Emilio Panzeri, presidente Italfinance: “Prestiti alle imprese, gli incentivi ancora attivi. Le nostre iniziative per aiutare le pmi e portare giovani nella mediazione creditizia”

Le imprese manifatturiere in Italia hanno a disposizione una grande quantità di incentivi, regionali, statali e comunitari. Alcuni sono in scadenza e con ogni probabilità verranno rinnovati almeno fino a fine giugno 2022. Ed è bene non lasciarseli scappare, perché stanno consentendo a molte aziende, grandi, medie, piccole e micro, di riguadagnare terreno e di recuperare la forte perdita di fatturato legata all’inizio della pandemia. Ciò è dovuto al fatto che un investimento di un milione può arrivare a costare solo 400.000 euro. E le agevolazioni sono ancora più ampie al Sud, dove gli incentivi per il credito di imposta coprono la quasi totalità della spesa. Purtroppo lo stesso non si può dire per altri settori, come quello commerciale e quelli legati all’accoglienza e alla ristorazione”. A riassumere la situazione del mercato del credito alle imprese è Emilio Panzeri, presidente di Italfinance Group, società attiva in Italia da 35 anni con un core business legato al leasing e ai finanziamenti. L’azienda ha negli anni evoluto la sua attività, abbracciando la mediazione creditizia e la consulenza finanziaria per il settore corporate, supportando le aziende a 360 gradi con 12 divisioni operative. Nulla viene lasciato al caso e Panzeri, classe 1953, con la sua profonda conoscenza del mercato segue personalmente i suoi clienti nelle scelte legate al credito e agli investimenti. Nella sua classifica delle caratteristiche necessarie a un buon consulente al primo posto viene la preparazione, che deve essere accompagnata dall’onestà e dall’impegno. Solo così si possono raggiungere grandi risultati per sé ma soprattutto per le aziende di ogni dimensione. Italfinance annovera infatti tra i suoi clienti aziende importanti ma anche numerosissime pmi che formano il tessuto imprenditoriale italiano e nei prossimi due anni si troveranno ad avere sempre più bisogno di consulenza, tra la chiusura degli sportelli bancari sul territorio e l’automatizzazione della valutazione del merito creditizio.

Quali sono gli incentivi attualmente a disposizione delle imprese italiane per accedere al credito?
Dall’inizio della pandemia gli incentivi regionali, statali ed europei sono cresciuti a dismisura per le imprese manifatturiere. Mentre sono pochi, se non irrisori, quelli a disposizione del settore commerciale, della ristorazione e degli hotel. Gli strumenti più utilizzati sono la “Nuova Sabatini”, messa a disposizione dal Mise per gli investimenti destinati all’acquisto di macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali a uso produttivo,  tecnologie digitali, e il “credito di imposta”. Il primo consente un risparmio del 10%; il secondo, uno sgravio fiscale fino a 50% sul credito di imposta, che può arrivare quasi al 100% al Sud.
Non solo, da marzo 2020 le autorità hanno fatto in modo che enti governativi, come Sace e Mcc, garantissero i finanziamenti. Le società italiane hanno così ottenuto notevoli aiuti dal sistema: basti pensare che solo Mcc nel 2020 ha garantito 1,56 milioni di domande, contro le 150-160.000 del decennio 2010-2020. Questo ha aiutato la ripresa, soprattutto per industrie metalmeccaniche, che hanno limitato al 9% la perdita di fatturato dall’inizio della pandemia e recuperato 600.000 degli 1,2 milioni di posti di lavoro persi. E per la prima volta stanno utilizzando tre turni di lavoro. Ovviamente, per ottenere garanzie e credito, le aziende devono essere sane e avere un business plan, cosa che spesso ancora manca.

Quali sono le difficoltà maggiori per le imprese, soprattutto le pmi, e com’è cambiato il tessuto imprenditoriale negli ultimi 40 anni?
Con il tempo le imprese hanno capito che per i loro investimenti è meglio indebitarsi  a medio termine, da 36 mesi in su, in modo da evitare di essere alla mercé di qualsiasi evento imprevisto. Le grandi aziende hanno inoltre investito per inserire nel proprio organico personale dedicato alla predisposizione dei documenti necessari per allinearsi alle severe regole previste dall’Eba (l’Autorità bancaria europea, ndr) per l’accesso al credito. Lo stesso non può dirsi per le piccole imprese, che nella maggior parte dei casi non sono ancora pronte per colloquiare con il sistema bancario, nonché fiscale e amministrativo.

Come sta evolvendo il mondo del credito?
Questi sono gli anni delle fusioni bancarie. Delle tante banche cui eravamo abituati resteranno in vita solo 4-5 grossi gruppi. Dei circa Trentamila sportelli di alcuni anni fa molti spariranno per far spazio alla finanza tecnologica, la fintech, con la quale è possibile erogare milioni di euro in pochi giorni. L’imprenditore piano piano non potrà più far riferimento al direttore di banca, che ha rappresentato fino ad oggi il suo interlocutore principale. Dovrà dialogare con un sistema digitale che tiene in considerazione solo i numeri, primi fra tutti quelli del bilancio. Per restare sul mercato dovrà quindi attrezzarsi per rispettare i parametri e paletti stabiliti dall’Eba. Sarà questa l’esigenza principale delle imprese per il prossimo triennio.

Le imprese sono pronte? Come vi state attrezzando per aiutare le pmi e le microimprese che saranno in difficoltà?
Molte imprese italiane purtroppo non sono pronte a presentarsi al sistema economico finanziario. Spesso e volentieri, soprattutto le pmi non sono in grado di interloquire con gli istituti di credito nel migliore dei modi, basterebbe che si presentassero con:  gli ultimi 3 bilanci, la storia degli azionisti, quella della nascita della società, un business plan almeno triennale. Per aiutare le piccole e micro imprese a presentarsi nel migliore dei modi, a breve Italfinance aprirà una società di consulenza aziendale. L’obiettivo è quello di mettere a loro disposizione quattro tipi di abbonamento pluriennale, a costi moderati e con la possibilità di rescindere il contratto prima del termine e senza penali. Ho un solo rammarico, che a volte mi tiene sveglio la notte.

Quale?
A fronte di una domanda crescente di credito da parte delle imprese, che spesso fatica a trovare risposta da parte del personale bancario, non ci sono nel settore corporate della mediazione creditizia nuovi ingressi che potrebbero aiutare le aziende a ottenerlo. Non c’è ricambio generazionale. Non che manchi la volontà, intendiamoci. Abbiamo piuttosto un problema di preparazione. Per il corporate servono competenze di alto profilo e un background bancario. Per questo nel nostro comparto il turn over è pari a zero e gli unici ingressi avvengono quandoi bancari, stanchi della quotidianità del loro lavoro, abbandonano la banca per entrare nella mediazione creditizia.

Immagino che abbia già in mente una nuova strada per portare giovani nel settore…
In effetti continuo a sperare e a impegnarmi perché ciò avvenga. Proprio oggi a Milano arriveranno da varie regioni italiane alcuni giovani che parteciperanno a un progetto sperimentale avviato con l’Università del Molise. Si tratta di un’iniziativa nata da poco: denominata “110 laude”. È uno spin off dell’ateneo, che coinvolgerà i migliori neolaureati in materie economico-finanziarie per avviarli alla mediazione creditizia.