dell’evoluzione normativa, facendo riferimento a tre date importanti: il 1942, quando il codice civile ha cercato di definire alcuni ambiti per la professione della mediazione; il 1989, quando si è cercato di fissare dei paletti per professionalizzare l’attività; e il 2021, quando è arrivato il momento di cogliere i cambiamenti in atto per legittimare il ruolo dell’agente immobiliare nella transazione immobiliare. Albanese ha sottolineato la necessità di abbracciare il cambiamento, dematerializzando, innovando, puntando sulla formazione e sull’ascolto del cliente per capire dove sta andando il mercato. E, soprattutto, diventando attrattivi per i giovani.

Ha poi elogiato il pregio di Fimaa Italia di avere “al suo interno più realtà sindacali”, di lavorare su proposte convergenti agli interessi degli associati, non dimenticando che la parte più considerevole è rappresentata da agenti immobiliari. E ha rivendicato, in maniera forte la volontà degli agenti immobiliari di “governare l’intero processo della mediazione”, di restarne attori principali, e ben venga la sinergia con i mediatori creditizi.