Si alzano i toni della discussione sulla incompatibilità tra le cariche di agente immobiliare e mediatore creditizio. Non è un mistero che le associazioni che compongono la Consulta interassociativa nazionale dell’intermediazione immobiliare, e cioè Anama, Fiaip e Fimaa, siano su posizioni diverse sull’argomento, del quale si discute ormai da più di 10 anni. Mentre la Federazione italiana agenti immobiliari professionali (Fiaip) è contraria alla incompatibilità delle cariche, sono di altro avviso l’Associazione nazionale agenti e mediatori d’affari (Anama) e la Federazione italiana mediatori agenti d’affari (Fimaa), all’interno della quale, peraltro, si stanno levando le prime voci di protesta.
Qualche giorno fa, però, l’atmosfera ha iniziato a surriscaldarsi, sulla spinta di una ricostruzione a puntate delle “fasi di un attacco che mina alla base la credibilità della nostra categoria” pubblicata su Facebook da Paolo Righi, già presidente Fiaip, presidente onorario e fondatore di Auxilia Finance, società di mediazione creditizia di proprietà della Fiaip, nonché coordinatore negli anni addietro della Consulta interassociativa nazionale dell’intermediazione immobiliare. Il suo, ha spiegato Righi in un’intervista a SimplyBiz, “non è e non vuole essere un intervento contro la Fimaa. In passato sono stato premiato con la stella al merito della Fimaa, un riconoscimento al quale sono molto legato. Il mio è un modo per esprimere la mia personale opinione nell’ambito di un dibattito più ampio, che tocca il senso più profondo del fare associazione, e cioè tutelare le categorie”.
Le domande che Righi si è posto in apertura dei suoi post sul social network sono due: chi gioca contro gli agenti immobiliari? E a chi giova renderli incompatibili con i servizi della filiera immobiliare? Le risposte che si è dato il presidente ripercorrono le tappe del percorso indicato.
La prima tappa Righi l’ha ricostruita lunedì 15 novembre in un post su Facebook. Risale al 5 dicembre 2020, quando sull’inserto Plus24 del Sole24Ore apparve un articolo nel quale il presidente di Euroansa e consigliere nazionale Fimaa, Ansano Cecchini, parlando del conflitto di interesse fra agente immobiliare e mediatore creditizio faceva riferimento alla normativa sull’usura. Secondo Righi, con le sue dichiarazioni Cecchini sostenne che “gli agenti immobiliari sono quanto meno confusi o al limite della confusione” e “possono commettere il reato di usura”. Il post si conclude con una domanda: “a cosa sono serviti anni e anni di lavoro per cercare di innalzare il ruolo sociale degli agenti immobiliari?”.
Nel post di martedì 16 novembre Righi ha sostenuto che dal 2020 a settembre 2021 si sia svolta “una pressante attività di lobby che Fimaa-Confcommercio” avrebbe messo in atto “con l’appoggio o se volete con il silenzio assenso di Anama-Confesercenti”, mentre Fiaip tentava “di lavorare per opporsi al fuoco di fila delle 2 corrazzate”. Ha fatto quindi riferimento a un articolo dello scorso 9 settembre nel quale SimplyBiz ricostruiva la posizione delle associazioni di categoria sull’incompatibilità agente – mediatore. Nell’articolo venivano riportate le dichiarazioni rilasciate tramite comunicati stampa ufficiali, nelle quali Angelo Spiezia, Ansano Cecchini e Gabriele Nencini, in qualità di rappresentanti della Fimaa, “riescono con tre semplici dichiarazioni a gettare fango e dubbi sull’intera categoria”, facendo intendere che “gli agenti immobiliari hanno conseguito facili guadagni a discapito dei consumatori” e che l’Oam avrebbe “lavorato in uno stato di confusione interpretativa”. Il post si è consludo con un “A domani”.
Puntuale, come promesso, è arrivata la terza puntata. Righi questa volta si è concentrato sulla terzietà, che caratterizza sia il ruolo dell’agente immobiliare che quello del mediatore creditizio e li contrappone all’agente in attività finanziaria, legato direttamente alla banca per la quale promuove e conclude i relativi finanziamenti. E si è chiesto se la linea seguita dalla Fimaa” oltre a danneggiare gli agenti immobiliari”, aiuti i consulenti del credito. “Sono convinto di no – chiosa -. Anzi danneggia le loro società e tutti i consulenti del credito che con loro lavorano”. La spiegazione delle motivazioni veniva rimandata al giorno successivo.
