Nel 2022 l’accreditamento netto delle società finanziarie è peggiorato di 3,9 miliardi, portandosi a 55,5 miliardi di euro. Lo ha reso noto oggi l’Istat, che ha diffuso i dati relativi ai Conti nazionali per settore istituzionale.
Il settore delle società finanziarie include banche, altri intermediari finanziari e creditizi (leasing, factoring, credito al consumo, ecc.), imprese di assicurazione e ausiliari dell’intermediazione finanziaria, quali società di gestione dei fondi comuni, agenti di assicurazione, broker, etc.
Secondo il report, nel 2022 il valore aggiunto del settore delle società finanziarie ha registrato un aumento del 3,4%, dopo la flessione del 5,4% dell’anno precedente. Nonostante l’incremento delle imposte sulla produzione (+26,7% rispetto al 2021), la lieve riduzione dei redditi da lavoro dipendente pagati (-0,6%) ha determinato una crescita del risultato lordo di gestione (+4,8%). “Il reddito primario ha mostrato una dinamica fortemente positiva (+13,4% rispetto all’anno precedente), dovuta principalmente all’andamento dei redditi da capitale, il cui saldo netto è aumentato di 6,7 miliardi di euro rispetto al 2021 (+21,4%)”, si legge nel report.
In dettaglio, la diminuzione dei redditi netti derivanti dagli investimenti diretti all’estero (-0,9 miliardi di euro rispetto all’anno precedente) è stata più che compensata dall’andamento positivo degli interessi netti (+7,3 miliardi) e degli altri redditi da investimenti netti (+0,8 miliardi).
Il risparmio del settore è aumentato di 3 miliardi di euro (+5,5%) rispetto al 2021.
Le società finanziarie hanno ricevuto dalle Amministrazioni Pubbliche 5,8 miliardi di euro (erano stati 11,7 nel 2021) a titolo di garanzia sui prestiti concessi alle piccole e medie imprese, come rimborsi dei crediti fiscali maturati per il pagamento anticipato di imposte e copertura di perdite in conto capitale di alcune banche residenti.
Gli investimenti delle imprese finanziarie sono aumentati di 1,3 miliardi di euro rispetto all’anno precedente (+17,2%).