Tutte le organizzazioni si trovano, prima o poi, a dover affrontare una crisi. Che coinvolga aziende, partiti politici, gruppi di amici o una famiglia, poco importa: la maggior parte delle crisi presenta delle avvisaglie e dei tratti comuni e può avere conseguenze più o meno gravi. Un’ottima strategia per affrontarle al meglio e uscirne vincitori è quella di partire dall’analisi dei casi che hanno fatto storia e farne tesoro. È quello che si propone “Crisis Therapy. Saper gestire la comunicazione in tempi di crisi”, libro che riassume l’esperienza nelle campagne di relazioni e crisis management (premiate con ben nove European Excellence Award) di Andrea Polo. Guest teacher in numerosi corsi e master universitari, l’autore ha lavorato negli uffici comunicazione di importanti aziende nazionali e internazionali come Giunti editore, eBay, My Space, Immobiliare.it e oggi è responsabile delle relazioni esterne di Facile.it.
Il fulcro principale della sua analisi, scritta con un linguaggio chiaro e accessibile, è la comunicazione della crisi durante un momento di crisi, evidenziando come la comunicazione possa rappresentare un’ancora di salvezza nella tempesta o, viceversa, determinare il naufragio di una nave. “Tutto questo nell’ambito della comunicazione aziendale, personale e in contesti molto diversi; insomma, se da un lato è vero che non può piovere per sempre, dall’altro è altrettanto vero che non può esserci sempre il sole e allora meglio portare un ombrello, che non si sa mai!”, spiega Andrea Polo.
Com’è nata l’idea di scrivere questo libro?
Il libro nasce da un interesse personale per l’analisi di casi che, in un senso o nell’altro, hanno segnato momenti importanti nel mondo della comunicazione; ma trae molti spunti anche dai miei corsi in aula con le prossime generazioni di comunicatori, dalla mia esperienza professionale ormai più che ventennale e da una passione che mi accompagna da sempre, quella per la comunicazione gestita con professionalità.
A quali esigenze risponde?
‘Crisis Therapy’ nasce volutamente come un testo non dedicato ai professionisti della comunicazione o, meglio, non solo a loro. Il libro si rivolge a chiunque abbia voglia di intrattenersi con una lettura piacevole, leggera ma non superficiale, da cui trarre spunti importanti e utili per la vita lavorativa o personale. A chiunque si voglia divertire nel rileggere sotto una nuova luce casi che hanno fatto la storia della comunicazione di crisi, come quelli di Barilla o Volkswagen, e a conoscerne altri molto meno noti o analizzati, come Crocs, Germanwings, la caramella Ayds e persino i delitti di Unabomber, le puntate di Non è la Rai e Telemike, il down del Registro Elettronico Axios, gli errori di comunicazione durante la pandemia covid e molto altro.
Cosa si può imparare dall’analisi delle crisi degli altri?
Ricordo che, quando ero all’università, mi stupivo per il fatto che ci fossero studenti che sceglievano di assistere alle interrogazioni dei colleghi e altri che, al contrario, si rifiutavano categoricamente di entrare nell’aula in cui si svolgevano gli esami prima che arrivasse il loro turno. I primi potevano imparare, nel bene e nel male, dall’esperienza di chi li aveva preceduti; i secondi, invece, si sarebbero trovati all’improvviso nel bel mezzo del tornado a gestire la barca senza sapere se le manovre che avevano in mente per arrivare in porto si erano già rivelate fallimentari o di successo.
Lo stesso discorso vale per le molte crisi aziendali che ripercorro in ‘Crisis Therapy’: da ciascuna di esse si può imparare per capire cosa è bene fare e, anche, cosa è bene non fare mentre si è in mezzo al tornado.
Che tipo di consigli offre nel suo libro?
Nelle pagine di ‘Crisis Therapy’ paragono spesso la crisi a una malattia. Chiaramente ciascun individuo si augura di non ammalarsi mai, ma altrettanto chiaramente ciascun individuo, nel corso della sua vita, dovrà affrontare piccole o grandi malattie. È bene quindi avere sempre in casa un armadietto dei medicinali per affrontare raffreddori o minime infermità, ma è altrettanto importante capire quando non siamo in grado di risolvere il problema da soli e abbiamo bisogno di un professionista che, chiaramente, deve essere ben preparato. Curare un semplice raffreddore con una chemioterapia non solo non risolverebbe il problema, ma lo aggraverebbe. Idem, però, se avessimo davvero bisogno di una terapia importante e fossimo rimandati a casa con una tachipirina. Allo stesso modo è sempre bene essere preparati all’arrivo di una crisi, capire quando non siamo in grado di risolverla da soli e, in quel caso, rivolgersi ad un professionista preparato. Mai e poi mai, soprattutto, mettere la testa sotto la sabbia sperando che la crisi passi da sola perché, se anche passerà, senza il nostro intervento lascerà danni enormi e spesso irreparabili.