Nella quarta puntata, certo di avere l’attenzione dei colleghi, Righi è arrivato al nocciolo della questione. Il post di si apre con uno sguardo al futuro della mediazione creditizia, nel quale prospetta cinque tendenze:
- il passaggio delle banche dalla presenza fisica sul territorio alla presenza online e alla consulenza di alto livello, con la necessità di sviluppare reti di agenti rivolti alla clientela medio-elevata;
- le società di mediazione creditizia, per potersi sviluppare sul territorio, dovranno investire in tecnologia. Nei prossimi anni “alcune società si quoteranno in Borsa cercando di attrarre capitali ed altre cercheranno di aggregarsi”, per altre altre ancora “la proprietà cercherà di disimpegnarsi dall’impresa, magari vendendo a qualche fondo”;
- la disintermediazione metterà in grave crisi i consulenti del credito che offrono la consulenza in forma gratuita, come ad esempio it e Facile.it;
- se il numero dei consulenti del credito, molto basso rispetto alla domanda, dovesse ampliarsi a dismisura, “sarebbe difficile per le società che puntano alla mediazione zero impossessarsi del mercato”;
- la disintermediazione e la consulenza zero porteranno a una concentrazione del mercato su due o tre grandi player. “Rimarranno ancora alcune piccole società ma sicuramente non faranno mercato, un po’ come il private per le banche”.
“Un mercato piccolo e ristretto fatto di pochi grandi operatori è lo scenario ideale per chi vuole ridurre i consulenti del credito a ‘semplici apriporta’ (vi ricorda qualche cosa?)”, prosegue.
Nella conclusione del suo ragionamento Paolo Righi si è posto due domande: in buona sostanza chi potrebbe controllare un mercato con 20.000 o 30.000 consulenti del credito fisici? Nessuno. Chi potrebbe controllare un mercato fatto da 3.000 o 4.000 consulenti? Tutte le 3 o 4 società che deterranno il 90% del mercato. “Sostanzialmente il motto dividi et impera è quello che sta guidando questo attività – conclude -. Ma attenzione non è detto che chi si presta a questo gioco ne sia poi veramente l’attore, il mondo della politica e delle associazioni è pieno di inconsapevoli protagonisti… … … Non condanno qui gli imprenditori che fanno il loro lavoro, perseverando nel loro disegno strategico, anzi li ammiro anche se non esprimono la mia stessa visone del fare azienda. Quello che non tollero è che siano i rappresentanti sindacali dei mediatori a prestarsi inconsapevolmente (lo voglio sperare) a questo disegno”.
“La prossima settimana la Camera dei Deputati sancirà la fine dell’agenzia multidisciplinare e con questa la possibilità, per chi lo vuole, di sviluppare la propria impresa mettendo in pratica idee nuove e attinenti al mercato”. Si è chiusa con una nota amara l’ultima puntata della settimana. In apertura di post, venerdì 19 novembre Paolo Righi ha espresso il suo rammarico per il fatto che la Fimaa “per la serietà e lo stile che sempre ha avuto, voglia giocare due parti in commedia, facendo finta che la destra non sappia cosa fa la sinistra”. E ha aggiunto: “Sono stato presidente di Fiaip per 8 anni e coordinatore della consulta per 2 0 3 volte e mai dico mai, ho pensato che i miei colleghi fossero nemici, perché al di là delle varie battaglie che ho condotto in solitaria come presidente Fiaip, (vedi Enasarco, vedi agenti immobiliari bancari etc.) ho sempre ritenuto che pur con idee diverse stessimo lottando per il medesimo obiettivo. Oggi, vedendo dal di fuori quel che accade, vedo due categorie messe all’angolo, che presto saranno preda di chi avrà gli strumenti legali per fare imprese di servizi multidisciplinari”. Si è chiesto quindi: “E se domani gli agenti immobiliari tutti, si rifiutassero di collaborare con le società di mediazione creditizia che hanno voluto questa legge? Cosa ne rimarrebbe della mediazione creditizia? A cosa gli servirebbe quotarsi in Borsa senza una collaborazione strategica con gli agenti immobiliari? Quale fondo investirebbe su delle società senza nessun collegamento con il mondo immobiliare?”. E ha concluso con una nota di speranza: “Spero vivamente che Fiaip riesca in qualche modo a porre rimedio a tutto questo e, se non ce la facesse per il voto alla Camera, mi auguro possa riuscirci in seguito”.