Istituzione di una formazione adeguata, e creazione di un organo di autoregolamentazione che collabori attivamente con le autorità antiriciclaggio, al fine di diramare linee guida comportamentali conformi alla norma, nonché di fungere da soggetto di raccordo tra operatori obbligati e istituzioni poste a presidio. Rafforzamento dei poteri di collaborazione dell’Organismo che detiene il registro dei compro oro con le autorità di vigilanza e controllo. Sono le proposte che il presidente dell’Associazione nazionale tutela il comparto oro (Antico), Nunzio Ragno, ha presentato lo scorso 27 ottobre ai rappresentanti del Consiglio europeo nell’ambito della sessione di interviste sullo stato attuale di attuazione della IV Direttiva Aml 2015/849 (quarta direttiva antiriciclaggio). “La sessione di interviste indette dal Consiglio europeo ha rappresentato un’importante occasione di confronto e di approfondimento sul grado di valutazione e sulla gestione dei rischi di riciclaggio che impattano sui soggetti appartenenti al settore dell’oro e degli oggetti preziosi, ai sensi delle disposizioni comunitarie in materia Aml, nonché delle disposizioni nazionali contenute nei decreti legislativi 231/2007 e 92/2017”, racconta Nunzio Ragno.
Di cosa si è parlato?
Sono stato chiamato in rappresentanza di Antico e della categoria del settore orafo, sia per il comparto ‘cash for gold’ (compro oro e gioiellieri) che per il comparto ‘gold for investment’, che comprende i soggetti dediti alla compravendita di oro per investimento. Anche se siamo ormai alla quinta direttiva e ci avviamo verso la sesta, il Consiglio europeo ha convocato le diverse categorie di soggetti coinvolti nell’antiriciclaggio per avere riscontri sul modo in cui le disposizioni sono state recepite dai soggetti obbligati nei vari Stati membri. Il colloquio si è concentrato sugli articoli legati all’esecuzione dell’antiriciclaggio, a partire dall’identificazione del cliente, dall’adeguata verifica, dall’approccio basato sul rischio. Su questo aspetto abbiamo segnalato una lacuna importante per il nostro settore.
Quale?
L’assenza di un organo di autoregolamentazione specifico che si interfacci meglio con le autorità di vigilanza per il contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Le faccio un esempio: la categoria dei commercialisti ha un consiglio nazionale che funge da organo di autoregolamentazione e da presidio antiriciclaggio, rapportandosi con le istituzioni e mettendo a disposizione dei propri iscritti una piattaforma sulla quale interloquire con i presidi antiriciclaggio delle autorità. Nel dettaglio, se un commercialista rileva un fondato rischio di riciclaggio o di finanziamento al terrorismo, piuttosto che fare una segnalazione (s.o.s.) diretta all’Uif (Unità di informazione finanziaria), può effettuarla tramite la piattaforma del proprio consiglio nazionale, che offre in questo modo assistenza ai propri iscritti seguendo delle linee guida condivise con le autorità e una propria policy antiriciclaggio. Tutto questo non è previsto per la nostra categoria.
Cosa è previsto per gli operatori del comparto oro?
Il decreto 92/2017 ha stabilito per gli operatori oco (operatori compro oro) un’applicazione semplificata della normativa antiriciclaggio, che prevede la sola identificazione del cliente ai sensi della lettera a del comma 1 degli articoli 18 e 19 del decreto 231/2007; questo attraverso la compilazione di una scheda recante informazioni sul cliente e sui dati dell’operazione commerciale che sia corredata da due foto degli oggetti preziosi e una copia del documento di riconoscimento dello stesso cliente. Gli operatori opo (operatori professionali in oro), e cioè i soggetti più strutturati che trattano oro da investimento o materiale d’oro, come i produttori, sono tenuti, invece, a rispettare la normativa in modo più stringente e analitico, al pari dei commercialisti, come altri soggetti obbligati, e di tutte le categorie degli operatori non finanziari riconducibili al decreto 231/07. Quindi, oltre all’identificazione del cliente, devono eseguire quella sul titolare effettivo, acquisire informazioni sullo scopo e natura del rapporto ed effettuare un controllo costante nel tempo; il tutto attraverso un approccio basato sul rischio (risk based approach).
Avete segnalato al Consiglio europeo anche la necessità di una formazione più stringente. Come mai?
Erroneamente si ritiene spesso che l’antiriciclaggio si riduca alla mera compilazione di moduli, che torneranno utili in caso di controlli futuri. La legge antiriciclaggio è invece un istituto normativo che va analizzato, studiato e assimilato, perché prevede, per certi aspetti, che il soggetto obbligato si sostituisca all’inquirente. E quindi sia in grado di fare delle analisi approfondite sulle transazioni, così come sui clienti e, all’occorrenza, segnalare alle autorità l’esistenza di estremi di rischio. Questo è possibile soltanto se gli operatori in oro hanno un approccio disciplinato alla normativa e sono capaci di osservarne tutti i dettami. Per farlo serve conoscenza, che attualmente diffondono solo soggetti o associazioni libere, come la nostra, attraverso corsi di formazione periodica sia per le società dedite alla compravendita dei preziosi usati che per quelle dedite al commercio dell’oro da investimento.
Avete richiamato l’attenzione anche su altri aspetti?
Sarebbe molto utile dare all’Organismo agenti e mediatori (Oam), che detiene il registro degli operatori compro oro, la possibilità di formare anche questa categoria di iscritti, nonché di esercitare una forma di vigilanza sugli stessi dopo averli adeguatamente formati, così come avviene già per le altre due categorie, e cioè agenti in attività finanziaria e mediatori creditizi. Da ultimo abbiamo lamentato, vista l’introduzione di una normativa specifica per gli operatori compro oro, una limitazione all’uso del contante contenuta in 500 euro, contrariamente a tutte le altre categorie economiche per le quali attualmente la soglia arriva a 2.000 euro e scenderà a 1.000 da gennaio 2022, che denota una palese violazione del principio di eguaglianza previsto dalla nostra Carta Costituzionale.