Il consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo ha approvato il resoconto intermedio consolidato al 30 settembre 2016. Il gruppo nel terzo trimestre del 2016 ha confermato la solidità del conto economico, con un risultato della gestione operativa in significativo aumento rispetto al terzo trimestre 2015 a fronte della flessione stagionale rispetto al secondo trimestre dell’anno, e dello stato patrimoniale, con un ulteriore calo del flusso e dello stock di crediti deteriorati:
● utile netto a 628 milioni di euro nel terzo trimestre 2016, rispetto ai 901 milioni del secondo trimestre 2016 e ai 722 milioni del terzo trimestre 2015; escludendo i contributi al fondo di risoluzione (con l’intero contributo ordinario per il 2016 spesato nel primo semestre) e al fondo di garanzia dei depositi (con il contributo ordinario stimato per l’intero 2016 spesato nei primi nove mesi), l’utile netto del terzo trimestre 2016 è risultato pari a 697 milioni di euro rispetto a 912 milioni del secondo trimestre 2016 e ai 724 milioni del terzo trimestre 2015. Nei primi nove mesi del 2016, l’utile netto è stato pari a 2.335 milioni, rispetto ai 2.726 milioni dei nove mesi 2015, che avevano beneficiato di un andamento particolarmente favorevole dei mercati finanziari nel primo semestre dell’anno; escludendo i contributi ai fondi di risoluzione e di garanzia dei depositi, l’utile netto dei nove mesi 2016 è risultato pari a 2.517 milioni di euro rispetto a 2.830 milioni dei nove mesi 2015. L’utile netto dei primi nove mesi del 2016 raggiunge i 3,2 miliardi, e quindi è già superiore ai 3 miliardi di euro di dividendi indicati per l’esercizio 2016, se si considera anche la plusvalenza netta di circa 895 milioni derivante dalla cessione di Setefi e Intesa Sanpaolo Card firmata nel secondo trimestre 2016 e da contabilizzare nel quarto trimestre;
● risultato della gestione operativa a 1.919 milioni di euro nel terzo trimestre 2016, in crescita del 9% rispetto al terzo trimestre 2015, escludendo da entrambi i trimestri i contributi ai fondi di risoluzione e di garanzia dei depositi e dal terzo trimestre 2015 l’apporto positivo inerente una vertenza;
● proventi operativi netti a 4.036 milioni di euro nel terzo trimestre 2016, in aumento del 6% rispetto al terzo trimestre 2015, escludendo da entrambi i trimestri i contributi ai fondi di risoluzione e di garanzia dei depositi e dal terzo trimestre 2015 l’apporto positivo inerente una vertenza;
● commissioni a 1.745 milioni di euro nel terzo trimestre 2016, in linea con il terzo trimestre 2015 dopo il calo registrato su base annua nel primo e nel secondo trimestre 2016 (rispettivamente pari al 5,6% e al 4,8%), in corrispondenza della ripresa del risparmio gestito. La raccolta netta gestita è stata di circa 4,3 miliardi di euro nel terzo trimestre del 2016, rispetto ai 3 miliardi del secondo trimestre e al miliardo del primo trimestre (in confronto a una raccolta netta nel 2015 pari a circa 4 miliardi nel terzo trimestre, 7 miliardi nel secondo trimestre e 14 miliardi nel primo trimestre), pur permanendo un’elevata propensione per la liquidità da parte dei risparmiatori in un contesto di graduale stabilizzazione dei mercati finanziari dopo l’elevata volatilità della prima parte dell’anno;
● elevata efficienza, con un cost/income al 49,9% nei primi nove mesi del 2016, al 49,5% se si escludono i contributi ai fondi di risoluzione e di garanzia dei depositi e i proventi dalla cessione di VISA Europe, tra i migliori nell’ambito delle maggiori banche europee;
● controllo degli oneri operativi, pari a 6.318 milioni di euro nel primi nove mesi del 2016, in marginale aumento (+1%) rispetto ai nove mesi 2015 a seguito di un aumento del 3% delle spese del personale, dovuto agli incentivi per supportare la crescita, e di una diminuzione del 4% delle spese amministrative;
● utile ante imposte a 941 milioni di euro nel terzo trimestre 2016, in confronto a 1.360 milioni del secondo trimestre 2016 e a 1.078 milioni del terzo trimestre 2015; escludendo i contributi ai fondi di risoluzione e di garanzia dei depositi, il risultato è pari rispettivamente a 1.044 milioni, 1.377 milioni e 1.080 milioni e riflette rettifiche su crediti nel terzo trimestre 2016 per 917 milioni, in linea con quelle conservative del precedente trimestre (923 milioni) e in confronto ai 769 milioni del terzo trimestre 2015, pur in un contesto di miglioramento del trend del credito;
● accelerazione del miglioramento nel trend del credito, a seguito dell’efficacia della gestione proattiva del credito in un contesto economico in miglioramento:
