Ing Direct. dopo la spending review gli italiani chiedono normalità

L’allentamento della tensione coinvolge in particolare la capacità degli italiani di pagare le rate del mutuo (l’IBF in questa dimensione passa da 37,5 a 40,2) e la fiducia nella capacità di accantonare i risparmi (da 41 a 43,7). Un lieve miglioramento coinvolge inoltre le spese quotidiane e le bollette, per cui l’IBF risale a quota 46 punti dopo il crollo del primo trimestre, il comfort sul reddito percepito (da 44,4 a 45,5) e gli investimenti (da 54,3 a 55,8).

Per i giovani l’Indice di Benessere tocca il minimo storico – Le minori tensioni non semre il segmento più giovane della popolazione italiana: sono proprio loro, i giovani tra i 18 e i 34 a far registrare un Indice di Benessere Finanziario in ulteriore calo nelle rilevazioni estive, toccando 44,3 punti, con una flessione di 3,5 punti nell’ultimo anno (a giugno 2011 l’IBF era a 47,7 punti). Preoccupati per l’instabilità e la precarietà del mercato del lavoro e per i salari in stallo (i dati Eurostat divulgati ad aprile 2012 parlano di un tasso di disoccupazione pari al 35,9% per i 15-24enni e di una media nazionale del 10,2%), i giovani non riescono a prendersi una pausa dalle preoccupazioni, faticano ad avere speranze verso il futuro e hanno spesso paura di non riuscire a fronteggiare le spese di tutti i giorni.

Un maggiore ottimismo, al contrario sembra farsi strada tra le donne italiane: se  dati della rilevazione primaverile sottolineavano l’acuirsi del divario nel benessere percepito tra i due generi, la rilevazione del secondo trimestre porta un riavvicinamento tra l’universo maschile e quello femminile, che  convergono attorno a un IBF di circa 45 punti. Senza stravolgere il proprio stile di vita le donne hanno trovato un equilibrio tra sacrifici e concessioni, con scelte di acquisto più oculate e tagli sulle quantità di beni e servizi acquistati. Le rinunce più comuni? Secondo i dati emersi dalla recente Indagine internazionale sul risparmio del gruppo ING le cene fuori casa e i divertimenti (80%), le spese per moda e abbigliamento (68%) e quelle per l’auto e la benzina (67%). Il 26% delle donne italiane sarebbe disposto a tagliare anche le spese per il cibo.