– flusso lordo di nuovi crediti deteriorati provenienti da crediti in bonis in significativa riduzione nel terzo trimestre 2016 e che registra il valore trimestrale più basso dalla costituzione di Intesa Sanpaolo: a 1,3 miliardi di euro nel terzo trimestre 2016, in diminuzione dell’ 8% rispetto a 1,4 miliardi del secondo trimestre 2016, che porta il dato dei primi nove mesi 2016 a 4,3 miliardi di euro, il valore dei nove mesi più basso dalla costituzione di Intesa Sanpaolo e in contrazione del 36% rispetto ai 6,7 miliardi dei primi nove mesi 2015,
– flusso netto di nuovi crediti deteriorati provenienti da crediti in bonis in forte calo nel terzo trimestre e che registra il valore trimestrale più basso dalla costituzione di Intesa Sanpaolo: a 0,2 miliardi di euro nel terzo trimestre 2016, in diminuzione dell’ 82% rispetto a 0,9 miliardi del secondo trimestre 2016, che porta il dato dei primi nove mesi 2016 a 2,2 miliardi di euro, il valore dei nove mesi più basso dalla costituzione di Intesa Sanpaolo e in contrazione del 52% rispetto ai 4,6 miliardi dei nove mesi 2015,
– scende lo stock di crediti deteriorati: del 4% rispetto a giugno 2016 e del 6% rispetto a dicembre 2015 al netto delle rettifiche di valore, del 3% rispetto a giugno 2016 e del 5% rispetto a dicembre 2015 al lordo delle rettifiche di valore,
– in particolare, riduzione dello stock di inadempienze probabili: del 7% rispetto a giugno 2016 e del 9% rispetto a dicembre 2015 al netto delle rettifiche di valore, rispettivamente del 5% e dell’ 8% al lordo delle rettifiche di valore,
– riduzione dello stock di sofferenze: dell’ 1% rispetto a giugno 2016 e del 3% rispetto a dicembre 2015 al lordo delle rettifiche di valore;
● elevati livelli di copertura dei crediti deteriorati:
– livello di copertura specifica dei crediti deteriorati al 48% a fine settembre 2016, rispetto al 47,6% di fine 2015 (media dei concorrenti italiani: 43% nel secondo trimestre 2016), con una copertura specifica della componente costituita dalle sofferenze al 60,5% a fine settembre 2016 (61,8% a fine 2015),
– livello di copertura complessiva dei crediti deteriorati, considerando le garanzie reali, pari al 147% a fine settembre 2016 (139% a fine 2015) e al 155% considerando anche le garanzie personali (146% a fine 2015), con una copertura complessiva della componente costituita dalle sofferenze pari al 148% (140% a fine 2015) e al 155% considerando anche le garanzie personali (147% a fine 2015),
– robusto buffer di riserva sui crediti in bonis, pari allo 0,6% a fine settembre 2016 (0,7% a fine 2015);
● supporto all’economia reale: circa 40 miliardi di euro di nuovo credito a medio-lungo termine nei primi nove mesi del 2016, con circa 34 miliardi in Italia, in crescita del 17% rispetto ai nove mesi 2015, di cui circa 29 miliardi erogati a famiglie e piccole e medie imprese, in aumento del 25% rispetto ai nove mesi 2015; oltre 17.000 aziende italiane riportate in bonis da posizioni di credito deteriorato nei primi nove mesi del 2016 e oltre 45.000 dal 2014;
● patrimonializzazione molto solida, con coefficienti patrimoniali su livelli largamente superiori ai requisiti normativi, anche nello scenario avverso dello stress test. Al 30 settembre 2016, tenendo conto di circa 2.250 milioni di euro di dividendi maturati nei nove mesi (posti pari all’utile netto dei nove mesi diminuito del rateo cedole maturato sulle emissioni di Additional Tier 1), il Common Equity ratio pro-forma a regime è risultato pari al 13%(6)(7), livello top tra le maggiori banche europee, e il Common Equity ratio secondo i criteri transitori in vigore per il 2016 al 12,8% (7). Nello scenario avverso dello stress test al 2018, il Common Equity ratio è risultato pari al 10,2%;
● elevata liquidità e forte capacità di funding: attività liquide per 127 miliardi di euro ed elevata liquidità prontamente disponibile per 76 miliardi, a fine settembre 2016; rispettati già oggi i requisiti di liquidità Liquidity Coverage Ratio e Net Stable Funding Ratio di Basilea 3, in largo anticipo sulla data prevista per l’entrata in vigore a regime (2018); operazioni di finanziamento con BCE per ottimizzare il costo del funding e supportare gli investimenti delle aziende clienti pari mediamente nel terzo trimestre del 2016 a 36,4 miliardi di euro (27,6 miliardi mediamente nel primo trimestre 2016, 27,7 miliardi mediamente nel secondo trimestre 2016 e 23,2 miliardi mediamente nel 2015), costituite interamente dall’operazione TLTRO con scadenza quadriennale (a fine settembre 2016 il Gruppo ha partecipato alla seconda operazione TLTRO II per un ammontare pari a circa 5 miliardi di euro, dopo avere partecipato a fine giugno 2016 alla prima operazione TLTRO II per circa 36 miliardi a fronte del rimborso integrale del finanziamento TLTRO I in essere per 27,6 miliardi di euro).